NFC EAST
PHILADELPHIA EAGLES: 9
Nove come le vittorie consecutive inanellate dal 24 settembre al 26 novembre, nove delle 13 vittorie di questa stagione eccezionale. Un attacco che ha segnato un solo punto in meno di Sua Maestà Tom Brady, guidato magistralmente da un Carson Wentz finalmente giunto a piena maturità, e una difesa aggressiva e quasi sempre attenta. Peccato che Wentz si sia fatto male giusto in dirittura d’arrivo, e che ora il timone sia passato al molto meno talentuoso Foles. Per questo motivo le prospettive per i playoff, a dispetto del bye, non sono rosee, ma la stagione delle aquile resta ugualmente eccezionale.
DALLAS COWBOYS: 5
Per una squadra dalla diverse aspettative, un record di 9-7 non sarebbe poi stato da buttar via, anzi avrebbe potuto comunque condurre alla post season. Ma non per questi Cowboys, non dopo quello che avevano fatto vedere l’anno scorso, non con la miglior giovane coppia qb/rb della lega. Troppi alti e bassi, paurosi a volte, spesso coincisi proprio con pessime giornate dell’attacco (5 partite con meno di 12 punti segnati), e se Elliott può avere la parziale scusante dei problemi extra football, per Prescott è stata davvero una stagione da incubo (13 intercetti contro 4 del 2016 e un rating crollato di quasi 20 punti). Speriamo che sia stata solo un’annata storta.
WASHINGTON REDSKINS: 5
Hanno chiuso con record negativo, 7-9, d’accordo, ma avevano un calendario davvero difficilissimo quest’anno, i poveri Redskins. Metà delle loro sconfitte sono arrivate contro squadre andate ai playoff, e tra le vittorie possono vantare una davvero prestigiosa a Seattle. Cousins, pur lanciando quasi mille yard meno dello scorso anno, ha tenuto in piedi l’attacco con freddezza ed ha anche imparato a correre di più in prima persona, facendo segnare il personal best di 179 yard. Non si poteva davvero chiedere molto di più a Washington, quest’anno.
NEW YORK GIANTS: 2
Viste le premesse, è forse la peggior squadra dell’anno. Passati da un record di 11-5 nel 2016 al mortificante 3-13 di questa stagione, nulla è servito a rianimare i disastrosi Giants versione 2017, né cambi di coach né di qb. Partiti con cinque sconfitte una dietro l’altra, i Giants sono entrati in un imbuto di sfiducia da cui non sono più riusciti a uscire, con la ciliegina sulla torta della sconfitta a zero contro i Cardinals alla vigilia di Natale. E basta imputare tutto solo e soltanto sulle spalle logore di Eli Manning.
NFC NORTH
MINNESOTA VIKINS: 10
Lo sport (come la vita) è fatto di occasioni colte o perdute. I Vikings, dopo aver subito anni di dominio nella division da parte dei Packers, sono stati bravissimi a farsi trovare pronti nel momento in cui Green Bay, a seguito dell’infortunio di Rodgers, ha dovuto mollare lo scettro. Più forti di quasi tutti gli avversari incontrati (13-3), più forti perfino della sfortuna che li ha privati ben presto del loro qb titolare, Bradford, meravigliosamente sostituito da Keenum, questi Vikings potrebbero davvero avere le carte in regola per un lungo viaggio anche nei playoff, oltretutto con l’obiettivo di un eventuale Super Bowl in casa.
DETROIT LIONS: 6,5
Nove vittorie non sono bastate a Detroit per agguantare una wild card (obiettivo raggiunto lo scorso anno con lo stesso record), ma a ben vedere il loro calendario era davvero proibitivo, basta andare a vedere contro chi sono arrivate le 7 sconfitte: Falcons, Panthers, Saints, Steelers, Vikings, Ravens e Bengals. Hanno battuto tutti quelli alla loro portata e hanno sfiorato i playoff, per i Lions va bene così.
GREEN BAY PACKERS: 4,5
A giocare sempre col fuoco, prima o poi ci si scotta. Un attimo prima i Packers erano in testa alla division e una squadra da titolo, poi Aaron Rodgers si rompe la clavicola e un attimo dopo i Packers sono già fuori dalla corsa ai playoff (8 perse nelle ultime 11). Non si può sempre sperare che vada tutto liscio, che le colonne della squadra siano sempre tutte in salute: un anno con i running back, quello dopo con i ricevitori, ora con il qb. C’è una componente di sfortuna, certo, ma considerando che si parla di football e non di scacchi, gli infortuni sono all’ordine del giorno e una panchina di buon livello sarebbe da tener presente, nel budget.
CHICAGO BEARS: 5
In fondo alla division, è vero, ma questi Bears hanno mostrato qualche sprazzo di luce che lo scorso anno non avevamo visto. Due vittorie in più del 2016 (da 3 a 5) e qualche scalpo prestigioso colto lungo la strada (Steelers, Ravens, Panthers e Bengals) fanno ben sperare per il prossimo anno. Certo, devono salire ancora tanto per poter competere in una division così livellata verso l’alto.
NFC SOUTH
CAROLINA PANTHERS: 8
Continuano a non convincermi fino in fondo, questi Panthers targati Rivera, ma bisogna riconoscergli la bravura di saper chiudere con un record di 11-5 malgrado un calendario davvero difficile. Nell’anno in cui si è deciso di spegnere un po’ i riflettori su Cam Newton, puntando molto di più sulle corse, i Panthers hanno battuto avversari di primo livello come New England, Atlanta, Buffalo e Minnesota, mostrando una maturità che, soprattutto fuori casa, nel 2016 era mancata. Hanno però perso entrambi i match contro i Saints che, per somma sfortuna, saranno i loro avversari nella wild card di domenica prossima; saranno chiamati ad un’impresa vera per non andare in vacanza.
