
La Spagna vince il campionato europeo di calcio 2024 che, oltre al risultato sportivo, lascia in eredità argomenti e storie da tramandare, compreso un commento a freddo sul risultato della nazionale italiana. Nel frattempo è già tempo dei ritiri in preparazione dei campionati nazionali, con la stagione 2024-25 iniziata col primo turno di qualificazione alla Champions League in un calcio no-stop.
Un tempo molto lungo quello trascorso dall’ultima volta.
Era l’11 luglio 2021, quando sui divani indossammo l’azzurro o qualcosa di tricolore segnati dalla pandemia e ricordando il nostro inno suonato dai balconi. Anche per questo la seconda mancata qualificazione al mondiale fece molto male, facendoci credere di avere vinto a Wembley solamente per un allineamento di pianeti.
Nella Germania che tanti bei ricordi ci tramanda, il cammino europeo della nostra nazionale si è concluso anzitempo, effettivamente deboli erano le possibilità di difendere quel titolo vinto oltre ogni previsione; resta una prestazione tra le peggiori della nostra storia in un movimento che vive un periodo di crisi perenne.
PERCORSO AZZURRO
Il sorteggio ci aveva assegnato un girone di ferro, lo sapevamo, specie se confrontato con una qualificazione artigliata col batticuore in un raggruppamento non irresistibile, fatta eccezione per l’Inghilterra.
Un percorso di preparazione, iniziato anche spingendo il gruppo sotto il profilo emotivo, con i fantastici numeri 10 di ieri, quali Giancarlo Antognoni, Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, Gianni Rivera e Francesco Totti impegnati ad incontrare gli azzurri sotto lo slogan “siamo tutti dieci”.
Da contestualizzare l’esordio contro l’Albania n.66 del ranking Fifa alla seconda qualificazione in un grande torneo dopo l’europeo 2016, con quell’assurda rimessa laterale utile per mettere a dura prova la nostra lealtà al cristianesimo, poi bravi a ribaltarla rapidamente, pessimi a sciupare tante occasioni e fortunati ad evitare la beffa negli ultimi secondi.
Nel frattempo l’occhio alla Spagna che all’esordio aveva vinto 3-0 contro la Croazia, successivamente l’Albania nella seconda giornata a sorprendere i croati pareggiando nei secondi finale per farci un gran favore vista la supremazia degli spagnoli nei nostri confronti, per un risultato che senza gli interventi di Donnarumma avrebbe assunto un punteggio tennistico.
Nella fattispecie è bastato confrontarsi con i migliori per capire un altro sport, uscire dal nostro cortile per valutare quanto ampia sia la differenza anche di sproporzionate valutazioni di mercato.
Un miracolo sportivo quello concretizzato nell’ultima azione contro la Croazia, per una nazionale qualificata agli ottavi senza mai brillare e salvata dall’istinto di sopravvivenza, pareggio fondamentale perché altrimenti, non saremmo nemmeno rientrati tra le quattro migliori terze.
Gli ottavi contro la Svizzera hanno rappresentato l’occasione perfetta per vendicare sportivamente la mancata qualificazione all’ultimo mondiale, ma purtroppo è andato in scena lo stesso copione visto nelle tre precedenti partite, con una sconfitta senza attenuanti.
Ingiustificabile l’approccio caratteriale, la distanza tra i reparti senza nemmeno volersi aiutare l’uno con l’altro, mediocrità totale, imprecisione, timidezza e nessuna reazione tranne un paio di sporadici episodi, idee confuse, poco gioco e zero gol degli attaccanti imprecisi oltre che leggeri sotto porta.
Percentuali clamorose di possesso palla a favore della Svizzera, una nazione che ha come primo sport l’hockey sul ghiaccio, davanti una nazionale (la nostra) che sicuramente sotto il profilo caratteriale, avrebbe faticato pure contro battagliere squadre di C o D.
FALLIMENTO
Sempre in svantaggio nelle quattro partite disputate con altrettante diverse formazioni diverse, continuando a riproporre una difesa dove puntualmente i due terzini sono stati i peggiori, una via di mezzo invece gli esterni.
Un naufragio, umiliati, messi male e perennemente fuori posto senza nemmeno la mentalità di provarci nel sapere cosa fare, senza gioco, sparpagliata per il campo, senza ritmo e idee, giocatori confusi al pari di conferenze stampa sembrati quasi dei romanzi, forse troppi contenuti poi eccessivamente caricati, tensione e pressione che fanno rima con confusione.
