NBA 2017 – Il mondo alla rovescia!

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Cosa sta accadendo nell’iperspazio cestistico d’Oltreoceano? Cosa sta creando turbolenza cosmiche e imprevisti buchi neri nella Galassia della palla a spicchi? Le certezze sembrano essersi sgretolate per una sera, la regolarità destrutturata in un batter di ciglia. Una serie di inaspettate deflagrazioni sportive (che davvero pochi si sarebbero aspettati) si sono condensate in un’unica data, il 29/11/2016, originando una sorta di “singolarità”, un “punto zero”. Sua Maestà “Imprevedibilità” in allegra compagnia di Sua Eccellenza “Casualità” sono scese in campo, conquistando una centralità assoluta in alcuni dei più interessanti parquet americani, rendendo possibile “tutto” e il “suo stesso contrario” nell’arco di una manciata di ore.

La notte del 29/11/21016 saranno in molti a ricordarla. Marchiata a fuoco nella memoria di chiunque ami il gioco della palla rimbalzante (e non solo). Un monito per giocatori e allenatori a non abbassare mai la guardia e a non sottovalutare mai nessuno lungo il tortuoso cammino che conduce all’eccellenza. Il 29/11/2016 é stata una notte attraversata da gioie e dolori, venata da sorrisi e pianti, caratterizzata da sorprese e speranze: 6 partite e 6 vittorie da parte dei team con il record peggiore rispetto alle dirette avversarie. Nella lunga storia delle statistiche della National Basket Association é appena la seconda volta che si verifica un evento del genere (dopo il lontano Gennaio 1969).

Stop e Rewind. Sediamo l’ansia, anestetizziamo la curiosità e vediamo cosa é realmente accaduto in queste indimenticabile “6 for 6”!

I pungenti Charlotte Hornets sono stati costretti a cedere il campo agli impavidi Detroit Pistons (112-89). La squadra di MJ riesce a costruire un fortino di soli 11 punti in un mastodontico lasso temporale di oltre 10 minuti, grazie anche al nostro Marco Belinelli che riesce ad archiviare 4 su 10 al tiro, 11 punti in 24 minuti di gioco, 2 rimbalzi e altrettanti assist. Ma é l’altro versante ad esibirsi in modo più istrionico: un trio di devastante che da solo riesce a capitalizzare e mettere in cassaforte la metà dei punti totali di Detroit (Harris, 24 punti; Morris, 18 punti; Caldwell-Pope, 18 punti).

Milwaukee. Bucks contro Cavaliers (i temuti Campioni in carica). Chiunque avrebbe scommesso, fino all’ultimo penny, sulla schiacciante vittoria della corte di King James. Così non é stato! La proverbiale testardaggine delle Alci ha permesso di espugnare lo scettro regale dalle mani dei Cavalieri, portando a casa una vittoria molto importante sia sotto il profilo del rendimento sportivo e sia sotto quello psicologico del gruppo (118-101). Coach Lue, nonostante la défaillance, resta saldamente al comando della Eastern Conference con un eloquente parziale di stagione di 13-5 (13 vittorie e 5 sconfitte), appena sopra ai bramosi Toronto Raptors (14-6). A seguire i Celtics di Boston (12-8) e i Bulls di Chicago (11-8). Monumentale prova di Giannis Antetokounmpo che, in un mistico manto di arroganza e coraggio, lascia la sua indelebile firma sullo scorer del match: 34 punti, 12 rimbalzi, 5 assist, 5 rubate e 2 fastidiose stoppate. Negli ultimi 30 anni, Greek Freak é stato l’unico ad aver concluso una gara (assieme a LeBron James) da 30+10+5+5!

