La premessa è importante: sono un suo grande tifoso, sono convinto che gli Yankees avrebbero qualche titolo in meno se non lo avessero preso a suo tempo e sono certo che Derek Jeter sia stato di gran lunga il più forte interbase (offensivamente parlando) di tutti i tempi. Detto questo, però, quando è troppo è troppo.
Da quando, un anno fa, annunciò che questa sarebbe stata la sua ultima stagione da professionista, quella del suo ritiro è diventata la notizia quotidiana su tutti i media statunitensi. Se in campo Jeter aveva una giornata storta, allora si parlava di qualche premio, onorificenza et similia che gli era stato consegnato prima della partita, o del boato del pubblico avversario al suo ingresso nel box di battuta e altre amenità simili.
Se invece, sfortunatamente per i lettori, Jeter giocava bene, ecco partire subito due tipi di articoli: quelli di taglio nostalgico (ma sommessamente anche un po’ gufi) che iniziavano con “Quello visto ieri sera potrebbe essere stato l’ultimo home run” o l’ultimo punto o l’ultimo qualsiasialtracosa della carriera di Jeter. Il secondo tipo di articoli era invece infarcito di retorica fino al fastidio, ricordandoci a ogni riga “il posto di Jeter nella storia degli Yankees”, “il posto di Jeter nella Hall of Fame” o quanti ulteriori record avrebbe raggiunto se avesse deciso di giocare ancora un’altra stagione. Moltiplicate questi articoli per 164 partite di regular season e avrete la portata di questo bombardamento mediatico.
A tutto questo, aggiungete infine non una ma due ciliegine: gli spot (Jeter è testimonial di numerosi, famosissimi marchi) e il cortometraggio “R2spect” (bellissimo, peraltro), che hanno monopolizzato gli spazi “commercial” su tv e web. Tutto è passato in secondo piano, nella pessima stagione degli Yankees, tutto schiacciato dal ritiro di Derek Jeter: una squadra vecchia, le ultime campagne acquisti fatte a suon di spese faraoniche ma senza un barlume di progettualità, puntando più sui nomi che su quanto in effetti questi nomi potevano ancora dare. Vista in quest’ottica, perfino la mancata qualificazione degli Yankees ai playoff, la seconda consecutiva, può essere vista come una liberazione. Pensate ai fiumi d’inchiostro che si sarebbero sprecati alla prima occasione buona.
No, decisamente meglio così. Meglio che questo cancan sia finito, per provare a ricordarci del giocatore Jeter, del numero 2 dei “Core Four”, forse il secondo più forte e decisivo dei quattro, dopo Rivera. Racconteremo la sua storia sportiva, a breve, ma intanto godiamoci i playoff, finalmente in pace.