
Poche parole, in un conciso e doveroso ricordo per celebrare Totò tra i numeri uno dello sport italiano.
Viviamo anche e soprattutto di apici emozionali.
Artistici come può essere davanti una pittura di Caravaggio.
Ma anche sportivi come l’era del glorioso binomio Schumacher – Ferrari, la medaglia d’oro nei 100m di Jacobs, un campionato europeo di calcio vinto quasi a ripagare quell’Inno cantato durante la fase più terribile della pandemia, la Coppa Davis e poco altro.
Eventi tali da riempirci talmente di gioia in così breve tempo, da ricordare perfettamente tutto, comprese le persone vicine a noi in quei momenti.
Sicuramente tra questi, rientra quel mondiale di Italia ’90, senza differenza se eravamo bambini o per coloro che erano già adulti.
Un eroe partito dal basso, dell’onestà vincendo il riscatto alla condizione di miseria e degrado.
Il successo e la fama accentuandone i valori.
Con Schillaci si spegne anche un pezzo, seppur piccolo, di tutti noi.
Resta una consolazione: chi regala un sorriso merita il Paradiso.
Quando un siciliano fa qualcosa di grande è come se lo facesse per tutti i siciliani. Questi che vede fuori sono meridionali, emigrati. Ce ne sono tanti a Torino. Mi vogliono bene e io voglio bene a loro.
Totò Schillaci
(da un intervista sulla Gazzetta dello Sport pubblicata il 22 maggio 1991)