SIRACUSA BASKET: A TU PER TU

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Storie oltre il risultato: scopriamo una realtà di pallacanestro che a Siracusa (e non solo), sta progressivamente crescendo, trainata dal desiderio di unione dietro la comune passione i cui interpreti provengono anche da discipline differenti. Nella foto, la premiazione dopo la recente promozione in Serie C (profilo facebook Comitato Regionale FIP Sicilia).

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omunità e quotidianità straordinariamente modificate.
Famiglie che abitualmente dedicavano il sabato o la domenica pomeriggio a fare la spesa, una passeggiata, salvo poi conoscere tramite l’attrazione del figlio o di un nipote, l’esaltazione sportiva di una trasferta segnata idealmente nel calendario posizionato in una parete della cucina.
Il potere dello sport, un’attrazione fatale in cui conta soprattutto la testa, come strumento per le gambe e le braccia.
Il Presidente o la Presidentessa (fate voi) del Siracusa Basket si chiama Elisabetta Caracò, un trascorso nella pallamano e l’amore per il rettangolo di gioco probabilmente mai sopito, professione ginecologa, privatamente mamma e per non farsi mancare niente, pure social media manager della società.
In parallelo c’è Giuseppe Bonaiuto, allenatore con un trascorso giocato, adesso risorsa anche emotiva come collante nell’orbita delle diverse squadre che formano il Siracusa basket.
Senza dubbio una responsabilità, alleggerita dalla soddisfazione di far divertire una parte di generazione sempre più spesso attratta dai display luminosi.
L’organigramma è preciso ma, in fondo, si collabora per piacere, anche come segno di riconoscenza.

Non chiederti cosa i tuoi compagni di squadra possono fare per te. Chiediti cosa tu puoi fare per i tuoi compagni di squadra.

Magic Johnson

Presidente, grazie per la disponibilità e per avere accolto la proposta di questa intervista.
Partiamo dalle origini, come nasce il Siracusa Basket?

Nasce dall’idea di voler fare qualcosa di bello a Siracusa e per Siracusa, dalla passione di Giuseppe, ex giocatore di pallacanestro, al rapporto personale, nel piacere di condividere e fare qualcosa d’importante, di nostro. Da qui la volontà di rilevare la società nata nel 2012 con l’ex presidente Francesco Caraffa, il nostro progetto è iniziato nel settembre 2019 con l’obiettivo di partire agonisticamente dal basso, dai bambini fino a comporre progressivamente la prima squadra.

Conta la programmazione, quando siete partiti pensavate un tale seguito?
Dopo aver rilevato la società si è diffusa la pandemia, stiamo stati forzatamente fermi e non sono mancati momenti difficili. Non pensavamo in soli tre anni di riscontare un simile seguito e ciò che avviene quotidianamente intorno alla società, ci permette di vivere con passione quest’avventura. Un entusiasmo che va sempre alimentato.

A proposito di Covid, un ricordo sul terribile periodo della pandemia, quelle difficoltà di ripartire tra restrizioni, preoccupazioni dei genitori e una segreteria, presumo piena di attenzioni verso quei drammatici momenti cui lo sport, ha rappresentato un importante riferimento.
È stato un periodo durissimo per vari motivi, i nostri investimenti fatti per l’inizio dell’attività furono quasi immediatamente frenati dalle chiusure forzate, un periodo tosto anche emotivamente per la paura di quelle drammatiche settimane ed il timore di non poter più riprendere. Con tanta forza, entusiasmo e anche grazie alla collaborazione delle famiglie, siamo riusciti a ripartire.

Mi soffermerei sulla recente attenzione di avere organizzato degli incontri con personaggi illustri dello sport, oltre a trascorrere le recenti vacanze pasquali in maniera alternativa, tra un time-out e un altro.
Sicuramente gli incontri avvenuti con Stefano Tempesti e protagonisti dello sport a vario titolo, sono utili per trasferire ai nostri giovani atleti il significato del sacrificio, come pure aspetti fondamentali utili ad essere professioniali dentro e fuori dal campo. Inoltre per la crescita di noi tutti, grandi e piccoli, ci siamo confrontati in un importante torneo disputato in Puglia durante il periodo delle vacanze pasquali, solamente così possiamo prendere spunto e osservare da vicino il lavoro di società sicuramente più strutturate, oltre alla crescita individuale dei nostri ragazzi.

Dicevamo del coach Bonaiuto, con un trascorso nella pallacanestro giocata.
Giuseppe, una seconda vita nel rettangolo di gioco, ti chiedo un focus sulla squadra senior che inevitabilmente, rappresenta il primo approccio verso chi non vi conosce.

In generale allenare una prima squadra è molto più complicato rispetto a fare il giocatore, è un ruolo maggiormente faticoso in quanto bisogna pensare a tutto quello che comporta una partita di campionato.
Ad esempio gli atleti senior che hanno formato l’ultima splendida prima squadra con cui abbiamo vinto il campionato, sono stati protagonisti nella consapevolezza di non avere rimborsi considerata la nostra attuale dimensione, il loro contributo come quello dei più giovani è stato dettato dalla volontà e piacere di condividere un percorso, anche se non mancano quei momenti per cui non è facile stimolarli in maniera positiva durante una lunga stagione.
Ognuno di loro ha esigenze lavorative e familiari, magari durante la settimana qualcuno arriva tardi per l’allenamento oppure è costretto a rinunciare, mi ritengo fortunato ad avere trovare un gruppo forte e coeso che in questo caso, ha facilitato il mio compito come quando scendevo in campo.


