BASKET OLIMPICO: VITTORIA USA, MA IL MARGINE è SEMPRE PIù ESILE

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Ormai le Olimpiadi si sono concluse da quasi un mese: andiamo a vedere cosa ci hanno rivelato quelle del basket, e soprattutto se le previsioni fatte da molti nel pre olimpionico fossero giuste o meno.

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limpiade perfetta da parte di team USA come ci si aspettava, però non con poche difficoltà perchè in finale si sono trovati di fronte una tostissima Francia che non ha mollato nemmeno un punto. Finale conclusa 98-87 per gli americani, al quarto periodo le squadre erano quasi pari ed è proprio qui che sono usciti “gli Avengers”, come si sono soprannominati gli atleti: Curry ha messo tre triple una più impossibile dell’altra, LeBron è sembrato avere ancora 20 anni con stoppate, assist e un punto dopo l’altro prendendosi l’ennesimo premio individuale della sua carriera ovvero l’MVP e infine Kevin Durant che ha concluso la sua prima partita mettendo dentro tutti i tiri effettuati nel primo e secondo parziale.

Non ci si può ovviamente dimenticare dei giocatori campioni in carica in NBA venuti ad aiutare team USA ovvero Tatum, White e Holiday. Insieme a loro a rendere questa squadra sempre la più forte ci sono Embiid, Booker, Haliburton, Edwards, Adebayo e il muro difensivo per eccellenza di questa squadra, Anthony Davis.

Invece deludono i canadesi, arrivati con tante aspettative e speranze spezzate però dalla Francia, altra grande delusione la Spagna campione in carica arrivata ultima nel girone di ferro con Grecia, Australia e Canada. L’Italia senza Fontecchio non riesce a passare neanche i turni per qualificarsi uscendo cosi contro la Lituania 88-64 in semifinale a San Juan.

A chiudere il podio la Francia seconda, e una Serbia, terza, che mantiene le aspettative grazie al solito Nikola Jokic, Francia che durante le partite importanti alza il muro e usa i due migliori difensori al mondo Rudy Gobert e un alieno Victor Wembanyama che se pur alto 2.24 metri riesce a essere immarcabile in attacco e perfetto in difesa contro quasi tutti i migliori giocatori del mondo e della lega, anche se c’è da ricordare che è un rookie e può fare ancora passi da gigante.

Chiudiamo con la considerazione di come la sempre maggiore internazionalità della NBA (92 giocatori non americani erano presenti con le loro nazionali a Parigi su 125 “stranieri” totali) renda e renderà sempre più complicata l’egemonia statunitense nel basket; per dare un termine di paragone, ai tempi del Dream Team (Barcellona 1992) l’NBA contava solo 23 giocatori non americani.

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Matteo Cristofori

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