La rivoluzione del nuovo ct De Giorgi ribalta ogni pronostico: siamo campioni d’Europa anche nella pallavolo maschile, con una squadra giovane e dalle grandi prospettive.

Sempre imperscrutabili le misteriose vie dello sport: una nazionale mestamente eliminata dalle Olimpiadi dalla modesta Argentina poche settimane fa cambia ct, taglia i suoi giocatori più esperti, li sostituisce con un manipolo di esordienti di belle speranze e “così, de botto, senza senso” (per citare “Boris”) si prende il titolo di campione d’Europa, imitando la nazionale femminile e dando forse il via ad un nuovo, luminoso ciclo azzurro. Chissà se dopo questa estate cambierà, la solita mentalità xerocratica all’italiana che confonde spesso la parola “esperienza” con “sicurezza”, dopo che due ct, Mancini nel calcio e De Giorgi nella pallavolo maschile, hanno dimostrato che i nostri giovani sanno il fatto loro, anche ai massimi livelli, anche quando il pallone pesa come un macigno. Con la squadra più giovane dell’intero Europeo, 24 anni di media, Fefè De Giorgi da Squinzano (3 mondiali vinti da giocatore) ha ribaltato in due settimane le gerarchie europee e lanciato attraverso il massimo palcoscenico continentale alcuni giovani giocatori di assoluto spessore, che promettono scintille a non finire. Dice bene Fabio Vullo (scudetti 8 in carriera) ai microfoni Rai quando tira il freno sul battezzare questo gruppo come “la nuova generazione di fenomeni”, è prematuro e fuorviante, e dice ancora meglio quando analizza il fallimento di Tokyo parlando di una squadra fin troppo “esperta”, che dopo dieci giorni di partite ravvicinate non aveva più energia per andare avanti. Energia (e classe, e carattere) che invece alcuni ragazzi di De Giorgi sprizzano da tutti i pori: Giannelli è il leader ma è certamente l’ultima delle sorprese, visto che attendeva solo l’inevitabile consacrazione da capitano, ma come non farsi brillare gli occhi al pensiero di quello che potranno essere i vari Michieletto, Lavia, Romanò e Pinali se lasciati proseguire nel loro percorso di crescita? Una squadra ancora incompleta, assolutamente perfettibile, certo, ma che con la vittoria di Katowice irrompe a spallate prepotenti nella pallavolo dei grandi, spostando l’asticella ad un livello cui gli altri nostri competitor odierni non possono arrivare, semplicemente per ragioni anagrafiche. Un gruppo di questo spessore, a questa età, rappresenta un valore inestimabile, e non sarebbe potuto capitare in mani migliori, quelle di un ct brillante, solare, acuto e con una vita intera spesa sui campi di pallavolo, prima da giocatore poi con un lungo girovagare da tecnico, culminato nei trionfi marchigiani. De Giorgi è il secondo ct proveniente dal gruppo dei “fenomeni”, dopo Anastasi, ed ha davvero l’aria di essere l’uomo giusto al momento giusto. Questo titolo europeo maschile è arrivato in maniera decisamente diversa da quello delle ragazze, con una finale più facile per certi aspetti (non avevano il pubblico contro come Egonu & Co.) ma più difficile per altri. La Slovenia, infatti, ci ha trascinato fin dai primi palloni nella sua pallavolo, quindi nella partita a lei più congeniale, fatta di scambi lunghi, di tantissima difesa e di resistenza fisica e mentale. Un tipo di pallavolo
difficile da giocare per molte squadre maschili oggigiorno, oramai abituate a risolvere in un modo o nell’altro in pochi secondi ogni scambio, ed ancor più difficile da interpretare per una squadra così giovane, che in quanto tale non annovera la pazienza tra le sue qualità. Tant’è che l’Italia ha rischiato per ben tre volte di perderla, la finale, nel secondo, nel quarto e nel quinto set, riuscendo però con enorme merito a cavarsi sempre dai guai con abbaglianti sprazzi di classe, come una fuoriserie che all’improvviso trovi il modo di liberarsi da un ingorgo arrivando da 0 a 100 in 3 secondi. Dopo un brutto primo set, infarcito addirittura da 11 errori, l’Italia è partita bene nel secondo, salvo poi farsi rimontare e sorpassare sul 10-11: quello è stato il primo momento chiave, scongiurato da un magistrale time-out di De Giorgi che ha ridato fiducia ai ragazzi e a Giannelli, capace di chiudere il set malgrado la latitanza offensiva di Michieletto. Nel terzo ancora battaglia punto a punto, uno schema in cui la Slovenia si muove certamente con più agio di noi: i nostri avversari allungano sull’11-8, l’Italia, pur faticando in modo pazzesco, riesce a costruirsi lentamente la rincorsa, culminata nell’aggancio sul 20 pari, ma lì si spegne la luce, soprattutto in ricezione, e con 5 punti di fila la Slovenia vola sul 2 a 1. All’inizio del quarto set c’è il secondo snodo cruciale del match: l’Italia parte male, Pinali è svuotato (aveva già chiuso il set precedente col 10% in attacco…) e così De Giorgi butta nella mischia Romanò, una mossa che si rivela da subito vincente. Grazie al nuovo opposto risaliamo fino al 6 pari, ponendo al muro/difesa sloveno difficoltà impreviste, con due mancini da contenere anziché il solo Michieletto; contro uno schiacciatore mancino gli angoli di incidenza del muro cambiano, le posizioni difensive cambiano, le coperture cambiano. E gestirne due, a quelle velocità, non è un’impresa semplice. A spaccare il quarto set ci pensa Lavia, che con tre ace ci issa sul 16-13, poi ancora lui e Romanò firmano i due punti che ci portano al quinto (saranno 13 nel parziale per loro due). Ad inizio del quinto nuovo, e ultimo, inciampo rischioso per gli azzurri: partono sotto 0-3 e devono ringraziare ancora Romanò se il buco non si allarga in modo incolmabile. L’Italia rientra in partita e si cambia campo sull’8-7 per gli azzurri, ma la notizia più bella è che Michieletto sembra uscire dal grigiore che lo aveva attanagliato fin lì. Dopo il cambio di campo è proprio il nostro schiacciatore a piazzare il break decisivo con un devastante turno al servizio che ci porta sull’11-7. La Slovenia smette di crederci dopo un muro di Ricci e si arrende con l’ultimo errore al servizio di Cebulj per il 15-11 finale. Per la prima volta nella sua storia pallavolistica, l’Italia è campione d’Europa contemporaneamente sia al maschile che al femminile, un evento di portata enorme per l’intero movimento. “Chi vince festeggia e chi perde spiega”, diceva Velasco; allora, dopo due settimane, è già tempo di tirar fuori nuovamente il vestito buono.
Una vittoria che insieme al trionfo europeo calcistico, deve fare riflettere sul concetto di squadra, gruppo, voglia di divertirsi e aiutarsi l’uno contro l’altro.
Splendido!