Oggi i volanti delle monoposto di Formula 1 sono dei veri e propri computer di bordo, perché oltre alla loro funzione direzionale aiutano il pilota a regolare in tempo reale molte funzioni della macchina, insieme alle circostanze nel momento di utilizzo. Scopriamone evoluzione e curiosità.

Pensiamo per un attimo agli attuali volanti delle nostre automobili di serie, accessoriati di pulsanti capaci di aumentare il volume di una canzone e cambiarne la traccia, oppure quei manettini che servono a leggere sul display dei cruscotti l’orario, la data, il consumo istantaneo e medio, l’autonomia secondo la benzina in serbatoio.
Aggiungiamo a questo la tecnologia dei nostri più comuni dispositivi, quale un smartphone o un tablet.
Adesso moltiplichiamo per dieci.
Il risultato resta non avvicinabile al volante di una Formula 1, elemento della monoposto che progressivamente, negli ultimi decenni, ha sempre anticipato quelle soluzioni poi introdotte nelle auto sportive come in quelle utilitarie, avente la funzione di un vero e proprio computer in grado di comunicare istantaneamente al pilota tutte le informazioni possibili e immaginabili.
Partiamo dal fatto che la sola direzionalità verso destra o sinistra è pura preistoria.
A proposito di evoluzione della specie, alla fine degli anni ’80, il primissimo aggiornamento riguardò l’installazione di pulsanti che consentivano di attivare la radio e chiedere maggior potenza al propulsore.
È negli anni ’90 che venne compiuta la rivoluzione, quando il cambio divenne automatico e parallelamente alla tecnologia di quelle monoposto, si adeguarono i volanti con diversi pulsanti, la cui forma diventò allungata e meno circolare.
Nel nuovo millennio per il pilota, divenne possibile agire direttamente sui bilanciamenti della sua stessa vettura, e dal 2010 in poi il cruscotto venne integrato al volante e fornito di informazioni ancora più dettagliate, curandone anche l’impugnatura, personalizzata per il pilota.
Oggi sono tantissimi i pulsanti, come quello che attiva il limitatore di velocità quando si è in pit-lane (corsia di entrata e uscita box), importante la funzione della radio per le comunicazioni con la squadra, c’è spazio per la borraccia, tantissimi i comandi relativi alla complicata gestione della power-unit, ovvero la motorizzazione ibrida introdotta negli ultimi anni e composta da più unità connesse tra loro.
Il pilota con le proprie gambe spinge sui pedali del freno e dell’acceleratore, di conseguenza la frizione, così come l’azionamento delle marce, avviene tramite delle leve posizionate dietro il volante, utilizzate in una frazione di secondo con i polpastrelli delle dita.
Tecnologia alta, a tal punto che nel 2020 la Mercedes sorprese tutti col Dual Axis Steering System, sistema che permetteva al pilota tirando verso di sé il volante, di modificare leggermente la convergenza delle gomme anteriori, secondo il consumo legato alle caratteristiche del singolo circuito e alla temperatura dell’asfalto.
Questo sistema più comunemente chiamato DAS, venne proibito nella stagione successiva.
Recentemente è stato interessantissimo l’approfondimento indicato dal profilo twitter @Driven by Data, che dalla telecamera situata sul casco di Leclerc durante la sua guida ha realizzato un’attenta analisi sul display della F1-75.
La sezionatura è precisa.
Nella parte centrale c’è spazio per il numero di marcia e giri motore, importante l’indicazione circa il tempo rimanente al termine di una sessione.
A sinistra viene segnato il tempo dell’ultimo giro, la velocità in tempo reale di percorrenza, i giri completati nella sessione ed il livello della carica ibrida.
A destra il “delta” del tempo sul giro rispetto a quello di riferimento per la velocità massima durante la virtual safety- car o safety-car, c’è posto anche per la temperatura degli pneumatici e dati sui freni.
Nella parte inferiore in parallelo al lato orizzontale, è possibile vedere l’indicatore a barra che mostra la carica della batteria.
Chiaramente ogni team predilige delle forme diverse.
Merce rara ma non impossibile per i collezionisti disposti a tutto per averne una riproduzione, mentre per i più accaniti giocatori virtuali, è possibile acquistare degli esemplari (non proprio simili) così da provarne la spettacolarità ma soprattutto rendersi conto quanto sia difficile oggi la Formula 1, in attesa che l’evoluzione continui, e chissà fino a dove.

