Dopo la presentazione dei team, dal 12 al 14 marzo sul circuito di Sakhir (Bahrein) le squadre sono scese in pista nel percorso di avvicinamento verso l’imminente inizio di campionato. Carte coperte per tutti, ma qualche elemento è comunque emerso.

I motori, meglio noti oggi come power-unit, sono stati accesi sul circuito del Bahrein per tre giorni test, inizialmente previsti a Barcellona e poi spostati per diverse ragioni. Innanzitutto la modifica delle prime gare in calendario (Australia spostata a novembre) ha portato l’anticipo, come prima gara, proprio del Gran Premio di Bahrein, permettendo in coincidenza con i test di limitare gli spostamenti ad un numero consistente di persone, trovando una buona temperatura per l’utilizzo delle gomme, anche se la tanta sabbia portata dal vento direttamente dal vicino deserto ha dato non poco fastidio; condizioni che hanno ricordato quanto accaduto nel 2009.
A proposito della pandemia, e considerate le tre settimane di permanenza tra test e gara, il governo locale ha offerto agli addetti ai lavori la somministrazione della doppia dose di vaccino, opportunità accettata da una parte degli addetti ai lavori.
Ovviamente troppo pochi tre giorni per preparare tutto al meglio anche perché nelle sei complessive sessioni (tre al mattino e tre al pomeriggio), i rispettivi piloti si sono alternati, diminuendo ancor di più il tempo dell’apprendistato non solo in termini di conoscenza della monoposto, ma in generale di feeling con tutte le variabili possibili nel weekend di corsa, a svantaggio non solo di quei piloti trasferiti da un team all’altro, ma soprattutto degli esordienti.
Inutile ribadire come un simulatore, per quanto tecnologico o vicino alla realtà, non possa mai sostituire la sensazione di sedersi in un’abitacolo e guidare in un circuito reale.
In pista inizialmente si è pensato a svezzare le macchine, con un lavoro di comparazione tra i dati e le monoposto scese in pita dotate di sensori soglianti a rastrelli, così come la vernice flow-wiz posata sulle specifiche parti laddove serviva monitorare i flussi aerodinamici, questo a dimostrazione di come sia difficile al momento avere una chiara idea dei valori. Ogni squadra ha giocato di tattica non scoprendo il proprio potenziale, da verificare ad esempio i carichi di benzina e la potenza delle rispettive power-unit, ad esempio tra le velocità di punta, non hanno voluto scoprirsi Mercedes, Red Bull e Ferrari, a proposito della rossa lo stesso Raikkonen pilota Alfa Romeo, spinta dal motore prodotto a Maranello, ha confermato i progressi.
Gli spunti non sono comunque mancati.
Sono comparse le prime novità tenute nascoste rispetto alla presentazione, come la RedBull che ha sfoggiato una
sospensione diversa da quella della monoposto 2020, curiosamente attenzionata da Bottas, pilota Mercedes.
Proprio il posteriore è sembrato il valore aggiunto della RedBull mentre la Mercedes, ha avuto un inizio a dir poco difficile tra inconvenienti all’affidabilità e altre situazioni (vedi fuori pista di Hamilton nella mattina del secondo giorno), che lasciano pensare come la W12 abbia qualche problema di gioventù.
Tra l’altro proprio in sede di presentazione, si era confermato come le novità non fossero state già rese note per non fare sapere agli avversari le proprie soluzioni, oltre a non effettuare il filming day per sfruttare i 100 km concessi per rodare la vettura prima del test.
Per le Frecce d’Argento ad essere chiamato in causa, sembrerebbe proprio il nuovo fondo dove il previsto vantaggio aerodinamico, potrebbe aver messo in crisi la sicurezza, relativa soprattutto alla scatola del cambio, problema tra l’altro riscontrato anche in Aston Martin (sulla carta terza forza) insieme ad altri stop sempre per l’affidabilità, inoltre alla Mercedes non sono mancati problemi di set-up.
Bluff o prossime notti insonni?
Anche per il gruppo di centro formato da McLaren, Alpine, Ferrari e Alpha Tauri (bene il rookie giapponese Tsunoda), solamente la prima gara ci dirà il valore delle rispettive squadre, così come la situazione per Alfa Romeo, Haas e Williams.
Per l’Alpine la presenza alla guida di Fernando Alonso, lascia ben sperare circa il suo recupero per l’esordio; bello ed emozionante rivedere sul monitor la sigla MSC ad indicare Mick Schumacher, la stessa che segnava papà Michael.
Il giro più veloce è stato segnato da Verstappen in 1’28″960, lontano dal tempo della pole di Hamilton (1’27″264) della gara disputata lo scorso novembre, a dimostrazione di quanto siano state conservative le prestazioni.
Infine la classifica sul numero dei giri percorsi dalle squadre, manda qualche indizio: 1. Alpha Tauri (422), 2. Alfa Romeo (422), 3. Ferrari (404), Alpine (396), Haas (394), Williams (373), Red Bull (369), McLaren (327), Aston Martin (314), Mercedes (304).
Tra i piloti Vettel ha percorso meno giri rispetti a tutti quelli scesi in pista (117), davanti solamente a Roy Nissany, pilota di riserva Williams che ha partecipato solo il primo giorno.
Appuntamento per la prima gara prevista il 28 marzo che, insieme a tutti gli eventi in calendario, seguiremo costantemente anche quest’anno con la solita anteprima, sintesi della gara e commento del weekend.

