Il campionato 2021 si è deciso solamente nell’ultimo giro dell’ultima gara dei ventidue Gran Premi: Max Verstappen è campione del mondo vincendo insperatamente davanti a Hamilton, mentre la Mercedes deve “accontentarsi” del titolo costruttori. Bandiera a scacchi ma la gestione che ha portato all’ultimo e decisivo giro, potrebbe spostarsi alla Corte Arbitrale della FIA e anche al TAS di Losanna. Nel frattempo il 2022, è già cominciato.

Alla fine dei giochi sono diversi gli stati d’animo, chi vince festeggia mentre chi perde si rammarica, ma c’è anche chi dice addio e chi spera sia un saluto provvisorio, chi cambia squadra, chi aspettava da tempo la conclusione e chi non avrà più scuse.
Il tramonto di Abu Dhabi che ha contraddistinto l’ultimo semaforo verde, è stato il momento più iconico di questo lunghissimo campionato mai scontato fino agli ultimi metri dell’ultimo giro dell’ultimo Gp, ricordiamo iniziato lo scorso febbraio con la presentazione delle monoposto, con la pandemia a condizionarne inevitabilmente il calendario.
A cominciare dal previsto esordio australiano poi spostato in autunno e sostituito dal Bahrain già previsto come seconda gara dove per limitare gli spostamenti, si erano svolti anche i tre giorni di test.
Un inizio movimentato con l’ingresso di Imola e Portimao nella primissima fase, ancora novità a fine aprile, dapprima con l’ufficialità del format delle gare sprint in almeno tre appuntamenti e la sostituzione del Gran Premio del Canada con quello di Turchia.
Tutto finito? Forse.
Dopo poche settimane la sostituzione del weekend turco spostato ad altra data, con una doppia gara austriaca a causa delle restrizioni attuate dal Regno Unito verso altri Paesi (tra cui la Turchia), quindi nuovamente come l’anno passato si è corso il Gran Premio della Stiria, prendendo spunto dal nome della regione di Spielberg.
Ancora aggiornamenti a giugno per la cancellazione di Singapore, a luglio la definitiva cancellazione del Gran Premio d’Australia, stessa sorte poi toccata a Suzuka.
Nel weekend in Belgio di fine agosto c’è stata l’ufficialità della riduzione da 23 a 22 gare, in ultimo a fine settembre l’ingresso del Gp di Qatar sul circuito di Losail a sostituire quello australiano, la cui sede era stata lasciata vacante per trovare la migliore sistemazione logistica dopo le tappe nel continente americane, vicino l’Arabia Saudita e l’atto conclusivo di Abu Dhabi.
Capite bene che per questa sintesi, è stato necessario prendere appunti in questi lunghi mesi, e questo solo in riferimento al calendario.
Riavvolgendo invece il nastro e guardando ai valori in pista, nessuno all’inizio avrebbe pensato ad un campionato così equilibrato, anche in considerazione del regolamento che nello scorso inverno, aveva concesso ai team la possibilità di spendere due gettoni di sviluppo rispetto alle macchine 2020 (lavoro su determinate e limitate aree a scelta), con differenze minime che però hanno fatto in alcuni casi la differenza.
Sorprendente il confronto ravvicinato tra Mercedes e Red Bull, a dimostrazione indirettamente di quanto sia complessa la F1 dove ogni singolo dettaglio della monoposto, è direttamente correlato a tutto il resto e viceversa.
Per la Mercedes l’obiettivo era la riconferma partendo dal vantaggio della passata stagione, la Red Bull è tornata al vertice grazie a Verstappen che in più occasioni, ha dimostrato la perfetta lucidità e gestione delle fasi più calde in gara senza timori nei confronti del più blasonato rivale, senza dimenticare il notevole passo avanti della Honda, basti pensare che nel 2020 tralasciando il numero inferiore di gara, Hamilton e la Mercedes furono davanti a Verstappen e Red Bull rispettivamente di 133pt e 254pt.
Tanti i corpo a corpo già dalla gara inaugurale, ad Imola in occasione della partenza bagnata quando Verstappen fece capire ad Hamilton che non sarebbe stato disposto a cedere il passo, duello successivamente proseguito con gli incidenti di Silverstone, Budapest (protagonista Bottas) e Monza, scatenando dure polemiche anche sul metro di giudizio delle penalità e alzando il confronto dentro e fuori dalla pista.
In ultimo la durissima battaglia nel Gran Premio d’Arabia Saudita, dove la direzione gara ci ha capito poco in una stagione complicata anche per la gestione delle decisioni, spesso al centro di feroci critiche e malumori da una parte e dell’altra.