Un europeo dove oltre essere stata nulla, l’Italia ha avuto la capacità di prendere per due volte il gol dopo pochi secondi, a dimostrazione di come si scendeva in campo deconcentrati, una delusione troppo forte per non ricercare i motivi che rappresentano la sintesi di prestazioni una peggiore dell’altra.
Salviamo Donnarumma perché senza di lui qualsiasi partita sarebbe finita tanto a poco, forse Bastoni e Calafiori, mettiamo Zaccagni per avere salvato la nazionale dall’eliminazione nel girone.
Presentare una nazionale con pressing alto e partenza dal basso, vuol dire esporre anche l’aspetto emotivo con fattori che vanno bilanciati quali ansia e ferocia (la prima), calma e serenità (la seconda); l’Italia invece ha fatto tutto al contrario.
Il componente tattico resta di valore per quanto dimostrato nei club, sfiorando però una gestione che meriterebbe qualche spiegazione, non siamo giustizialisti ma qualcuno dovrà pur rendere conto, anche politicamente come Federazione.
Più volte si è detto della priorità di mancanza del ritmo, viene il dubbio allora se per esempio nazionali come quella scozzese che della fisicità ha sempre fatto il proprio cavallo di battaglia, non abbiano mai vinto nulla.
Proseguendo con i “magari”, è mancata un’alternativa come ala e terzino destro, risalto maggiore l’attività social di Politano non convocato, anche qui servirebbe un chiarimento: cosa è successo? perché rispetto a Di Lorenzo che di quel Napoli scudettato era il figlio, invece Politano non è stato chiamato?
Certamente non stiamo parlando di individualità che avrebbero sovvertito il risultato, ma pure qui andrebbero fatte delle riflessioni sulla gestione.
Ma soprattutto come avrebbe dovuto giocare questa nazionale: difesa a tre, a quattro? due ali? due punte o mezze punte? due play?
Una confusione perché si è esagerato, anche col fatto di sentirsi accerchiati, trasferendo tensioni divenute paure, non si può perdere tempo dietro un presunto topino interno allo spogliatoio essendoci cose più importanti a cui pensare.
Un dettaglio di non poco conto ha riguardato il momento delle interviste dopo l’eliminazione, con i giocatori delusi ma non provati emotivamente come lo furono, per esempio Andrea Barzagli dopo i rigori persi contro la Germania ad Euro2016 e Gigi Buffon immediatamente dopo l’eliminazione al play-off del mondiale 2010, calciatori e soprattutto uomini in quei momenti profondamente segnati emotivamente nonostante avevano già raggiunto apici come il Mondiale 2006, ripetuti scudetti consecutivi e finali di Champions League seppur perse.
Spenti, presi a schiaffi, inaccettabile, un fallimento, una vergogna, un’agonia sportiva dove l’unico ruolo amaramente poetico, è che sia stata propria la Svizzera a porre fine all’agonia.
A proposito di percorso iniziato da pochi mesi e risicato numero di partite giocate prima dell’europeo, c’è stato un altro commissario tecnico, ironia della sorte sempre italiano, tale Vincenzo Montella, protagonista di un grande risultato con la Turchia dopo appena dodici partite su quella panchina, a dimostrazione di come e quanto contano le motivazioni che si riesce a trasmettere ai giocatori selezionati.
Casualità? Circostanze? Alla fine contano sempre numeri e risultati.
SPERANZA?
Grazie alla nazionale italiana under 17, vincitrice del campionato europeo strapazzando in finale il malcapitato Portogallo, dopo un percorso netto senza sconfitte, con l’augurio che almeno una parte di questa selezione, possa tra qualche anno, essere protagonista di quelle emozioni che oggi di mancano.
Ci vorrà coraggio, lo stesso troppe volte mancato e un’assurda circostanza per cui nonostante le nazionali giovanili italiani siano tra le migliori in Europa, poi i calciatori finiscono spesso ai margini delle prime squadre, oppure in prestito salvo perdersi in molti casi.
Si è detto nella conferenza stampa dopo l’eliminazione che “senza mondiale 2026 sarebbe un disastro”, una frase già sentita e risentita in passato, cui sarebbe ora di passare dalle chiacchiere ai fatti, anche con scelte politicamente contro-corrente.
CALCIO MALATO?
