Gente da Superbowl 2: Jerry Rice, il mondo nelle mani

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Jerry-Rice_postNon può esserci l’uno senza l’altro. Come Stanlio e Ollio, come Starsky e Hutch, come Totò e Peppino, non si può raccontare Joe Montana senza passare per Jerry Rice, il più forte ricevitore (e forse giocatore) di tutti i tempi. Il dualismo di Rice con Randy Moss in questa speciale classifica, nato in tempi recentissimi, può anche essere proponibile guardando alcuni dati sui singoli rendimenti stagionali, ma diventa insostenibile per Moss quando si passa a considerare l’intera carriera e, ancor di più, i tre Superbowl vinti da Rice a fronte dello zero del rivale. In un ruolo come quello del ricevitore, in cui di botte se ne prendono tante, poter vantare una carriera ventennale (con sole 10 partite saltate per infortunio!) e sempre ai massimi livelli come quella di Rice è sintomo di una straordinaria attenzione nella preparazione atletica (anche nella offseason) e nello stile di vita fuori dal campo. Se a queste caratteristiche aggiungete due mani di strepitosa sensibilità e una maniacale accuratezza nell’esecuzione degli schemi, ecco ottenuto il leggendario numero 80.

Jerry Lee Rice, da Crawford, Mississippi, nasce nel 1962 e viene costretto al football dal preside del suo liceo, in cambio della chiusura di entrambi gli occhi sulle numerose assenze di uno studente non proprio modello. Snobbato dalle principali università statunitensi, Rice trova posto solo nella piccola Mississippi Valley State, dove fa segnare numeri da capogiro nelle stagioni 1983 e ’84, con i record stagionali NCAA di ricezioni (102) e yard ricevute (1.450) e 50 touchdown segnati in tre stagioni, guadagnandosi l’impegnativo soprannome di “World”, “mondo”, perché i suoi tifosi sostengono che non ci sia palla al mondo che il loro beniamino non sia in grado di ricevere. Teoricamente dovrebbe essere una delle stelle al draft NFL del 1985, ma alcuni scout considerano Rice troppo lento per gli standard NFL e questo elemento fa sì che solo due squadre, Dallas Cowboys e San Francisco 49ers, si interessino seriamente a lui: i californiani, essendo i campioni in carica, dovrebbero scegliere per ultimi, ma scambiano le loro prime due scelte con i New England Patriots, che precedono i Cowboys nell’ordine di chiamata, riuscendo così ad assicurarsi Rice.

Il nostro rimarrà a San Francisco per ben 15 anni, dall’85 al 2000, vincendo tre Superbowl (1988, ’89 e ’94), stabilendo una quantità innumerevole di record per il suo ruolo e dando un enorme contributo alla leggendaria “west coast offense” dei 49ers, guidata dapprima da Joe Montana e poi da Steve Young. Nel Superbowl dell’88, contro i Cincinnati Bengals, la sua eccezionale prestazione (11 ricezioni per 215 yard e un touchdown) gli vale il titolo di MVP della finale. Non è da meno nel Superbowl dell’anno seguente, contribuendo con 7 ricezioni, 148 yard e il record di 3 touchdown alla straripante vittoria 55-10 su Denver (MVP sarà però Montana). Rice diviene addirittura eroico nel successo del’94, quando, giocando gran parte del match con una spalla slogata, fa comunque registrare 10 ricezioni, 149 yards e 3 touchdown.

Nel 2000, con i 49ers stretti tra l’esplosione di Terrell Owens e la necessità di ridurre il monte-stipendi, Rice viene lasciato libero di scegliersi una nuova squadra: il campione si sposterà solamente dall’altra parte della baia, a Oakland, accasandosi con i Raiders, che nel 2002 condurrà al Superbowl, perso malamente contro i Tampa Bay Buccaneers. Nel 2004 passa ai Seattle Seahawks, con cui arriva ancora una volta ai playoff; l’anno seguente firma per i Denver Broncos ma, prima dell’inizio della stagione, cambia idea e opta per il ritiro. In segno di rispetto, i 49ers gli fanno allora sottoscrivere un contratto di un giorno, per concedergli di ritirarsi come giocatore della squadra che lo ha visto diventare leggenda.

Se volessimo elencare tutti i record detenuti da Jerry Rice questo post si protrarrebbe ben oltre il sopportabile, pertanto ci limitiamo ai più significativi, resi ancor più impressionanti dall’enorme distacco che lo separa dal secondo classificato: 1.549 ricezioni (Tony Gonzalez, ancora attivo, ne ha 307 di meno), 22.895 yard su ricezione (6.961 in più del suo ex compagno Terrell Owens), 197 touchdown su ricezione (41 in più di Randy Moss), 208 touchdown totali (197 su ricezione + 10 su corsa + 1 su fumble recuperato) con 33 lunghezze di vantaggio su Emmitt Smith, secondo a quota 175. I 1.256 punti segnati da Rice ne fanno il primo marcatore della storia della NFL, esclusi i kicker, ed è l’unico ricevitore della storia a poter vantare ben 14 stagioni con almeno 1.000 yard su ricezione. Convocato 13 volte al Pro Bowl (ininterrottamente dall’86 al ’96, poi nel ’98 e 2002), di cui è stato MVP nell’edizione 1995, il suo numero 80 è stato ritirato dai 49ers ed è stato eletto nella Hall of Fame al primo ballottaggio, nel 2010.

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Gianluca Puzzo

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