E’ stato tutto importante e determinante, con piste dove Red Bull e Mercedes sono andate meglio una rispetto all’altra, senza dimenticare le strategie, i bluff, l’affidabilità delle parti meccaniche e anche il singolo punto aggiuntivo destinato al giro veloce in gara.
Sciorinando le statistiche e podi, si evince come quello per la vittoria finale, è stato un confronto giocato sui dettagli dentro una stagione logorante anche sotto il profilo mentale, pensare a vincere isolandosi dalle emozioni oltre al duello fuori la pista con frase dette e non dette, nell’equilibrio al vertice è stato un fattore probabilmente decisivo.
Vittorie: Verstappen – Red Bull (10), Hamilton – Mercedes (8), Bottas – Mercedes (1), Perez – Red Bull (1), Ricciardo – McLaren (1), Ocon – Alpine (1)
Podi: Verstappen – Red Bull (18), Hamilton – Mercedes (17), Bottas – Mercedes (11), Perez – Red Bull (5), Norris – McLaren (4), Sainz – Ferrari (4), Leclerc – Ferrari (1), Ricciardo – McLaren (1), Alonso – Alpine (1), Ocon – Alpine (1), Gasly – Alpha Tauri (1), Vettel – Aston Martin (1), Russell Williams (1).
Pole: Verstappen – Red Bull (10), Hamilton – Mercedes (5), Bottas – Mercedes (4), Leclerc – Ferrari (2), Norris – McLaren (1).
Senza dimenticare le penalità.
Verstappen: Russia (+3 pos. in griglia per incidente gara precedente), Qatar (+ 5 pos. in griglia (per doppie bandiere gialle), Arabia Saudita (restituzione posizione di partenza più cinque secondi per aver lasciato la pista traendo vantaggio in due situazioni diverse, e 10 sec. di penalità causa incidente con Hamilton).
Hamilton: Gran Bretagna (10 secondi penalità causa incidente Verstappen).
Si sono superati tra loro diverse volte, tredici anni di differenze, due campioni che hanno dato vita ad un film.
Folle anche l’ultimo Gp di Abu Dhabi, con Verstappen partito dalla pole ma lento al via e superato da Hamilton che sembrava avere in mano la gara, gestendo le proprie gomme che avevano un notevole maggior numero di giri fino al momento chiave: l’incidente di Latifi.
Reattiva la Red Bull senza nulla da perdere pronta al cambio gomme e più conservativa la Mercedes e tenerle magari nella speranza che la gara sarebbe finita dietro la safety-car, così non è stato perché alla ripartenza durata un solo giro, tanto è bastato a Verstappen per avere la meglio e riscrivere la storia clamorosamente determinata nel finale di gara.
Feroci le polemiche a fine gara con annessi reclami (respinti) della Mercedes che hanno messo in discussione l’esito anche diverse ore dopo la bandiera a scacchi, soprattutto per la gestione degli sdoppiati negli ultimi e soprattutto concitati giri, con la Direzione Gara che ha voluti fosse la pista a decretare il vincitore e non dietro la safety-car.
Restano i regolamenti, l’interpretazione ed i precedenti, ma la sensazione è che la partita proseguirà in tutte le sedi possibili.
Resta da dire che questo colpo di fortuna, ha è stato l’atto finale di una grande stagione per Verstappen, un predestinato già in Toro Rosso ancora minorenne e più giovane vincitore nella storia di un Gran Premio a soli 18 anni, 7 mesi e 15 giorni.
La Mercedes vince nuovamente il campionato costruttori e senza nulla togliere a Bottas, hanno pesato i risultati di Perez dal quale si aspettava un rendimento migliore, comunque determinante in qualifica per offrire la scia per la pole di Abu Dhabi e scudiero in gara.
Una stagione che nemmeno nella migliore delle ipotesi avremmo potuto pensare, decisa solamente negli ultimi metri, brava la Red Bull tornata a vincere dopo gli anni bui cominciati nell’era turbo ibrida.
Fair play di Hamilton dopo l’enorme delusione visibile nel breve tempo tra la bandiera a scacchi, le interviste e la premiazione suo podio: “Congratulazioni a Max e al suo team. Noi abbiamo fatto un lavoro fantastico quest’anno.
Il mio team e tutti in fabbrica e tutte le persone che sono venute qui in pista hanno lavorato in maniera incredibile per tutto l’anno.”
Ma c’è stato anche il campionato “degli altri”, a partire dal duello per il terzo posto dei costruttori tra Ferrari e McLaren.