A livello internazionale, l’ultimo mondiale da protagonisti risale al 2006, ricordiamo fuori nella prima fase edizioni 2010 e 2014, fuori nelle qualificazioni edizioni 2018 e 2022, resta un lampo l’Europeo di tre anni fa, si parla sempre di progetti ma ormai da diciotto anni, rimangono tali.
Mi sarà permessa una parantesi dove addentrandoci nei meandri, senza nulla screditare le belle parole d’inclusione e imprese sportive straordinarie come quelle compiute un anno addietro dal Lecco e recentemente dalla Carrarese promossa dalla C alla B, ci sono regole assurde che screditano l’essenza dello sport e nella fattispecie del calcio italiano, giocando con la passione dei tifosi e soprattutto Presidenti e sponsor che investono a fondo perduto, comprese le amministrazione locali obbligate ad ammodernare gli impianti secondo la categoria di pertinenza.
Sappiamo benissimo come il calcio dilettante alimenta il carrozzone (che solitamente in F1 chiamiamo Gran Circus), per questo è innanzitutto da riscrivere la regola delle promozioni al professionismo.
Il caso specifico è quello della Serie D, dove solamente la prima classificata in ognuno dei nove gironi accede alla C, mentre le altre società classificate dalla seconda alla quinta posizione, disputano la coda di uno strano play-off la cui vincitrice di ciascun girone, non viene promossa ma inserita in una graduatoria di ripescaggi qualora si verificassero forfait delle società professionistiche al momento dell’iscrizione al successivo campionato.
Così dopo la bocciatura dell’Ancona, un’assurda regola invece di premiare il Siracusa vincitore del play-off e autore di una media punti eccezionale tale da stravincere virtualmente in qualsiasi altro dei nove gironi (rispetto a quello I) dietro uno stellare Trapani, senza dimenticare la sua gente che ha riempito il “Nicola De Simone” con medie spettatori da categoria superiore probabilmente avvicinabile pure a molte partite di B, ha promosso o meglio inserito dal nulla, il neonato Milan under 23.
A proposito, se qualcuno avesse approfondito la recente operazione della Juventus con l’Aston Villa per l’acquisizione di Douglas Luiz, avrà fatto caso alle contropartite chiamate Enzo Barranchea (argentino) e Iling jr (inglese), per il primo trentasette presenze e cinque gol (2020-23) nella Juventus Next Generation, per il secondo invece, nove presenze e tre reti tra il 2021 e 2023 sempre nella stessa formazione: sarebbe questo il progetto della Federazione per fornire talenti alla nazionale italiana?
Alla faccia dell’inclusione dei territori e delle vergini parole quando esplose il caso Superlega.
Potrò sembrare di parte seppur con tinte bianconere, ma una riflessione nel nostro piccolo orticello andava fatta, non si può essere solo tifosi e appassionati ogni biennio o (malauguratamente) quadriennio.
Nell’atletica leggera e non solo, stiamo assistendo all’apertura dei confini con nuovi atleti che stanno riscrivendo la storia: possibile non ci siano anche oriundi, italiani di seconda e terza generazione affascinati dalla tradizione di una maglia azzurra da riportare in alto?
Basti vedere il modello di altre nazionali come Olanda, Francia e Spagna.
Quanto al discorso elezioni anticipate, non piaciuto a molti in quanto sembrato strategico per confermare gli equilibri attuali e non avere il tempo di presentare un forte candidato sfidante, è arrivato persino un duro attacco del Ministro dello Sport Andrea Abodi nei confronti del presidente federale Gravina, con una provocazione ad un’intervista a “Il Foglio” paragonando quanto successo con le scorse presidenziali in Francia: “La Nazionale italiana, da molto tempo, sta attraversando una crisi sistemica. E in questa crisi pesa anche il fatto che nella Federcalcio italiana vi sono degli equilibri che penalizzano la promozione del talento e della competitività. Ed è complicato che la Federazione possa pensare al futuro del calcio italiano condizionata dagli interessi di parte, quelli delle singole componenti, senza ragionare sugli interessi del sistema, con una visione organica che coinvolga tutti, tenendo conto della capacità di apporto.”
Un’altra problematica che andrà risolta è quella proveniente dall’antitrust che ha multato la Figc di una cifra poco superiore ai 4 milioni di euro per abuso di posizione dominante, non avendo stipulato dal 2015 nessuno accordo previsto dal Coni con gli enti di promozione sportiva mantenendo il controllo pure sulle attività amatoriali (pronto il ricorso al Tar).
