Gira uno strano virus in questi giorni, credevo fosse stato debellato ma si ripropone ciclicamente stavolta sul personaggio Buffon con la partecipazione in qualità di comparsa di Icardi.
Con Buffon ci sono diversi conti in sospeso che mi hanno sempre fatto ritenere che nonostante l’immenso bagaglio tecnico e le straordinarie doti tecniche e fisiche del personaggio ci fossero dei difetti che lo ponessero ampiamente al di sotto del personaggio rappresentativo dell’Italia calcistica e modello per tanti giovani calciatori.
Ma in questa situazione Buffon non è solo, anche Icardi, da capitano, ha la brillante idea di porsi in maniera critica verso la propria squadra affermando che su 4 palle gol arrivate nel totale delle partite disputate tre le ha trasformate in gol.
Che capitani coraggiosi, che uomini esemplari!
Torniamo al nostro Buffon nazionale al quale non posso perdonare l’infelice uscita, all’indomani dello scudetto sfilato al Milan, riferita al gol fantasma annullato a Muntari.
In quel frangente Gigi non può non sapere che il pallone è entrato, la cronaca sportiva parla di un errore madornale ed inquadra impietosamente il corpo del portiere proteso a cacciar via un pallone ampiamente entrato.
Io posso, nella mia ingenuità e ammirazione per “l’eroe” di Berlino, credere che in quel momento abbia perso la cognizione spazio temporale e che il furore agonistico abbia offuscato la sua mente, ma non potrò mai perdonare le parole ribadite in tutta lucidità nei giorni seguenti con le quali legittimava l’errore dell’arbitro e aggiungeva la frase per me inconcepibile: ”Anche se mi fossi accorto che la palla era entrata non lo avrei detto”, da quel momento per me il portierone è finito.
Si arriva al fatidico mondiale carioca, una nazionale di livello scarso osannata al debutto contro l’Inghilterra mentre nella mia mente era chiaro che quella squadra non sarebbe andata oltre una prestazione occasionale. Al primo crollo e all’eliminazione il prode e fiero capitano non perde tempo a screditare Balotelli, cui madre natura ha offerto doti fisiche e tecniche fuori dal comune che lui ha sperperato noncurante di tutto.
Ebbene, ci vuole un processo alla luce del sole per sparare sulla croce rossa?
Un capitano e un gruppo non dovrebbero far quadrato intorno ai suoi uomini e risolvere ogni cosa all’interno del proprio spogliatoio, non mostrando all’esterno le fragilità e le fratture emerse? Non è troppo semplice cavalcare l’onda dello sdegno popolare, focalizzando l’attenzione sugli elementi facilmente attaccabili e in tal modo sviando l’attenzione verso i propri comportamenti?
Arriviamo alle dichiarazioni del post partita contro il Sassuolo, di nuovo si parla di prestazione indegna, di giocatori che devono essere consapevoli della maglia che portano e il finto moralizzatore ricade negli stessi errori.
Questo virus ha colpito anche l’ancora inesperto capitano dell’Inter, attento più alle vicende gossip extra calcistiche che alle dinamiche della propria squadra.
L’infelice espressione che ho riportato all’inizio dell’articolo costituisce anch’essa il prototipo di quello che un capitano non deve essere.
Il capitano trascina, dà l’esempio, si assume le responsabilità in campo, non perde tempo a sbandierare come le cose dovrebbero andare ma tiene in gran segreto le chiavi della compattezza e credibilità di un gruppo, non usa il corpo di altri per pararsi dai colpi che arrivano ma istruisce i suoi su come schivare i colpi cercando coperture adeguate.
Personalmente non ho mai avuto una grande simpatia per Buffon, per l’enfasi che pone in certi momenti (ad.esempio cantare inno nazionale con una commozione fuori luogo da patriota del Risorgimento) alle varie uscite politiche.
Dopo il gol di Muntari la mia considerazione dello sportivo, oltre che dell’uomo, è crollata miseramente.