Per la rossa l’esito delle recenti prestazioni merita un più ampio dibattito, perché va ricordato come il repentino arretramento nelle gerarchie senza nemmeno la possibilità di lottare stabilmente almeno per il podio, è partito all’inizio della scorsa stagione con un accordo di transizione con
riservatezza dopo le indagini effettuata sulla power-unit 2019, da qui un 2020 sportivamente apocalittico dovendo correre con un motore scarso di cavalli dentro una monoposto dove non c’era più tempo per intervenire, poi la possibilità di spendere solo due gettoni nell’aggiornare quella macchina che comunque ha fruttato la terza posizione, con l’obiettivo ampiamente dichiarato con largo anticipo di puntare tutto sul 2022.
Nel duello interno in pochi avrebbero scommesso di vedere Sainz al primo anno davanti Leclerc, un segnale chiaro del pilota per il futuro prossimo.
Il rammarico più grande è quello di Montecarlo, dove la pole non fu sfruttata dall’errore all’ultimo giro e dal guasto al cambio riscontrato il giorno dopo nel giro di formazione: per vincere servirà riabituarsi non solo ai dettagli ma alla loro perfezione.
Certamente la mancanza di successi ormai da molti anni è quasi una rassegnazione, serve una cosa e l’unica speranza è quella di avere il prossimo anno una macchina competitiva fin da subito, certamente sono clamorose quelle indiscrezioni che vedeno il ritorno di Jean Todt nel ruolo di super consulente, come recentemente l’impegno di Niki Lauda in Mercedes prima della sua morte, o lo stesso Alain Prost nel mondo Renault/Alpine.
Questo spiegherebbe l’importanza dentro il team, di una figura chiave e diciamola tutta, con un certo peso specifico sportivo e politico fuori dalla pista, senza nulla togliere a nessuno.
Un nome che tra l’altro, riaccenderebbe l’entusiasmo purtroppo sopito da molte delusione, perché legato ai successi dell’era Schumacher.
La McLaren dopo molti anni è tornata a vincere a Monza compiendo tra l’altro una doppietta, ma da quel momentosi è spenta la luce, subendo il recupero della Ferrari con Norris mai oltre il settimo posto nelle ultime sette gare, e Ricciardo troppo altalenante nei risultati.
Quello di centro gruppo, è stato un confronto delineatosi nella seconda parte del campionato.
In casa Alpine è stato positivo il ritorno di Alonso che ha dimostrato il proprio spessore da pilota non solo in termini di punti, va ricordato il suo decisivo contributo nella vittoria del compagno di squadra Ocon al Gran Premio d’Ungheria, quando negli ultimi giri fu capace di resistere e tenere dietro quanto più possibile un’arrembante Hamilton.
Gioco di squadra sinonimo della perfetta armonia anche in Qatar dove sempre Alonso dopo sette anni è tornato sul podio, con Ocon prezioso scudiero nel braccare Perez che in quel momento stava rimontando in una situazione importantissima per la sua Red Bull.
Una serenità che ha probabilmente a tutto il team.
Complimenti alla sempre presente Alpha Tauri che per il terzo anno consecutivo ha festeggiato almeno una presenza sul podio, con Gasly ormai pilota maturato quasi sempre in zona punti, mentre il rookie Tsunoda ha totalizzato molti meno punti del più esperto compagno di squadra.
Sappiamo bene come in orbita Red Bull c’è sempre poco tempo per imparare, visti i tanti piloti che dietro le quinte scalpitano per il grande salto, la sensazione è che il prossimo anno per il giovane pilota, potrebbe essere già decisivo.
Di contro sono state deludenti le prestazioni dell’Aston Martin soprattutto se paragonate alla passata stagione, difficile dire come e quanto abbiano inciso le polemiche del 2020 legate alla somiglianza di quella macchina con la Mercedes dell’anno precedente, ma tanto sono bastati i pochissimi cambi regolamentari a fare indietreggiare nelle gerarchie l’ex Racing Point, a dimostrazione di quanto complessa, complicata e precisa sia la Formula 1.
Scorrendo la graduatoria verso il basso e confrontando le ultime stagioni, vanno fatti i complimenti alla Williams che dopo un periodo amarissimo a tratti anche sfortunato, nella seconda parte del campionato ha piazzate le monoposto in zona punti, compiendo un passo avanti rispetto alle ultime posizioni.
A pesare è stata soprattutto la circostanza di quanto accaduto nel weekend del Gran Premio del Belgio, col preziosissimo secondo di Russell tenuto con gli artigli nei pochi giri percorsi sotto il diluvio dietro la safety-car, valsi seppur in maniera dimezzata rispetto al sistema di punteggio, una quantità di punti fondamentale.
