Nel nostro bieco provincialismo, avevamo sempre pensato che non potesse esserci nulla in comune tra una lega professionistica statunitense, come la NBA, e il mondo degli ultrà calcistici, come gli Irriducibili della Lazio. E invece, a pochi giorni di distanza l’una dagli altri, entrambi hanno presentato le rispettive collezioni autunno-inverno 2018, dettando quelle che saranno le tendenze della moda sportiva sui parquet americani e sulla sponda Nord dello stadio Olimpico.
La NBA, come da canoni a stelle e strisce, non ha badato a spese, presentando le nuove maglie “baffate” Nike (che ha preso il posto dell’Adidas): ipertecnologiche e, per la prima volta nella storia, iperconnesse. L’idea è semplice quanto travolgente: collocare un microchip all’interno del tessuto, dal peso impalpabile e perfettamente resistente sia agli scontri di gioco che ai lavaggi in lavatrice. Noi comuni mortali, acquistando le maglie del merchandising originale, riceveremo una maglia assolutamente identica a quella indossata dal nostro campione del cuore, chip compreso. Questo, attraverso un semplice smartphone, ci consentirà di avere accesso a tutta una serie di contenuti digitali in tempo reale, come la playlist ascoltata dal giocatore durante il riscaldamento dell’ultima gara, commenti esclusivi dallo spogliatoio e tantissimi altri contenuti esclusivamente diretti ai possessori delle maglie. Una rivoluzione cross mediale che farà epoca e che, siamo pronti a scommetterlo, verrà presto seguita a ruota dalle altre leghe USA e, con il consueto ritardo, magari anche dal nostro calcio.
E giusto a proposito di calcio, come non restare stupiti davanti al vademecum diffuso dagli ultrà biancocelesti sull’abbigliamento consentito a chi frequenta la curva Nord? I consigli di stile sono un po’ agé, forse, ma visto che si pongono l’ambizioso obiettivo di “contrastare la decadenza della nostra società”, come non seguirli? E allora sotto con le Clarks e i cappelli di cachemire, gli occhiali Persol e i pantaloni senza cavallo basso, e se avete qualche dubbio ci sono anche i disegnini, per i più ostinati o a basso IQ. E pazienza se “giubbotto” è scritto con una sola b, pazienza se i pescaresi sono definiti “zingari” e i bergamaschi “capelloni”, e ancora pazienza se su tutto il guardaroba aleggia un’insostenibile puzza di neofascismo (o di veterocomunismo, fate voi, pari sono): essere alla moda, si sa, richiede sempre qualche sacrificio.
Consumismo sfrenato ma affascinante, quello americano…
Quanto alla Lazio,sarebbe quanto mai opportuno che le tifoserie imparassero almeno a scrivere!
Appunti pertinenti e, a guardar bene, illuminanti su spaccati delle diverse tipologie delle società contemporanee in cui tutti viviamo.