Si legge in una nota che la Figc “ha attuato una complessa strategia escludente per rafforzare la propria posizione dominante” estendendola anche “al mercato dell’attività ludico-amatoriale, in cui opera in concorrenza con gli Enti di Promozione Sportiva (Eps)”, utilizzando quindi in modo strumentale il proprio potere considerato illegittimamente come agonistica l’attività amatoriale svolta dagli Enti di Promozione Sportiva con atleti compresi tra i 12 ed i 17 anni, imponendo inoltre la convenzione e pre-autorizzazione di un evento limitando di fatto, la libertà alla associazioni sportive dilettantistiche.
Così qualsiasi associazione sportiva di qualsiasi regione, per organizzare un torneo anche attività di base (pulcini?) è obbligata a chiederne autorizzazione (e pagarne una tassa?), pena la squalifiche dei dirigenti organizzatori o sanzioni all’associazione, tutto ciò oltre gli esosi costi dei campionati ufficiali giovanili e quelli di tesseramento.
Personalmente non ritengo positivo nemmeno avere esteso il campionato Primavera 1 (a partire dalla stagione 2024/25) agli under 20, quando indipendentemente dalla categoria, un calciatore o presunto tale deve giocare in una prima squadra.
Tanti problemi con un’unica sommatoria: la nostra nazionale è diventata di seconda fascia.
È un’emozione difficile da spiegare, è una cosa meravigliosa soprattutto per noi giocatori e per tutto lo staff, e soprattutto per i tifosi che sono venuti a sostenerci. Non è che smetto eh, ma mi mancava un traguardo come questo per dire che ho dato tutto me stesso, per raggiungere questo tipo di partite e di risultati.
Josip Ilicic, calciatore Slovenia (dopo il suo esordio)
I NUMERI (in corsivo le qualificate)
Fase a gironi
A: Germania (7), Svizzera (5), Ungheria (3), Scozia (1).
B: Spagna (9), Italia (4), Croazia (2), Albania (1).
C: Inghilterra (5), Danimarca (3), Slovenia (3), Serbia (2).
D: Austria (6), Francia (5), Paesi Bassi (4), Polonia (1).
E: Romania (4), Belgio (4), Slovacchia (4), Ucraina (4).
F: Portogallo (6), Turchia (6), Georgia (4), Rep. Ceca (1).
Confronto tra le terze classificate (in corsivo le qualificate)
Tra parentesi punti e gol fatti/subiti:
Paesi Bassi (4) 4-4.
Georgia (4) 4-4.
Slovacchia (4) 3-3.
Slovenia (3), 2-2.
Ungheria (3) 2-5.
Croazia (2) 3-6.
Ottavi di finale (in corsivo le qualificate)
Portogallo – Slovenia 3-0 d.c.r.
Francia – Belgio 1-0
Germania – Danimarca 2-0
Spagna – Georgia 4-1
Inghilterra – Slovacchia 2-1
Svizzera – Italia 2-0
Romania – Paesi Bassi 0-3
Austria – Turchia 1-2
Quarti di finale (in corsivo le qualificate)
Spagna – Germania 2-1 d.t.s.
Portogallo – Francia 3-5 d.c.r.
Inghilterra – Svizzera 5-3 d.c.r.
Paesi Bassi – Turchia 1-2
Semifinale (in corsivo le qualificate)
Spagna – Francia 2-1
Paesi Bassi – Inghilterra 1-2
Finale (in corsivo/grassetto la vincitrice)
Spagna – Inghilterra 2-1
STORIE DA TRAMANDARE
L’europeo è iniziato la sera del 14 giugno, con una cerimonia in omaggio al Kaiser Beckenbauer, protagonista la vedova Heidi insieme ai due capitani tedeschi vincitori del trofeo, quali Bernard Dietz (1980) e Jurgen Klinsmann (1996), portare in campo il trofeo sullo sfondo di un video molto emozionante.
Per la Danimarca il gol all’esordio di Eriksen contro la Slovenia, ha chiuso il cerchio rispetto alla maledetta partita di tre anni addietro, segnata dalle immagini shock dell’arresto cardiaco in quel debutto contro la Finlandia.