Rimaniamo su Bonaiuto. Chi mastica sport in ogni suo aspetto, è consapevole di quanto sia importante il settore giovanile, come serbatoio di ragazzi da preparare anche per un campionato senior e dare loro, progressivamente, un obiettivo più vicino rispetto ai loro sogni. Ti invito a parlare del vostro importante numero di tesserati che partecipano ai campionati (quali?) utili a confrontarsi e crescere.
Certamente, al momento contiamo duecentoquaranta iscritti e partecipiamo a tutti i campionati di basket e minibasket.
Per ottenere risultati ritengo necessario lavorare innanzitutto dai più piccoli, successivamente alzare il livello in campionati giovanili utili per confrontarsi con realtà importanti che aiutano la crescita dei ragazzi.
Una scelta ma soprattutto uno sforzo premiato, perchè ad esempio, giocare questa stagione nel campionato di Eccellenza, ha permesso a molti ragazzi di crescere tecnicamente e soprattutto mentalmente, dando un prezioso contributo nella vittoria del campionato di Serie D cui sono stati anche protagonisti.
Qualunque sia il campionato, il settore giovanile non va mai trascurato, perché rappresenta la linfa vitale utile a garantire quel ricambio generazionale per giocare in prima squadra.
Il nostro obiettivo sono e restano i giovani.


Quali sono le differenze di approccio per allenare la squadra senior rispetto a quella composta di adolescenti?
Sicuramente in una prima squadra bisogna avere l’esperienza per capire i ruoli nel gruppo, capirne le rispettive esigenze soprattutto degli atleti senior, quanto ai ragazzi la loro crescita è sempre più accelerata, sono tosti, la gestione passa soprattutto dall’equilibrio verso la loro comprensione e viceversa il rispetto delle regole e del gruppo.
L’esperienza da giocatore in questo senso, mi aiuta moltissimo a capire ma soprattutto intuire eventuali problematiche, il talento non basta per essere un’atleta e magari in futuro, diventare un professionista nella pallacanestro o in qualsiasi disciplina sportiva.

Andiamo oltre, perché avete formato anche una squadra “OPEN”?
Grazie allo spirito giovanile dei componenti nonostante la loro anagrafica.
Un grande esempio nonostante gli acciacchi fisici, perchè vivono la pallacanestro e lo sport in generale con quella serietà e voglia, spero possano essere da esempio per quei ragazzi che magari pensano sia tutto facile e scontato, i risultati arrivano solamente con il lavoro.


In una serie regionale, credi sia più giusto investire sull’atleta straniero magari per l’immediato salto di categoria, oppure sarebbe preferibile una programmazione per costruire una Comunità e auto-sostenersi negli anni?
Abbiamo raggiunto un risultato insperato e nella stessa maniera vogliamo continuare ad investire sui giovani, allo stesso modo sappiamo che bisognerà pensare ad eventuali rinforzi per la prossima categoria, sicuramente ardua e difficile, dove incontreremo avversati rodati di esperienza e preparazione. L’augurio è quello di una collaborazione da parte degli interpreti quali tifosi e sponsor che ci hanno sempre sostenuto, rimaniamo sempre a disposizione per collaborazioni e sponsorizzazioni che vorrebbero supportarci nel nostro percorso.

Torniamo al Presidente.
Per voi il fine stagione è tutt’altro che un via libera, perché si chiude un bilancio e immediatamente dopo, si fanno i conti con la successiva programmazione, quali budget a disposizione, spazi di allenamento e tutta un’attività che corre in un delicato filo.
Un momento particolarmente difficile nel periodo forse più stanco, cui immagino serve razionalità e non farsi prendere da facili entusiasmi.

Il nostro sogno (con Giuseppe) era quello di creare un movimento cestistico, abbiamo fatto squadra con persone fantastiche che sono il motore della nostra società, un impegno che diventa leggero dalla comune passione.
L’inizio della stagione estiva rappresenta sempre la programmazione della prima squadra e delle giovanili, adesso ci prendiamo qualche giorno per fare festa, goderci questo fantastico risultato e completare la stagione con gli impegni delle squadre giovanili. La prima squadra invece, concluderà con la Coppa Sicilia sfidando la vincitrice dell’altro girone della divisione regionale di Serie D, che rappresenterà un primo approccio verso un livello superiore.

Ringraziamo ancora una volta il Siracusa Basket, per avere accettato l’intervista con grande disponibilità a confrontarsi in maniera aperta. Invitiamo inoltre i lettori a guardare e soprattutto seguire la pagina social sempre aggiornata, ricca di foto e puntuali video inerenti la quotidiana attività della società.

Autore

Andrea La Rosa

Un commento

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  • Mi sembra un risultato importante sia sportivo che sociale. Una gran bella notizia. Grazie del commento.

Andrea La Rosa

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