Ennesima dimostrazione di forza pura e nervoso talento da parte di Anthony Davis. Non che ce ne fosse bisogno… 41 punti, 16 rimbalzi e 4 recuperi (terza gara di stagione con un lodevole 40+15), fondamentali per far spiegare le ali e lasciar spiccare il volo ai Pelicans di New Orleans contro degli increduli Los Angeles Clippers (105-88). Coach Gentry riesce a portare a casa i primi tre quarti, lasciando spazio agli avversari soltanto nell’ultima frazione di gioco (non sufficiente a ribaltare le sorti dell’incontro). Ottima la prestazione di Holiday (22 punti in 29 minuti di gioco arricchiti da 2 rimbalzi e 5 assist) e Asik (10 punti e 11 rimbalzi). I Lakers, orfani del poliedrico Kobe “Black Mamba” Bryant, sembrano aver smarrito la bussola: nono posto nella Western Conference e terzi nella Pacific Division, dietro ai rulli compressori di Golden State e ai sempreverdi Clippers.

Brooklyn decide di regalare ai propri tifosi, in netto anticipo rispetto alla vigilia natalizia, un dono del tutto inaspettato, inchiodando i Clippers (in overtime) su un punteggio di 127-122. Doc Rivers, allenatore di Los Angeles, viene addirittura espulso per eccessiva irriverenza contro la giuria arbitrale mentre Brook Lopez macina punti su punti fino alla ragguardevole soglia dei 27 punti (con 4 dolorose triple). In perfetta coerenza con le sue precedenti performance, in questa regular season Mr Lopez ha saputo spedire a segno 32 bombe su 85 tentativi. La vera guast-star della serata, però, resta Killpatrick, l’ex di Cincinnati, che ha sigillato lo scrigno dorato del suo scorer personale con 38 punti (di cui 20 tutti nel terzo quarter) e 14 rimbalzi. L’ultimo a eguagliare un record del genere (20 punti nella medesima frazione di gioco) é stato Devin Harris nel 2008-2009.

Ben 16 vittorie e soltanto 3 sconfitte non sono bastate all’armata devastante di San Antonio che ha dovuto chinare il capo difronte all’imprevedibile magia di Orlando (8-12). Difficile da credere ma, dopo aver conquistato l’avvio di partita (20-16), gli Speroni sono stati capaci di perdere i rimanenti tre quarti. Il loro migliore in campo é stato Leonard (21 punti, 2 rimbalzi e 0 assist), seguito da Aldridge (16 punti, 6 rimbalzi e 3 assist). L’eccellenza di Orlando é stata di stampo corale, distribuendo i punti tra i vari componenti della franchigia (tra cui Ibaka, 18 punti; Fournier, 13 punti; Vucevic, 12 punti). Indice di una visione strategica di insieme assolutamente premiante. Coach Popovich scivola su questa buccia di banana della Florida senza compromettere un avvio di stagione brillante per i suoi Spurs (secondi nella diabolica Western Conference, in rincorsa dei vice campioni in carica dei Warriors).

“Last but not least” lo scontro tra i giganti di Houston e Utah. I roboanti Rockets (13-7) contro i possenti Jazz (12-9). Finale non affatto scontato: 19 punti di scarto necessari per sancire la supremazia di Utah, inchiodando il punteggio finale su un gradevolissimo 101-120. 19 punti di scarto che hanno reso felice chiunque si sia ribellato alle evidenze statistiche dei bookmaker statunitensi. Hayward ha contribuito in maniera decisiva con 31 punti, 5 rimbalzi e 7 assist, contrapponendo le sue doti sportive al barbuto Harden, in grande forma (31 punti, 5 rimbalzi e 7 assist). A fine partita, però, il ruolino di marcia parla chiaro, il dato é incontrovertibile: il 55% dei tiri da due unito in un folle abbraccio mortale dell’85% di precisione millimetrica dalla lunetta osannano la superiorità di Salt Lake City contro la corazzata texana.

C’è da aspettarsi altro ancora? Certo che sì, siamo solo all’inizio (o quasi). Come direbbe qualcuno: “il bello deve ancora venire!”. Concediamoci il tempo necessario per un lungo e profondo respiro, riempiamo i polmoni di aria fresca, ossigeniamo il cervello e teniamoci pronti per una nuova apnea sportiva in attesa dei prossimi, sbalorditivi eventi del pianeta a gravità zero della NBA, lì dove “tutto e il contrario di tutto” può accadere, con estrema semplicità, da un momento all’altro!

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Francesco Pumpo

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