
Approfondimento sull’undicesimo team che nel 2026 farà l’ingresso in Formula 1, allargando a ventidue il numero dei piloti in pista, per una presenza già influente dalle prossime settimane in cui tutte le Scuderie, inevitabilmente anticiperanno i tempi e gli sforzi in vista del prossimo ciclo regolamentare.
Il 2025 della Formula 1 è ormai alle porte.
I primi due articoli dell’anno solare hanno anticipato i temi della stagione che verrà, ma inevitabilmente dall’estate in avanti (forse anche prima), l’attenzione sarà rivolta al prossimo ciclo regolamentare che oltre le novità periodicamente introdotte, vedrà in pista la Cadillac nella veste di undicesimo team come non accadeva dal 2016 con la sfortunata Manor, cui non bastarono nemmeno le immagini del modello di monoposto già sviluppato per attrarre nuovi finanziatori.
Ironia della sorte, il team principal sarà Grame Lowdon, proprio al muretto della Manor-Marussia fino al 2015 e dunque, leader esperto nel motorsport.
I tre Gran Premi negli Stati Uniti in un calendario lungo come non mai, oggi rappresentano la conferma di quanto il mercato dei motori sia in fortissimo ascesa nel continente, da qui l’idea Cadillac che avrà alle spalle la forza di General Motors, per un accordo siglato dopo la ristrutturazione dell’originario piano di Andretti (sostenuto sempre da Cadillac) che la Formula 1 aveva respinto generando molte polemiche per quello che era diventato, un caso internazionale con Liberty Media, proprietaria di Formula One Group, sotto inchiesta da parte del dipartimento della giustizia statunitense dopo avere respinto la richiesta del team Andretti Global, tra le motivazioni il giudizio secondo cui il nuovo team non sarebbe stato competitivo e che il nome dell’ex campione del mondo non avrebbe aggiunto valore.
Inevitabile lo sconcerto per giustificare il respingimento, così lo scorso maggio addirittura sei senatori degli Stati Uniti avevano chiesto d’indagare sulla vicenda, segnalando anche possibili pressioni che avrebbero comportato la violazione delle leggi antitrust.
Nel frattempo il lavoro è proseguito, così col trascorrere dei mesi, a seguito d’inattesi dietrofront e uscite di scena che hanno calmato le acque, l’associazione tra General Motors e Cadillac, con la società Twg Global che possiede e gestisce l’Andretti Global, sono stato fattori che hanno rilanciato il progetto fino l’annuncio.
Anche a livello formale, i documenti della Companies House, registro cui sono tenute iscriversi le imprese con sede nel Regno Unito, hanno certificato il passaggio da “Andretti Racing Limited” a “Cadillac Formula Racing Limited” finalizzato lo scorso 13 dicembre e dunque, non rimane nulla del nome Andretti dove Mario, campione del mondo 1978, avrà comunque un ruolo contrariamente al figlio Michael, fuori dal progetto.
A chiarire la situazione, ci ha pensato un importante personaggio dell’attuale Formula 1, qual’è Toto Wolff team principal della Mercedes, spiegando a RacingNews365 il “no” ad Andretti ed il “si” verso Cadillac-General Motors: “Abbiamo sempre detto che se un team accresce il valore dello sport, allora l’ingresso è assolutamente necessario. Non c’è dubbio. A noi come Mercedes piace che i ricavi crescano, che il pubblico cresca, se qualcuno arriva e dice di poter far incrementare il valore, allora lo accogliamo a braccia aperte.
Quando si parlava del team Andretti, non ho mai sentito nessuno che dicesse questa cosa, non che ce ne fosse bisogno, perché comunque i team non hanno voce in capitolo in questo ambito ma sono la Fia e la Fom a decidere, però, se vuoi andare a una festa e non sei invitato, credo che tu debba almeno spiegare perché ritieni di doverci essere. Invece non è mai successo niente di tutto questo, probabilmente la cosa è partita male sin dall’inizio. Ora, con l’ingresso di GM come azionista e con il proprio motore c’è un fattore di crescita. Non sappiamo ancora altro e dovremo vedere la struttura dell’accordo, il pagamento dell’anti-dilution fee, quando questo accadrà. Allo stato attuale, non posso giudicare correttamente. Ma quanto ho sentito in precedenza quando si discuteva di Andretti, non è granché. E penso che i team meritino rispetto per ciò che hanno fatto.”
Troppo presto per dire quale sarà la denominazione ufficiale che dipenderà dall’eventuale peso di altri sponsor, impossibile al momento ipotizzare la colorazione della livrea.
La fabbrica è quella europea nella valley di Silverstone, già cuore anche di altri team, con Pat Simonds nel ruolo di consulente a garantire la giusta conoscenza dovendo partire (o quasi) da un foglio bianco, cominciando proprio dalla campagna di reclutamento di risorse aziendali.
Un altro tassello, o meglio impulso d’esperienza e capacità si chiama Rob White, che ha costruito la carriera dapprima in Renault contribuendo ai titoli 2005 e 2006, successivamente in un ruolo cruciale nel dominio Red Bull-Vettel dal 2010 al 2013, infine non troppo positiva l’esperienza in Alpine lasciando il ruolo di direttore operativo a metà 2024 a seguito di una ristrutturazione interna, voluta anche da Flavio Briatore.
Un progetto ambizioso quello della scuderia americana, già protagonista in altre categorie del motorsport, il cui benvenuto è stato consentito grazie al pagamento della tassa (si parla 450 milioni di dollari) utile per accontentare gli altri team che dovranno dividere la fetta degli introiti in undici anziché dieci, una franchigia valutata come oltre il doppio rispetto l’attuale canone anti-diluizione prevista dalle norme vigenti.
