
Un commento sulla recente gestione del linguaggio espresso dai piloti e generalmente dalle persone che compongono quello che spesso chiamiamo “Gran Circus”, tra complessità e contraddizioni di trattamento verso i comportamenti fuori pista.
È noto come i personaggi sportivi internazionali ma anche locali, secondo la comunità di riferimento, siano degli esempi soprattutto per gli adolescenti che tendono ad emulare i loro percorsi sportivi come nel comportamento.
Nel commento del recente Gran Premio di Singapore, proprio per non dilungarci nei molti argomenti che alimentano solitamente il weekend, non è stata menzionata perché meritava un articolo a sé, la polemica nata intorno un linguaggio non più tollerato oltre una certa soglia.
Il numero 1 della Federazione, Mohammed Ben Sulayem aveva espresso in un’intervista come: “Dobbiamo differenziare il nostro sport dalla musica rap. Noi non siamo rapper, eppure quante volte al minuto i piloti dicono parolacce? Noi non siano così, è una cosa che fanno i rapper, non noi. Io ero un pilota e so cosa si prova nella tensione del momento quando un rivale ti spinge fuori, ma dobbiamo anche essere consapevoli e responsabili del nostro comportamento. Adesso tutto viene trasmesso in diretta e registrato, per cui dobbiamo pensare a come minimizzare il rischio che un certo linguaggio sia pronunciato pubblicamente”.
Il primo a farne le spese è stato Verstappen, che nella conferenza stampa del giovedì utile a introdurre il weekend, aveva usato parole oltre le righe quando gli era stato chiesto il motivo per cui il compagno di squadra Perez, fosse stato più veloce in Azerbaigian: “Non lo so, amico. Assetto diverso. Quindi non appena sono entrato in qualifica, sapevo che la macchina era fo***ta”.
Da lì, l’olandese è stato sanzionato a svolgere lavori socialmente utili per aver violato l’articolo 12.2.1k del codice sportivo internazionale.
Una decisione che di certo ha sorpreso, alleando pure coloro i quali in pista sono solitamente acerrimi rivali compreso Hamilton, bravo (secondo me) a sottolineare come nel proposito delle parole del Presidente della Federazione, considerato come la maggior parte dei più famosi rapper siano di colore, anche lì ci fosse un elemento di discriminazione: “Sicuramente penso che ci siano troppe parolacce, e che con le sanzioni, la gente smetterà. Ma non mi piace come ha espresso questo concetto. Il paragone con i rapper era molto stereotipato, e se si pensa che la maggior parte dei rapper sono neri, è come dire: Noi non siamo come loro. Quindi penso che la scelta di parole sia stata sbagliata e che ci sia stato un elemento razziale. Anche se sono d’accordo sul concetto di ripulire un po’ il linguaggio”
Un argomento tutt’altro che concluso, perché nella conferenza stampa successiva alle qualifiche, Verstappen per protesta è intervenuto rispondendo ai giornalisti per monosillabi quali “forse”, “non lo so”, “un po’”, “lo scopriremo domani”, invitando successivamente i giornalisti nel paddock quasi a spiegare di non avere nulla contro i media ma solamente un atto dimostrato come protesta alla FIA.
Questo tipo di cose deciderà sicuramente il mio futuro, se non posso essere me stesso o devo avere a che fare con queste stupidaggini. Mi trovo in una fase della mia carriera nella quale non voglio avere a che fare con questo tutto il tempo. È davvero stancante.
Max Verstappen
A questo coro pro-Verstappen talmente deluso da minacciare persino il ritiro dalle corse, si è aggiunta anche l’associazione dei piloti di Formula 1 guidata da Alexander Wurz, con un richiamo a certe situazioni del recente passato (per esempio) dell’ex team principal della Haas che in altre circostanze, erano state evidenziate in maniera opposta magari per questioni televisive: “Quante ore di servizi di pubblico interesse avrebbe dovuto scontare Gunther Steiner? È stato glorificato per aver usato un linguaggio scurrile! Netflix ha trasmesso queste cose in tutto il mondo senza problemi, e ora invece all’improvviso dobbiamo cambiare direzione? Come presidente della GPDA devo dire ufficialmente che è un tema di cui stiamo discutendo internamente. Prima troveremo un consenso unanime, poi considereremo se e in che modo parlare con la Fia e con Ben Sulayem. Personalmente credo fortemente che non sia il caso di affrontare la questione pubblicamente sui giornali. La risolveremo tra di noi. È molto raro che la GPDA si muova tramite i media, perché semplicemente cerchiamo sempre di discutere internamente per il bene dello sport. Pensiamo però che i piloti debbano avere il diritto di esprimersi in modo autentico, entro una certa misura. Ovviamente, non bisogna essere offensivi o discriminatori. È stata fatta molta strada in questo senso e per questo, per quanto mi riguarda, la penalità per Verstappen è troppo severa.”
A questo punto potrebbe essere anche un controsenso, la scelta negli ultimi anni, della diffusione dei team radio a diretto quasi in tempo reale del contatto tra pilota e box durante la diretta televisiva allo scopo di fare immergere il pubblico durante l’andamento della gara, dove inevitabilmente emerge la pancia emotiva.
Bisogna aggiungere una recentissima foto dei due team principal di Red Bull e McLaren da diverso tempo al centro di tensioni, stavolta insieme sorridenti con un pollice all’insù come prove tecniche di pace o comunque, segno di distensione nonostante l’ultimo sgarbo della Red Bull con Ricciardo, che all’ultimo giro di Singapore della sua probabile avventura in Formula 1 con la Racing Bulls, aveva tolto il punto addizionale del giro più veloce in pista fino a quel momento di Norris, dunque sottraendolo proprio al pilota McLaren per quella che si prospetta come una lotta punto a punto fino al termine del campionato
Sul post pubblicato da Zak Brown: “La pace è tornata in Formula 1 sul volo verso casa. Dov’è Netflix quando serve? La battaglia comunque continuerà in pista, che sport fantastico!”
Un segnale che non esistono rivalità davanti un fronte comune.