A distanza di otto anni, un italiano sale sul tetto del motociclismo: è Franco Morbidelli.
Il pilota italo-brasiliano, guidando la Kalex del team Marc VDS, si è laureato campione del mondo della classe Moto2 dopo il terzo posto nell’ultima gara di Sepang, alla cui vigilia il rivale più vicino in classifica, Thomas Luthi, aveva dato forfait per infortunio.
Per il pilota della VR46 Riders Academy, nato a Roma nel ’94, un percorso di costante crescita vincente iniziato nel 2013 che l’ha visto campione europeo nella categoria Superstock 600, mentre l’anno successivo era già pilota titolare in Moto2.
Da quel momento disputa 70 gare, ottenendo 20 podi, 6 pole position e 12 giri veloci, fino alle 8 gare vinte quest’anno (manca l’ultima di Valencia), una stagione in cui la continuità è stata fondamentale per conquistare il titolo nella classe che precede la MotoGp, dove il prossimo anno sarà protagonista con una Honda clienti, arricchendo il numero di piloti italiani partecipanti insieme a Dovizioso, Rossi, Iannone e Petrucci.
Il suo titolo riempie il vuoto di un mondiale tricolore che mancava dal 2009 (Rossi in MotoGP) ma soprattutto, nella stessa categoria, quello di Marco Simoncelli, che trionfò nel 2008 sulla stessa pista dove oggi si festeggia l’analogo epilogo.
Per questo ci piace sognare.
Concordo perfettamente con le tue parole.
Sportivamente non dimentichiamoci come i piloti italiani, vantano un certo credito su quelli spagnoli, verso il titolo mondiale in MotoGp.
Grazie per il tuo contributo.
E’ sempre un piacere poter annoverare un italiano tra i campioni del mondo. Team seri e forti economicamente (vr46 racing academy è esattamente questo), riescono a far emergere le qualità dei piloti e indirizzarle correttamente. Forse potremo assistere ad una inversione di tendenza sullo strapotere iberico.