La prima finale tutta italiana di un torneo del grande Slam.
Roberta Vinci che batte l’indiscussa numero uno del tennis mondiale dopo 6 sconfitte consecutive.
Serena Williams che vede sfumare, a un solo passo dal traguardo, quel Grand Slam che l’avrebbe proiettata ancor di più nell’Olimpo della storia del tennis.
Ecco cos’è successo sul centrale di Flushing Meadows, ecco cos’ha combinato Roberta Vinci andando a sparigliare un copione che pareva già scritto, con la Williams a fare polpette di lei e, domani, della Pennetta, per alzare il quarto Slam dell’anno, di fronte al suo pubblico.
E invece no. La nostra gioca da subito una partita tenace, provando ad applicare l’ottima tattica preparata a tavolino con il suo coach: prolungare quanto possibile gli scambi evitando come la peste il dritto dell’avversaria. Ma tra il dire e il fare, quando affronti la numero uno del mondo, ne passa, e per tutto il primo set la Vinci poteva dirsi soddisfatta di stare subendo una sconfitta dignitosa, senza umiliazioni.
A metà del secondo set, però, sono successe due cose. Avvicinandosi la finale, Serena Williams ha iniziato a sentire l’insostenibile peso dello storico traguardo e il suo gioco ne ha subito risentito. Ha preso a giocare tutti gli scambi con una fretta folle, forzando in modo pazzesco tutti i colpi, in qualunque situazione, da qualunque posizione, su qualsiasi punteggio. Ha così preso a inanellare una quantità enorme di errori non forzati (alla fine saranno 40 contro i 19 della Vinci) e, soprattutto, ha dato il via al secondo cambiamento: la nostra Roberta ha iniziato a credere che fosse davvero possibile battere la numero uno del mondo davanti al suo pubblico.
Da lì in poi si sono viste due partite in contemporanea, una di fronte all’altra. Roberta Vinci in pieno trans agonistico, impegnata nella partita della vita, capace ora di entrare nel campo e di prendersi i punti, perfino con ricami di gran tocco sotto rete. Di fronte a lei, l’altra in completa confusione, quasi panico direi, che cercava di ritrovarsi con urli tremendi ma che alternava colpi incontenibili a scempiaggini inguardabili. In più, Serena Williams non poteva contare sulla tenuta fisica, visto che ogni scambio superiore ai tre colpi la mandava in apnea. Visibilmente sovrappeso, a corto di fiato e fuori di testa, alla fine Serena Williams è crollata, giocando un ultimo game senza testa, quasi a volersi liberare per sempre di quell’incubo chiamato Grand Slam.
Flavia Pennetta e Roberta Vinci a giocarsi la finale degli US Open: oggi si è fatta la storia.