Arizona lascia 11 uomini in base e finisce per perdere anche gara 5, tradita ancora una volta dal suo bullpen e giustiziata dai soliti Seager, Garver e Semien. Per i Texas Rangers è il primo titolo della loro storia, a 52 anni dalla fondazione, e il quarto per Bruce Bochy, oramai nell’Olimpo dei manager all-time.

Una gara 5 molto più bella e appassionante di quanto dica il risultato finale, 5-0, consegna ai Texas Rangers il titolo 2023, il primo della loro storia lunga 52 anni, cancellando le amarezze del 2011, quando furono per due volte a uno strike dal trionfo. E consegna a Bruce Bochy il quarto titolo della sua carriera da manager, forse il più difficile, certamente il meno atteso. Arrivati ai playoff solo come quinta testa di serie dell’American League, passati attraverso le Wild Card, i suoi Rangers sono cresciuti a vista d’occhio strada facendo, divenendo invincibili in trasferta (solo vittorie lontano da Arlington), paurosamente esplosivi nel lineup, concreti nel bullpen, pazienti e cinici nei momenti chiave, come la gara 7 dominata a Houston o la partita di ieri notte, una gara 5 cui sarebbe bastato un soffio di vento per cambiare direzione e riportare tutti in Texas per gara 6. E invece le World Series si sono chiuse qui, certamente per merito dei Rangers ma anche per demerito dei Diamondbacks, incapaci di capitalizzare una prestazione mostruosa del loro partente Gallen (6.1 IP, 3 valide, 1 walk, 6 k e 1 punto concesso) per colpa di un lineup inconcludente che alla fine lascerà la bellezza di 11 corridori sulle basi, senza segnare neppure un punto. E anche il bullpen di Arizona, dopo il solito ottimo Ginkel, andrà definitivamente in pezzi con la sciagurata entrata di Sewald, ulteriormente affossato da un grave errore difensivo di Thomas all’esterno centro.
Riavvolgendo il film del match, è impressionante notare quante occasioni abbia gettato al vento Arizona nei primi cinque attacchi contro Eovaldi, uscito vincitore da situazioni complicatissime. Già nel primo inning, i D’Backs arrivano a piazzare Carroll in terza, ma senza segnare. Il secondo si apre con il leadoff single di Gurriel, che sale poi in seconda, ma Carter (disastroso nel box, con 3 k in 4 turni) elimina Longoria con una presa in tuffo e Perdomo (3 k anche per lui) batte una facile volata all’esterno destro. Nel terzo inning Carroll batte un singolo da leadoff, poi ruba per la seconda volta la seconda base, Marte riceve una walk e Moreno, con un perfetto bunt di sacrificio, spinge i due compagni in seconda e terza con un solo out. Sembra arrivato il momento giusto per i D’Backs, e invece Eovaldi manda k Longoria e Pham batte un facile groundout su Seager. Tutto cio accade mentre Gallen non fa letteralmente vedere palla al lineup dei Rangers, che dopo 14 out consecutivi metteranno il loro primo uomo in base solo al quinto attacco, per una walk su Lowe. Nella parte bassa del quinto si consuma l’ultimo atto dello psicodramma dei D’Backs, che con due walk su Marte e Pham, intramezzate dal doppio di Walker, arrivano a riempire le basi, ma Gurriel spreca tutto con un altro facile groundout su Seager. Sarà proprio l’interbase di Texas, nel settimo, a sbloccare il match, arrivando in base con una flebile valida che indovina però il buco lasciato dallo shift, e volando poi a casa base sul doppio di Carter e sull’rbi single di Garver. Arizona è stordita, riesce a tenere in difesa ma in attacco non produce più nulla, e alla fine Texas mette il sigillo con un nono attacco da 4 punti, culminato nell’hr da 2 punti di Semien che cala il sipario su questa finale e sull’intera stagione.