Valeva la pena attendere 108 anni per vincere un titolo così e valeva la pena aspettare una stagione intera per vedere una partita così. Il più vibrante ed emozionante capitolo delle World Series dalla gara 6 del 2011 tra Cardinals e Rangers, una sfida pazzesca e infinita che gli dei del baseball hanno giustamente riservato per il capitolo finale della stagione, gara 7. L’hanno spuntata i Cubs per 8-7 al decimo inning, rimontando la serie da 1-3 e andando a vincere le due partite finali in casa dei loro degnissimi avversari, per un titolo che mancava loro addirittura dal 1908 e che ora ha regalato a tutti, non solo ai loro tifosi, un’emozione grandissima.
Gli Indians hanno applicato il piano preparato con tanta cura da Francona proprio in funzione di questa partita, battendosi con orgoglio e mettendo sul campo davvero tutto, fino all’ultima goccia, ma hanno sempre inseguito nel punteggio, venendo “traditi” proprio da quei due lanciatori che avrebbero dovuto rappresentare la loro miglior sicurezza: Kluber e Allen hanno lanciato complessivamente 6.1 riprese, concedendo qualcosa come 10 valide (tra cui 3 home run) e 6 punti a fronte di un solo k. Allen, arrivato sul mound dopo di loro, ci ha messo una pezza con due inning perfetti, ma a quel punto la gara era cambiata, diventando da chiusa ad aperta, come passare da una partita a scacchi a una corsa di Gran Turismo in cui ci si fa largo a sportellate. E come avevamo previsto, su quel terreno Cleveland non poteva spuntarla contro le cannoniere di Chicago. I timori della vigilia sulla gestione di Aroldis Chapman da parte di Maddon si sono rivelati giusti, con il closer evidentemente stanco che ha mancato la salvezza incassando l’homer da 2 punti con cui Davis aveva impattato la partita nell’ottavo, ma il manager di Chicago è stato bravo e fortunato a trovare in Lester un rilievo lungo capace di limitare i danni durante 3 riprese complicatissime.
La cronaca non dà neppure il tempo di aprire i taccuini, visto che il primo battitore del match, Dexter Fowler, spara subito un solo homer oltre il muro, aprendo immediatamente le ostilità. L’inizio partita è pessimo anche per il seconda base dei Cubs, Javier Baez, che commette un errore nel primo inning e poi ancora nel terzo, spianando la strada al pareggio dei padroni di casa. Nel quarto, però, Kluber va in apnea e Chicago spadroneggia nel box, segnando due punti con Bryant e Zobrist. In apertura di quinto, Baez coglie la sua rivincita, fissando il momentaneo 4-1 con un solo homer che chiude la partita di Kluber, sostituito da Allen, il cui ingresso non è però all’altezza della fama: la difesa lo aiuta con un doppio gioco, ma il rilievo lungo concede prima una walk a Bryant e poi un doppio a Rizzo, che manda il compagno a punto per il 5-1.
Nella parte bassa del quinto un cambio forse un po’ affrettato da parte di Maddon dà il via alla rimonta degli Indians. Con due out già realizzati, Hendricks (davvero bravo) concede una base ball a Santana con le basi vuote. Nulla di grave, insomma, ma Maddon decide comunque di sostituire il suo partente, inserendo Lester sul mound e Ross a ricevere al posto di Contreras. La nuova batteria dei Cubs è evidentemente un po’ fredda, perché in pochi minuti commette due errori che regalano altrettanti punti a Cleveland: prima Ross sbaglia un tiro in seconda, poi un wild pitch di Lester manda a casa Santana e Kipnis per il 3-5 che torna a far sperare i tifosi di casa.
È la notte delle rivincite e la partita non dà tregua: Ross, come Baez in precedenza, si fa perdonare l’errore con un solo homer nel sesto che riporta i Cubs a distanza di sicurezza sul 6-3. Giusto un paio d’inning per riprendere fiato e questa gara 7 ci regala uno sprint finale per cuori forti: parte bassa dell’ottavo, penultimo attacco degli Indians che picchiano fortissimo contro Chapman. Singolo di Ramirez, doppio di Guyer e fuoricampo da due punti di Davis che impattano la partita sul 6-6! Nel nono Chicago arriva a un passo dalla zampata decisiva: con un solo out, Heyward arriva fino in terza grazie a un errore di tiro del catcher Gomes (subentrato a Perez), ma prima Baez finisce k dopo una chiamata assurda della panchina (o un’incomprensione nei segnali?) che gli impone di tentare un bunt pur avendo due strike a carico, e poi Fowler viene fulminato in prima da Lindor. Si va agli extra inning.
Nel decimo attacco dei Cubs, Francona commette forse l’unico errore delle sue World Series, ma lo commette in un momento cruciale, lasciando Shaw sul mound più del dovuto. Il singolo di Schwarber e il doppio di Zobrist (che verrà poi premiato come MVP delle World Series) spingono a casa Almora e Rizzo e, soprattutto, spingono avanti 8-6 Chicago. Bauer viene chiamato a salvare la barca dal naufragio, e lo fa con un k e un flyout, ma ora l’impresa è titanica. Sul mound dei Cubs, Maddon non può più tenere un esausto Chapman e chiama il giovane Edwards, che dopo due rapidi out si blocca contro Guyer, concedendogli una walk. Guyer ruba subito la seconda e Davis, con un’altra valida, lo spinge a casa per il 7 a 8. Maddon inserisce Montgomery per Edwards e schiera la difesa interna per proteggere quel punticino d’importanza capitale. Cleveland ha due out a carico, ma ha anche il punto del pareggio in prima base e quello della vittoria nel box; Martinez però gira sul secondo lancio per una morbida battuta nell’infield che Bryant deposita senza problemi nel guantone di Rizzo, chiudendo questa fantastica partita e regalando ai Cubs una festa attesa da più di un secolo.