Sintesi in tre punti di una giornata particolare

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Nel programma di Sport One era previsto, per oggi, il racconto delle gare 3 e 4 delle Stanley Cup Finals, giocate a Washington sabato e lunedì. Poi sono successe tre cose: nella notte italiana è scomparso Dwight Clark, il leggendario protagonista della “The Catch” NFL, poi Marco Cecchinato ha battuto Novak Djokovic qualificandosi alle semifinali del Roland Garros 40 anni dopo Barazzutti, e infine, cosa infinitamente meno importante, il sottoscritto si è ritrovato a letto con la febbre, faticando quindi non poco a stare dietro a tutti questi eventi. Per stavolta, quindi, non ce ne vogliate se mescoliamo tre sport in un unico post.

Andiamo in ordine cronologico e iniziamo dall’hockey NHL. Ci eravamo lasciati sull’1-1 nella serie, dopo le due splendide battaglie di Las Vegas. La qualità non è scesa, nelle due partite successive, ma i Capitals hanno ingranato una marcia superiore, vincendole entrambe (3-1 e 6-2) e volando 3-1 nella serie, con la possibilità di giocarsi due match point, il primo dei quali giovedì in trasferta nel Nevada. I Golden Knights sono stati anche un po’ sfortunati con i pali, ma complessivamente è stato Fleury a dover fare più miracoli per tenere in partita i propri compagni rispetto a Holtby. Ovechkin e Kuznetsov continuano a macinare punti e il power play di Washington è una sentenza spietata.

Di Dwight Clark vi avevamo già parlato in un post su Joe Montana del 2014 (se volete, potete rileggerlo QUI), ma ora la sua dolorosa scomparsa (era malato da circa un anno del morbo di Gehrig) ci impone di ricordarlo meglio. Era il 1981, e nei secondi conclusivi della finale NFC tra 49ers e Dallas Cowboys le sue grandi mani sicure si alzarono in mezzo a due difensori avversari per afferrare quell’ultimo, disperato pallone di Montana, segnando non solo il touchdown della vittoria ma la fine di un’epoca. I grandi Cowboys degli anni Settanta stavano per essere sostituiti dalla “West Coast offense” di San Francisco, e quella presa di Clark, non a caso passata alla storia come “The Catch”, fu la firma sull’atto notarile. Dwight Clark era un tight end moderno, per quell’epoca, dotato tanto fisicamente per i bloccaggi quanto tecnicamente per le ricezioni, e fuori dal campo era uno dei leader di quell’attacco, il perfetto contrappunto, lui guascone sempre sorridente, per “Joe Cool” Montana, sempre serie e mai sopra le righe. La sua scomparsa nulla toglie alla fetta di leggenda che si è costruito sul campo.

Infine, come non parlare dell’impresa di Marco Cecchinato a Parigi? D’accordo, Djokovic non è più il numero uno ma oggi il serbo ha giocato la sua miglior partita post infortunio e questo vale comunque tanto per lucidare come si deve la vittoria del palermitano. Che ha dominato i primi due set (pur vincendo il secondo al tie break), ha rifiatato nel terzo, poi è andato sotto di due break nel quarto ma lì ha avuto la forza di non accontentarsi di andare al quinto, rimontando fino a vincere un tie break sconsigliato ai deboli di cuore. Cecchinato, nei momenti migliori, è sembrato un giocatore di una maturità certamente non corrispondente al suo palmares; tirava vincenti quando aveva gli angoli giusti, altrimenti aveva l’umiltà e la condizione fisica per remare dal fondo, con un numero infinito di recuperi che alla lunga hanno sfinito il suo avversario. Negli ultimi punti di questo tie break tirato alla morte (13-11), Nole non ne aveva più e il serve and volley un po’ folle tentato sull’ultimo punto è sembrato come l’estremo tentativo di liberarsi di questo avversario che lo aveva ormai avvolto nella sua tela. Erano 40 anni esatti che un italiano non raggiungeva le semifinali di uno slam, e se questa non si chiama Storia…

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Gianluca Puzzo

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