Certamente l’ottavo posto finale tra i costruttori non può rappresentare il più ideale obiettivo per uno storico e blasonato team come la Williams, ma un’iniezione di fiducia per il prossimo futuro cui speriamo le prossime monoposto, possano continuare ad essere battezzate con le iniziali del compianto Frank Williams.
Saluta Russell da tempo promesso sposo della Mercedes al posto di Bottas, prossimo compagno di Hamilton mentre Latifi, è stato indirettamente giudice del campionato visto che il suo incidente nella parte finale dell’ultimo Gp, ha di fatto sovvertito un finale che a quel punto sembrava scontato.
Passo indietro per l’Alfa Romeo ma rammarico per le tante volte in cui Raikkonen o Giovinazzi sono stati a ridosso della top-ten.
Un vero peccato vista la costante crescita del pilota italiano, penalizzato durante l’anno da strategie a dir poco discutibili in ultima quella di Città del Messico, quasi ad anticipare la mancata conferma dando l’idea che abbia abbia vissuto gli ultimi tempi quasi da separato in casa.
Ricordiamo lo sbaglio delle gomme nel pit in Bahrain, la sosta in più ad Imola, ancora errore nel cambio gomme al Gp di Spagna, poi a Montecarlo, la gara senza comunicazioni radio a Sochi…sbagliare è umano, ma colpisce la sequenza di errori che hanno più volte segnato un risultato poi divenuto negativo con relativi rimpianti di non essere andato a punti.
Per il pilota italiano la mancata conferma, speriamo possa coincidere solamente con un arrivederci alla F1, dopo un matrimonio iniziato tre anni addietro quando la Ferrari sotto la presidenza di Sergio Marchionne, aveva voce in capitolo nelle scelte.
Si chiude la lunghissima carriera di Raikkonen, ancora oggi ultimo campione del mondo con la Ferrari nel 2007.
Infine la Haas, che ha pagato la deliberata scelta di non usufruire dei due gettoni di sviluppo concessi dal regolamento, per non disperdere risorse e concentrarsi esclusivamente alla prossima monoposto, un rischio calcolato dove i piloti hanno accumulato esperienza senza troppe pressioni: miglior risultato in gara il dodicesimo posto di Mick Schumacher in Ungheria.
Cala il sipario sul campionato 2021 che chiude anche l’era di queste monoposto, è già cominciato il profondo silenzio dei team chiusi nelle rispettive sedi a finalizzare le prossime vetture che a questo punto, dovrebbe essere ai dettagli.
Da qui in avanti, saranno i social ad accattivare l’attenzione fino alla presentazione delle monoposto, che dovranno essere pronte per i test previsti intorno a metà febbraio.
Finisce qui il racconto della stagione automobilistica, ma SportOne non ha concluso il suo lavoro.
Infatti come ringraziamento ai nostri lettori, pubblicheremo ben dodici report con gli eventi più salienti dell’anno mese per mese per ricordare un 2021 straordinario per i colori italiani, infine un saluto a quattro mani.


Classifica Piloti
1. Verstappen (Red Bull) 395,5 pt
2. Hamilton (Mercedes) 387,5 pt
3. Bottas (Mercedes) 226 pt
4. Perez (Red Bull) 190 pt
5. Sainz (Ferrari) 164,5 pt
6. Norris (McLaren) 160 pt
7. Leclerc (Ferrari) 159 pt
8. Ricciardo (McLaren) 115 pt
9. Gasly (Alpha Tauri) 100 pt
10. Alonso (Alpine) 81 pt
11. Ocon (Alpine) 74 pt
12. Vettel (Aston Martin) 43 pt
13. Stroll (Aston Martin) 34 pt
14. Tsunoda (Alpha Tauri) 32 pt
15. Russell (Williams) 16 pt
16. Latifi (Williams) 7 pt
17. Raikkonen (Alfa Romeo) 10 pt*
18. Giovinazzi (Alfa Romeo) 3 pt
19. Schumacher (Haas) 0 pt
20. Kubica (Alfa Romeo) 0 pt**
21. Mazepin (Haas) 0 pt
* 20 gare
** 2 gare
Classifica Costruttori
1. Mercedes 613,5 pt
2. Red Bull 585,5 pt
3. Ferrari 323,5 pt
4. McLaren 275 pt
5. Alpine 155 pt
6. Alpha Tauri 142 pt
7. Aston Martin 77 pt
8. Williams 23 pt
9. Alfa Romeo 13 pt
10. Haas 0 pt