NEW ORLEANS SAINTS: 8
Partiti male con due sconfitte nelle prime due gare (ma giocavano contro Vikings e Patriots), i Saints si sono ripresi alla grandissima, infilando otto vittorie consecutive, alcune delle quali con punteggi sensazionali (34 punti ai Panthers e ai Redskins, 47 ai Bills e 52 ai Lions), e costruendo così la wild card che giocheranno in casa domenica contro i Panthers. E tra le mura amiche questi Saints hanno un record invidiabile di 7-1 (battuti solo dai Pats), che li pone come favoriti per andarsi a giocare con buone chance anche il Divisional Round. La vera notizia, però, è un’altra: tutto questo è stato ottenuto senza chiedere gli straordinari a Drew Brees (probabilmente all’ultima stagione), passato da 42 a 33 lanci di media a partita. A 38 anni era ora di concentrarsi più sulla qualità.
ATLANTA FALCONS: 6,5
Sembravano aver smaltito bene il pesante contraccolpo dell’ultimo Super Bowl perso a 5′ dal titolo, partendo lanciati con tre vittorie consecutive. Poi però qualcosa si è inceppato: l’attacco, innanzitutto, con Ryan tornato al vecchio vizio dell’intercetto facile (12 contro i 7 del 2016) e Freeman meno efficace e meno aiutato dalla linea. Risultato, tre sto di fila e quattro su cinque gare al centro della stagione. Atlanta però ha saputo riprendersi bene, con due vittorie chiave su Dallas e a Seattle, che hanno di nuovo fatto soffiare vento di playoff. Missione compiuta alla fine, anche se con l’ultimo posto disponibile a dispetto di un record ben positivo (10-6). Sabato andranno a giocare una wild card difficilissima a Los Angeles, in casa di quei Rams che stanno facendo mirabilie. Ma Atlanta ha qualità, esperienza e rabbia da vendere, e se riesce a convogliarle nella giusta direzione può ancora fare la voce grossa.
TAMPA BAY BUCCANEERS: 5
In una division in cui tutte le altre tre squadre hanno le vittorie in doppia cifra, questa Tampa non poteva che recitare una parte secondaria. Winston ha avuto qualche problema fisico che l’ha costretto a saltare tre partite, ma le sue 13 presenze sono state positive, con un rating che per la prima volta ha sfondato quota 90 punti. Ora bisognerà dargli una difesa all’altezza della situazione, perché 382 punti incassati sono davvero tanti, troppi se vuoi ambire al vertice.
NFC WEST
LOS ANGELES RAMS: 7,5
Forse sono ancora un po’ immaturi per poter ambire al titolo, ma questi Rams sono stati davvero il miglior sale di questa regular season, stupendo tutti (compreso il sottoscritto). Non solo per le 11 vittorie, che valgono una wild card da giocare in casa contro i pericolosi Falcons, ma anche per il modo in cui le hanno conquistate, con un coach giovane e creativo, Sean McVay, che ha giustamente scelto di affidare le sue fortune a una coppia altrettanto giovane di qb/rb (Goff/Gurley), che finora lo ha ripagato alla grande. Hanno perso con Vikings, Eagles e Seahawks, a testimoniare come manchi ancora un po’ di esperienza, ma hanno comunque fatto una splendida stagione. E possono ancora migliorarla.
SEATTLE SEAHAWKS: 4,5
Stagione amara e nevrotica, quella dei Seahawks, con una montagna russa di alti e bassi da mandare in analisi anche il più fiducioso dei tifosi. Perdono inopinatamente coi Titans, poi rimettono a posto le cose con quattro vittorie consecutive ma si suicidano in casa contro i Redskins e finiscono col perdere tre delle ultime quattro, mancando clamorosamente i playoff. In difesa sono stati letteralmente massacrati dagli infortuni, bisogna ammetterlo, alcuni dei quali gravissimi e a rischio di carriera (Avril e Chancellor), ma in attacco Wilson è stato davvero abbandonato dietro una linea troppo debole. Sarebbe ora di fare un bel repulisti.
ARIZONA CARDINALS: 5
Nell’anno del crollo di Seattle, i Cardinals non hanno colto l’occasione per prendersi la division, finendo per impigliarsi in una stagione senza capo né coda (8-8), con enormi difficoltà in attacco (solo 295 punti fatti) e senza uno straccio di continuità, con due vittorie di fila arrivate solo agli ultimi due turni, quando ormai i buoi erano ampiamente fuggiti dalla stalla. Bruce Arian e Carson Palmer hanno già annunciato il ritiro, e un paio di altri veterani potrebbero seguire a breve. Ci sarà parecchio da ricostruire dalle parti di Glendale.
SAN FRANCISCO 49ERS: 5
Cinque come le vittorie consecutive ottenute a fine stagione, sei delle ultime sette. Eravamo stati fin troppo facili profeti nel predire sventure dalla chiamata di Hoyer come qb titolare ad inizio stagione, foriera di ben nove sconfitte consecutive e di un attacco che spesso segnava col contagocce. Poi è arrivato Jimmy Garoppolo, 26 anni, da tre e mezzo riserva di Tom Brady ai Patriots; avete idea di cosa può significare avere davanti uno dei più grandi (se non il più grande) quarterback di tutti i tempi? New England lo ha mollato praticamente gratis e Garoppolo ha conquistato subito San Francisco, lanciando oltre 1.500 yard in cinque partite da titolare e riaccendendo la scintilla tanto attesa da Lynch e Shanahan. Ora i 49ers hanno due buoni motivi per guardare con ottimismo alla prossima stagione: Garoppolo e un gruppo di rookie di grandi potenzialità con un anno di esperienza sulle spalle.