Le azzurre di Mazzanti cedono lo scettro continentale conquistato due anni fa a Belgrado perdendo al quinto set la semifinale di Bruxelles contro la Turchia. Avanti due set a uno e 20-17 nel quarto, l’Italia si sbriciola sotto il peso delle proprie lacune e dei colpi della Vargas. Domani la finalina contro l’Olanda.

Si è spenta oggi contro la Turchia la speranza di bissare il magnifico oro continentale vinto dalle nostre ragazze del volley due anni fa a Belgrado, schiantando in finale proprio le padrone di casa. Si è spenta al termine di una partita piena di alti e bassi da entrambe le parti, in cui l’Italia ha vinto bene (a 18) il primo set grazie a un’ispiratissima Pietrini (8 punti per lei nel parziale d’apertura, ma solo 9 nei successivi quattro), ha poi ceduto il secondo per non aver creduto fino in fondo in una possibilissima rimonta. Dominato il terzo parziale, le nostre si sono ritrovate avanti fino al 20-17 nel quarto, prima di cedere di schianto da lì in avanti, senza avere più la forza mentale e tecnica di rialzarsi neppure nel quinto set, perso malamente a 6. Abbiamo perso contro una Turchia forte, per cui la svolta è stata ovviamente rappresentata dalla naturalizzazione della cubana Vargas, fenomeno atletico prima che tecnico, arruffona per buona parte del match quanto incontenibile nello sprint finale. Sarebbe quindi ingiusto dire che “abbiamo perso da soli”, perché così non è, ma con altrettanta franchezza dobbiamo evidenziare tutto quel che di sbagliato ha mostrato questa nazionale della gestione Mazzanti, giunta all’ottavo anno. Innanzitutto, si è purtroppo avverato quel dubbio che avevamo maturato sempre più nel corso del torneo: che un calendario troppo facile, troppo in discesa, si sarebbe alla fine rivoltato contro di noi alla prima vera difficoltà, al primo match da mordere fino all’ultimo pallone. E forse non è un caso che, dopo settimane di impegni da tre set e via, l’autonomia mentale (ancor prima che fisica) oggi sia finita dopo tre set e mezzo.
Guardando più in casa nostra, non si può non ripensare alle scelte del nostro ct, soprattutto quella di lasciar fuori la Bosetti, meravigliosa interprete dei fondamentali di seconda linea, per
far spazio a tre opposti (Egonu, Antropova e Nwakalor), in nome dell’affascinante ipotesi di utilizzare Antropova come posto 4 insieme ad Egonu. Alla fine della semifinale, i numeri parlano di un crollo verticale della ricezione di squadra (oggi solo 16% di eccellenti e 34% di positive, contro 36 e 57 delle turche), situazione in cui avrebbe fatto molto comodo al ct avere in panca la succitata Bosetti. Tanto più che dell’affascinante ipotesi di cui sopra non si è vista nemmeno l’ombra, anzi, il dualismo inevitabile tra Egonu e Antropova per il posto 2 ha finito col mandare in crisi la più giovane, forse un po’ schiacciata dalla pressione di avere una riserva tanto ingombrante pronta a toglierle il posto al primo errore. Situazione creata dal ct e tutto sommato da lui ben gestita, almeno fino ad oggi, quando ha prima scelto Kate, poi alle prime difficoltà ha messo Paola per il resto del match, salvo poi fare un doppio cambio nel quinto rimangiandoselo dopo un solo pallone, una murata presa a freddo proprio dalla Antropova. Mah.
Infine, due parole sulla questione palleggiatore: Alessia Orro oggi ha vissuto una giornata difficilissima, e non poteva essere altrimenti con gli stracci che le arrivavano dalla ricezione, e già nel quarto set ha mostrato poca lucidità nelle scelte, finendo poi per naufragare con tutte le compagne nel tie break. Forse, alla luce delle corse causate dalla ricezione, una staffetta ben gestita con la Bosio sarebbe stata più produttiva.
Ora l’orizzonte di questa squadra si sposta inevitabilmente a Parigi 2024, l’appuntamento olimpico, l’occasione per farsi un po’ perdonare la figuraccia di Tokyo. Mazzanti dovrebbe essere confermato, ma certo un’analisi della sua gestione del momento, ai piani alti, potrebbe anche portare a sterzate sorprendenti.