Insomma, contenti tutti.
Si tratta di una sfida entusiasmante perché, se i test pre-stagionali del 2026 seguiranno lo schema del 2024, mancano meno di 400 giorni al lancio della vettura. Da Le Mans a Talladega, dalle sport car alle stock car, GM sa come vincere.
Pat Symonds, consulente Cadillac Formula Racing Limited
Archiviata l’originaria idea di avvalersi della partnership Renault, che a seguito del ridimensionamento ha scelto strategicamente di chiudere il reparto motori e avvalersi dal 2026 per la propria Alpine della power-unit Mercedes, sarà la Ferrari a fornire nei primi due anni il blocco della motorizzazione e cambio, poi le stesse unità (almeno nelle previsioni) saranno prodotte autonomamente.
Questo perchè ad oggi, quello del 2028 non sembra un obiettivo del tutto delineato come certezza, infatti nel comunicato in cui viene annunciata la nascita di una società impegnata nella progettazione della power-unit, è specificato che “il team Cadillac F1 utilizzerà le Power Unit Ferrari fino a quando i motori GM non saranno approvati per l’uso nelle corse”.
Tale reparto o meglio azienda, sarà nota col nome di GM Performance Power Units LLC e vedrà Russ O’Blenes nella veste amministratore delegato, nel suo curriculum è stato direttore della sezione motori di General Motors (marchi Cadillac e Corvette) ma quella della Formula 1 sarà un’attività ben diversa, comunque aver prodotto motorizzazioni ibride nell’Endurance rappresenta un punto di partenza.
Un accordo importante per la Ferrari, perchè a seguito della conclusione dei rapporti con Sauber in cui sempre nel 2026, la nuova denominazione del team Audi si avvarrà di motori prodotti in autonomia, avrà la possibilità di mantenere due team clienti (l’altra è Haas) e dunque, una propria rilevanza per la scelta di uno dei due sedili, come accaduto in passato con Leclerc e Giovinazzi ai tempi di Alfa Romeo-Sauber, o più recentemente con Bearman che guiderà una Haas tra poche settimane.
Anche per i nomi è ancora troppo presto, l’unico che forse da Maranello potrebbe essere papabile,è quello di Arthur Leclerc, certo non più giovanissimo visto i 24 anni già compiuti e oramai l’impegno nel campionato endurance, ma bisogna considerarne la presenza negli ultimi test di Abu Dhabi dopo lo scorso Gran Premio conclusivo della stagione 2024, che potrebbe far pensare il suo nome come candidato o comunque in orbita di Formula 1.
Certo non mancano alternative, a cominciare dai nomi elencati nell’articolo dello scorso otto gennaio attualmente alla finestra, un profilo ideale anche per il contesto sarebbe quello di un pilota americano o sudamericano come Perez (da escludere Colapinto recentemente passato dalla Williams in Alpine) oppure figure in odore di Formula 1 senza mai avere la giusta possibilità e legate ad Andretti in altre categorie.
Caldo il nome di Colin Herta, quasi 25enne attualmente impegnato in IndyCar proprio con il team Andretti Autosport, detentore del record di pilota più giovane a vincere una gara della IndyCar (a 18 anni, 11 mesi e 28 giorni), che qualche anno addietro è stato vicinissimo alla massima serie, come nel 2021 quando Andretti avviò una trattativa per rilevare le quote di maggioranza della Sauber (al tempo rinominato commercialmente Alfa Romeo), poi nel marzo 2022 firmò un contratto di sviluppo con la McLaren con la possibilità di effettuare dei test pur mantenendo gli impegni in IndyCar, fino all’accordo nell’estate dello stesso anno con l’Alpha Tauri (per la stagione 2023) senza però avere i requisiti per correre.
Un ragionamento importante, perché servirà considerare la possibilità dei punti necessari per ottenere la Superlicenza per guidare una monoposto di Formula 1, che tiene conto dei risultati anche nel triennio precedente l’anno di richiesta.
Intanto è già iniziato il lavoro al simulatore, facendo leva sul lavoro di Marcus Ericsson, pilota svedese con esperienza pregresse in Formula 1, in collaborazione di Andretti Global nella IndyCar che darà un riscontro nel processo di lavorazione.
Dunque ancora una stagione e poi spazio alla prossima rivoluzione, un fattore che parallelamente agli altri team già in griglia non deve sorprendere, anzi, sarà la normalità l’eventuale scelta di una Scuderia senza particolari ambizioni in questo campionato, nel fermare completamente lo sviluppo per concentrarsi unicamente al 2026 come occasione di risalita.
A questo proposito l’Alpine ha addirittura già svelato un dettaglio, rivelando essersi messa già a lavoro mostrando un assaggio del nuovo regolamento, vale a dire un dettaglio della nuova ala anteriore.
Un 2025 che si preannuncia rischioso come confermato da Fred Vasseur, team principal Ferrari: “Tutti stanno rischiando e anche noi dobbiamo rischiare perché il 2025 sarà una stagione strana. Dovremo cambiare abbastanza presto con il progetto 2026, significa che la macchina che metteremo in pista in Bahrain sarà fondamentale.”
Nel frattempo la Cadillac non è ancora in pista, ma certo movimenterà i prossimi argomenti come il mercato piloti e non solo, magari ripensando l’attuale sistema di punteggio, che attualmente assegna punti solamente ai primi dieci piloti classificati sotto la bandiera a scacchi.