Quanto accaduto nel Gran Premio del Messico ha sicuramente evidenziato le crepe regolamentari della Formula 1, con particolare riguardo ai criteri di giudizio sulle relative sanzioni.
La stagione flop della Ferrari è sotto gli occhi di tutti, ma il podio scippato a Vettel ha fatto andare su tutte le furie anche il più passivo degli spettatori.
Non è solo l’irruenza del giovane Max Verstappen, il cui talento è probabilmente pompato dal papà che porta con sé i ricordi dei distacchi dall’astro nascente Schumacher ai tempi della Benetton, ma tutta una serie di situazioni che ci lasciano perplessi, alle volte facendo spegnere la televisione anche al più incallito tifoso.
Premetto che per non snaturare il rischio della competizione, è necessario concedere qualcosa al brivido anche a costo di togliere qualche paletto alla sicurezza.
Innanzitutto, considerato il metro di giudizio finale che ha sanzionato il taglio di chicane di Verstappen, andava riconosciuta un’analoga penalità ad Hamilton, allo start dopo la prima curva; contestualmente, secondo la penalità inflitta a Vettel per essersi difeso su Ricciardo (motivo per cui ha perso il podio), andava penalizzato Verstappen che, sempre alla prima curva, ha spinto Rosberg (in lotta per il titolo mondiale!!!) ad allargare la traiettoria sull’erba.
Di più: facendo un passo indietro, la giusta penalità di Sainz per una manovra pericolosa ai danni di Alonso andava applicata anche su Rosberg, quando questi fece lo stesso a Barcellona contro Hamilton.
Tante regole purtroppo applicate in modo soggettivo, secondo la necessità.
Viene da pensare che, per contrastare la noia del dominio Mercedes, si stia creando il giusto ambiente per infuocare emotivamente i piloti, quasi spingendoli a litigare e a mancarsi di rispetto l’uno con l’altro, un basso espediente per tenere gli spettatori attaccati alla tv e per avere titoloni sui giornali e sul web.
Certamente fuori luogo gli aggettivi offensivi tra i piloti, ma il team radio di Vettel (con immediate scuse al direttore di corsa) è stato quanto di più spontaneo per un pilota (quattro volte campione del mondo, ricordiamolo) che con l’adrenalina ai massimi livelli si è visto negato un’azione a suo favore.
La Ferrari che, oggettivamente, è la storia della Formula 1, merita più rispetto.
Molti tifosi hanno invocato in segno di protesta, il boicottaggio degli ultimi due Gran Premi, mandando a quel paese il carrozzone governato dagli inglesi, fosse anche solo per un pausa di riflessione.
Invece mi auguro che questa frustrazione, si trasformi in rabbia allo scopo di dare ai piloti una monoposto degna della storia del Cavallino Rampante, così da spegnere sul nascere ogni probabile alibi.
Nel frattempo, attendiamo ancora giustizia per la morte di Jules Bianchi, di cui l’unica testimonianza del tremendo incidente è quella di un video amatoriale, contrariamente al team radio velocemente “bippato” e trasmesso in diretta mondiale quasi come una blasfemia, per chissà quali regole.