Uno sguardo alle livree attuali (e non solo) delle monoposto di F1, tra conferme e variazioni che, nel corso della storia, hanno riguardato anche la Ferrari.

Ricordo perfettamente quando, da bambino, il primo Gran Premio era l’occasione per scoprire le nuove livree seguendo le dirette tv in chiaro. Lontanissimi gli attuali social, che oltre a far correre le notizie su smartphone, sono diventati strumento di indizi ed annunci. L’intuizione di come distinguere le monoposto risale all’inizio del ‘900 quando per la Coppa “Gordon Bennet” venne stilato il primo regolamento che definiva i colori delle scuderie secondo la nazione di provenienza, ad esempio l’azzurro con numero bianco per la Francia, il bianco con numero rosso per la Germania, il verde col numero bianco per la Gran Bretagna, il rosso con numero bianco per l’Italia. Questa regola iniziò ad essere trascurata negli anni ’60 con l’avvento degli sponsor, fino a scomparire del tutto. Oggi può addirittura succedere che un team decida di cambiare, o meglio aggiornare, la livrea nel corso della stessa stagione, come avvenne alla Manor nel complicatissimo 2015 quando, tenuta in vita anche grazie ai premi economici maturati da Jules Bianchi, affrontò il campionato con la monoposto della stagione precedente, rossa e bianca, salvo poi colorare le pance di blu con l’arrivo di un nuovo sponsor. In questa stagione la Williams ha aggiunto del rosso sulla pance evidenziando il suo title-sponsor, la Haas dopo l’interruzione del rapporto con Rich Energy ha abbandonato la colorazione nero-oro, tornando ai suoi colori tradizionali (nero-bianco-rosso). L’Alfa Romeo conferma il rosso (prevalentemente sul cofano) ed il bianco, la Racing Point è una “pantera rosa” richiamando il suo sponsor attivo nei sistemi di trattamento dell’acqua, per una colorazione accattivante che potremmo non rivedere nel 2021 con l’avvento di Aston Martin. Elegantissima la prima Alpha Tauri che segna un distacco con l’ex Toro Rosso, la Renault ha scelto il tradizionale giallo/nero, la McLaren segue lo storico orange papaya,
idem la RedBull che conferma i colori del marchio. La Mercedes ha una storia particolare, perché le sue monoposto sono soprannominate “Frecce d’Argento” da quando l’originario colore bianco attribuitogli dal codice sportivo, venne letteralmente raschiato per alleggerire la vettura dal peso della vernice, scoprendo l’argento che ricopriva il telaio. La casa di Stoccarda, nello scorso Gran Premio di Germania (luglio 2019) in occasione della gara n.200 della sua storia, ha presentato una livrea celebrativa dove al consueto grigio, nella parte anteriore, è stato abbinato il bianco “grattato” ai suoi lati, rievocando i fatti descritti. C’è da dire che prima del ritorno in F1 avvenuto nel 2010 con l’acquisto della Brawn Gp, il grigio ha caratterizzato a lungo la McLaren (1996-2014), cui la Mercedes forniva la motorizzazione, con la scuderia di Woking che tra il 2007 ed il 2013 ha perfino abbinato il rosso, per la sponsorizzazione di una nota compagnia telefonica. E la Ferrari? Il rosso è tradizionalmente il suo colore, unito nel corso degli anni da contrasti bianchi o neri secondo il logo dello sponsor. Nel Gran Premio d’Italia del 2001, le rosse scesero in pista col muso completamente nero, in lutto dopo l’attentato alle Torri Gemelle, ma questa non è l’unica eccezione. Nel 1961 in Belgio, Olivier Gendebien gareggiò su una Ferrari (la quarta monoposto del team in gara) verniciata di giallo, su volontà dell’importatore aziendale del Belgio per una promozione pubblicitaria. Nel 1964 la F158 vinse il campionato disputando i Gran Premi degli Stati Uniti e del Messico con l’inedita colorazione bianca e blu, come protesta per la mancata autorizzazione della 250LM a correre nella categoria Gran Turismo, decidendo di gareggiare appunto con i colori della North American Racing Team (N.A.R.T.). Oggi il rosso della SF100 mostra una finitura non lucida ma opaca per alleggerire ogni grammo possibile, a dimostrazione di quanto sia diventata estrema la competizione.