C’è quella dello sloveno Joseph Ilicic di anni 36, una vita calcistica in Italia con delle fragilità umane, tornato in nazionale dopo tre anni e presente per dare il suo contributo quasi a saldare un conto in sospeso, bravo e coraggioso il c.t. Kek a concedergli l’opportunità, consapevole che solamente una mancata continuità nelle prestazioni non ha fatto di lui, uno tra i migliori calciatori d’Europa della sua generazione.
Un talento cristallino, trovato dal Palermo che fu di Zamparini, poi alla Fiorentina ed esploso con l’Atalanta di Gasperini, amato dai suoi tifosi fino all’anno del Covid, che lo contagiò fino ad innescare una fase di depressione.
L’ultimo saluto agli atalantini in evidente sovrappeso, il ritorno nella sua Maribor dove tutto era cominciato fino all’epilogo più bello, un ritorno tra l’altro “segnato” dal gol nell’amichevole di preparazione contro l’Armenia, per un finale che andava riscritto come meritava, coronato dall’esordio nell’ultima giornata della fase a gironi contro l’Inghilterra, in tempo per la qualificazione agli ottavi di finale.
Da record Cristiano Ronaldo diventato il primo calciatore a disputare sei campionati europei, straordinariamente vicina a noi quella disperazione dopo il calcio di rigore fallito negli ottavi di finale, nonostante un conto in banca da fare paura a mezzo continente africano e un palmares lungo poco meno l’antico testamento.
Altrettanto il talento cristallino spagnolo Lamine Yamal più giovane calciatore ad esordire a nemmeno diciassette anni compiuti, la sua presenza magari con i compiti delle vacanze da svolgere durante il ritiro, ma forte di 50 presente col Barcellona tra Liga e Champions League, nel frattempo nominato miglior giovane dell’Europeo.
Una perla il suo gol in semifinale per rialzare la sua Spagna in svantaggio contro la Francia, diventato più giovane calciatore (16 anni e 362 giorni) a segnare tra Mondiali et Europei, superando il record che apparteneva ad un tale Pelè (17 anni e 239 giorni).
SORPRESE E CONFERME
Tra le delusioni c’è sicuramente la Croazia al canto del cigno di una generazione che ha dato tanto, basti pensare alla semifinale raggiunta nel mondiale due anni addietro, dopo aver battuto nei quarti il Brasile e sconfitti dall’Argentina poi campione del mondo.
Folle il girone E con tutte le quattro nazionali classificate con quattro punti, cui l’Ucraina non è riuscita a superare il turno per la differenza reti, lusinghiero il risultato dell’Austria capace di chiudere il girone davanti Paesi Bassi e Francia, risultato ed entusiasmo purtroppo non bastato per andare oltre gli ottavi.
Equilibrato oltre la più rosea previsione il Gruppo C, cui sono bastati tre pareggi alla Danimarca per qualificarsi come seconda classificata, tanto sarebbe bastato alla Serbia se fosse stata più cinica.
Risultato storico quello degli ottavi di finale per la Georgia all’esordio assoluto, ricordiamo quarta nel girone di qualificazione composta da cinque squadre, premiata ma soprattutto cinica grazie al meccanismo che rimette in gioco nel play-off le nazionali che ben figurano nella Nations League e qualificata come vincitrice dello spareggio della Lega C dopo aver battuto Lussemburgo e Grecia ai calci di rigore.
Complimenti alla Romania che dopo essere stata eliminata agli ottavi dai Paesi Bassi, ha perfettamente pulito lo spogliatoio dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera, lasciando un caloroso messaggio di ringraziamento per l’accoglienza agli organizzatori tedeschi, gesto diventato subito virale che ha riscosso elogi e applausi da tutto il mondo.
A proposito di Paesi Bassi, impariamo a chiamare la nazionale con questo nome perché buona parte delle terre, tra cui la capitale è posizionata sotto il livello del mare, contrariamente “Olanda” è il nome di due province degli stessi Paesi Bassi (in inglese Netherlands) quali Olanda settentrionale e meridionale.
L’eliminazione del Portogallo ai rigori contro la Francia nei quarti di finale, rimarrà nell’immagine della reciproca consolazione tra Pepe (41 anni) e Ronaldo (39 anni), straordinari esempi di longevità, passione, orgoglio e amore viscerale per la propria nazionale, molti calciatori (italiani compresi) non potrebbero nemmeno allacciargli le scarpe per dedizione e disponibilità nonostante le loro carriere.
