Ai margini dell’Europa

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FBL-ITA-SERIEA-JUVENTUS-NAPOLILe regine del campionato italiano stanno per darsi battaglia, si avvicinano ad ampie falcate allo scontro che non sarà finale e decisivo, visto l’ingente numero di giornate ancora mancanti. La Juventus era stato detto che per qualità e lunghezza della panchina aveva una marcia in più, invece Sarri e il suo staff stanno colmando questo gap: il Napoli ha subito solo 4 infortuni da inizio anno mentre la Juventus, con lo stop di Chiellini, raggiunge quota 40. Come dato iniziale non è niente male, tutto fa presagire uno scontro equilibrato che verrà deciso da un episodio arbitrale o di gioco, ma il fattore decisivo sarà lo scontro tra due campionissimi: Dybala e Higuain.

Il primo entrato in scena da una piccola realtà palermitana ma già con le stigmate del campione, il secondo da una serie di anni che l’hanno visto in sovrappeso e qualche volta decisivo in negativo, dai rigori importantissimi falliti ai gol mangiati nella finale di Coppa del Mondo. L’incontro con Sarri è stato il fattore decisivo per restituirci quello che è un grandissimo campione che da troppi anni vagava senza una meta precisa.

In fondo si è capito che l’Italia ormai rappresenta lo sfondo di palcoscenici più importanti: non è un caso che la Premier League si attesti al secondo posto come spese effettuate per la campagna acquisti il cui valore si è attestato a 149 milioni di euro mentre la Chinese Super League balza al comando come realtà emergente arrivando a spendere fino a 155 milioni di euro. La nostra serie A piantata a quota 65 milioni di euro conferma un dato allarmante ma al tempo stesso favorevole: i campioni scelgono altri lidi dove esprimersi, tuttavia si apre ai giovani che vengono finalmente rivalutati e rilanciati.  La cosiddetta “provincializzazione” delle grandi squadre, con innesti di giovani promesse, porta ad una crescita del movimento calcistico nazionale con benefici che potremo valutare tra qualche anno. Gli introiti provenienti dai diritti televisivi per il prossimo anno saranno pazzeschi in Premier League e non stupisce il fatto che le squadre stiano lottando strenuamente per non retrocedere e mangiare sul tavolo meglio imbandito d’Europa.

Cos’altro ci racconta il campionato inglese? Qualcosa di straordinario, vista la cavalcata senza eguali del Leicester, la mitica vittoria a casa dei Citizen si tinge di leggenda e lo scontro con l’Arsenal, nel prossimo turno di campionato, si preannuncia esaltante per una squadra che, fino allo scorso anno, lottava per non retrocedere e con un allenatore che la stampa inglese aveva già definito bollito.

In Germania continuiamo a prendere nota di un Bayern che si trascina stancamente non più con la certezza del titolo, visto che gli inseguitori si avvicinano, e lo spogliatoio è una autentica bomba ad orologeria innescata da un Guardiola fresco fresco di firma con il Manchester City. Per lo squadrone tedesco potremmo vedere il solito film stagionale in cui staccano la spina a marzo/aprile arrivando scarichi alla fase finale della Champions. Non è un caso che il Barcellona ben figuri sempre nella massima competizione europea, non solo per il suo valore assoluto di prim’ordine ma anche perché deve necessariamente essere al massimo per tutta la stagione, vista la presenza di due antagoniste che non permettono cali di tensione. La Juventus è avvertita, l’impresa è possibile, questo Bayern è in balia di sé stesso.

Tornando alle misere faccende nazionali, da buon romanista, devo constatare che l’oggetto misterioso di Trigoria, ossia il lavoro, sta dando una dignità ad una piazza che presentava una squadra non degna della Capitale. Molto c’è da fare ma almeno è tornato il gusto di vedere una squadra che ha un senso e una logica di gioco, a prescindere dagli interpreti; sull’altra sponda della Capitale c’è una tifoseria, quella biancoceleste, in ostaggio di un presidente ligio alla correttezza dei bilanci ma meno ad assecondare il minimo sindacale dei sogni. Tutto ciò che era stato sommessamente richiesto è svanito, dalle finali all’accesso in Champions, fino ad una richiesta di campagna acquisti minimale, nemmeno quella è arrivata se non un passivo assistere ai movimenti di mercato altrui.

L’Inter sta pagando con gli interessi le numerose partite vinte per grazia divina con il minimo sforzo, ora gioca bene, crea molto, ma paradossalmente fatica a portare a casa i tre punti.
Il Milan nel momento in cui sembra aver trovato la quadratura del gioco ricade nei suoi vecchi errori non dando mai un punto di riferimento, rimane un oggetto misterioso che ha speso vagonate di milioni di euro senza una programmazione e una logica per ritrovarsi al punto di prima.
Se Napoli e Leicester vorranno rendere questa stagione storica, dovranno gettare il cuore oltre l’ostacolo per battere chi, a suon di risultati (Juventus) o per foraggiamento continuo (City), ha prodotto quel fatturato che ormai risulta essere elemento imprescindibile di ogni vittoria.

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Alessandro Lista

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