Un Team Europe generoso, duro, essenziale, arriva a 173 secondi dal battere il Canada e conquistarsi gara 3, ma i soliti due fulmini dei Bruins, Bergeron e Marchand, ribaltano tutto in 130″ e regalano alla nazionale di casa la World Cup nel delirio dei tifosi di Toronto. Questa, in estrema sintesi, la notte di gara 2, ultima partita di una World Cup che ha offerto diversi momenti palpitanti e molti lampi di hockey stellare, alla faccia di chi alla vigilia la definiva solo un’esibizione con in palio ricchi premi e cotillons.
Gara 2 non ha avuto davvero nulla di un’esibizione. È stata una partita dura, a tratti rissosa, con il Team Europe che in alcuni momenti ha perfino accettato di beccarsi qualche fischio dal pubblico per il suo atteggiamento prudente e rinunciatario, attento quasi esclusivamente alla difesa di quel preziosissimo gol di vantaggio. Il risultato contava eccome, quindi, altro che esibizione. Per 57 minuti su 60 al Team Europe è riuscita la partita perfetta da fare contro il Canada, quella che aveva provato a fare anche la Russia in semifinale. Ma quei 2’53” mancanti all’appello hanno fatto la differenza, tutta la differenza che passa tra un’ottima squadra e un gruppo di campioni.
Dopo un avvio equilibrato, la partita cambia improvvisamente a 6’26”, quando Zdeno Chara si fa perdonare la sciocchezza costata il 2-0 in gara 1 infilando un tiro preciso dalla media distanza sotto il braccio sinistro di Price. La squadra europea retrocede subito il baricentro della propria azione: sa che difficilmente potrà segnare un altro gol alla corazzata canadese, quindi piazza l’autobus davanti alla porta, per citare Mourinho. Il Canada lo capisce e commette l’errore di innervosirsi: forse pensava a una goleada, all’ennesimo tiro al piccione dei suoi cannonieri, e invece si trova invischiato in una lotta di gomiti e bastonate che non è mentalmente preparato ad affrontare.
Il primo periodo si chiude con una rissa sedata a fatica dagli arbitri, segno che i giocatori ci tengono davvero e che le vecchie ruggini personali nate in NHL non sono affatto rimaste chiuse negli armadietti. L’inizio del secondo periodo è tutto di marca canadese, ma dopo un palo clamoroso colto da Tavares a porta spalancata i giocatori di casa calano nuovamente. Il Team Europe mette per la prima volta con continuità la testa fuori dal proprio terzo difensivo, costruisce delle buone azioni, spreca perfino un paio di contropiedi in superiorità numerica. Il tempo si chiude con un tiro a colpo sicuro di Stamkos, a 1″ dalla sirena, clamorosamente “ciccato”, per la disperazione del pubblico che inizia a vedere come “maledetta” quella partita.
La prima metà del terzo periodo è equilibrata, poi arriva, prevedibile, lo sforzo finale del Canada, che davanti ai propri tifosi non ci sta a perdere senza aver prima dato il 101%. Il pressing canadese diventa asfissiante e altissimo, con i giocatori europei che faticano perfino a trovare i break necessari ai cambi di linee. Una partita di grandissimo sacrificio, quella del Team Europe, ma il fortino resiste e sembra davvero profilarsi all’orizzonte l’impresa. La svolta arriva a 16’25”, quando il capitano del Team Europe, Kopitar, commette un fallo sciocco, dettato certamente dalla fatica. Il power play è un regalo che il Canada non può mancare, e Bergeron infila l’1-1 a 2’53” dal termine. Gli europei sembrano incassare bene il colpo, e Doughty, a 1’50” dalla fine, regala loro un insperato quanto preziosissimo power play. Marian Hossa, leggendario veterano dei Chicago Blackhawks, gela l’Air Canada Centre, cogliendo prima il palo con una sassata violentissima dalla media distanza e subito dopo costringendo Price a una parata sensazionale per impedirgli una deviazione sotto porta. Venticinque secondi dopo, pur essendo ancora in inferiorità numerica, il Canada segna il gol della vittoria, con Brad Marchand sontuosamente imbeccato da Jonathan Toews. Mancano 43″ alla sirena, e stavolta per Team Europe è davvero finita.