Singolari ma proficui i numeri della Francia, giunta in semifinale con due vittorie, tre pareggi, due autogol a favore e soprattutto, zero gol su azione sulle cinque partite fin lì disputate
SULLE FINALISTE
Nonostante l’Inghilterra sia arrivata per la seconda volta consecutiva in finale, inizialmente alla nazionale allenata da Southgate, vista la disponibilità di calciatori con esperienza internazionale e tasso tecnico decisamente superiore al nostro, non era bastato superare il girone da primi, perché aspre sono state le critiche al c.t. come alla squadra, sonoramente fischiata nella seconda e terza/ultima giornata, per un’atmosfera cambiata nonostante i buoni propositi iniziali, caratterizzata da anemia di prestazione nonostante un reparto offensivo stellare.
Una critica talmente pesante da indurre l’allenatore a chiedere unità e sostegno per la squadra anche a costo di addossarsi ogni responsabilità, un trattamento davvero inusuale come nessuna nazionale comunque inizialmente qualificata agli ottavi.
Poi l’arte di sapersi arrangiare e la capacità dei singoli, ma nonostante la seconda finale consecutiva persa e l’incubo dell’ennesimo trofeo sfuggito, resta il lavoro in una dimensione di assoluto livello di fronte (ahi loro) una Spagna che con tutto il rispetto, ha meritato il successo proponendo un calcio che vista la media anagrafica, rischia di vincere ancora per molti anni.
Europeo vinto per k.o. tecnico al termine di un girone dominato, poi larga vittoria contro la Georgia, ai supplementari dopo lo scampato (forse unico) pericolo tedesco e l’episodio del calcio di rigore non assegnato per il presunto fallo di mano che chissà, avrebbe potuto riscrivere tutta un’altra storia, ancora la rimonta contro un’altrettanta forte Francia tanto da fare sembrare Mbappè un giocatore qualunque fino all’atto finale.
Una Spagna in contrapposizione tra Jesus Navas (38 anni) all’ultima apparizione, superstite di quella generazione d’oro che vinse europeo e mondiale 2010 e 2012 (non partecipò ad Euro 2008), e le stelle Nico Williams – Lamine Yamal destinate a guidare la Roja, senza dimenticare Pedri nonostante l’assenza di un’altra stella, quale Gavi assente per infortunio e molti, molti altri.
LA NAZIONALE ITALIANA DOMANI
La rivedremo nella Nations League 2024-25 in occasione della prima giornata del Gruppo 2, esattamente il 6 settembre al Parco dei Principi contro la Francia, cui seguirà tre giorni dopo un’altra trasferta contro Israele presumibilmente in campo neutro.
Con l’occhio già proiettato ai mondiali dai quali siamo assenti da ben due edizioni, dove la fase di qualificazione sarà ridotta a giorni formati da quattro o cinque nazionali (rispetto alle cinque o sei), con l’obiettivo di avere meno squadre cuscinetto e quindi più imprevedibilità, dove accederanno alla tabellone principale le prime classificate di ciascun girone, mentre parteciperanno al play-off per gli ultimi posti utili, le seconde classificate e le quattro migliori nazionali col miglior ranking nella Nations League, a dimostrazione di quanto sia un torneo da giocare al massimo delle proprie forze.
Per questo motivo fare bene, diventa fondamentale soprattutto per non crollare nel ranking ed evitare di non rientrare in prima fascia che automaticamente, significherebbe incrociare una “grande” verso il percorso a quel primo posto che garantisce l’accesso immediato ai mondiali.
È il motivo per cui gli occhi saranno puntati sui prossimi risultati e relativi aggiornamenti, che ad esempio, comprenderanno anche l’esito della Copa America.
GRAZIE SIGNORE
Perché ci hai dato il calcio.
Che ci fa abbracciare e disperare.
Che ci ha fatto scendere sulle quelle stesse strade pochi anni fa, sede di megafoni per rimanere a casa, purtroppo in queste settimane rimaste vuote e silenziose.
Sarà il nostro successo a prescindere, come imparammo dal Divin Codino dopo Pasadena nel 1994, rialzandoci come sempre accettandone il dolore.
Ci sarà un domani, lo sogneremo e aspetteremo.
Per ricordare con chi, e accanto chi, per storie ad altissimo gradimento.
Complimenti Andrea, bellissimo articolo. Sì evince proprio la grande passione che hai per il calcio, oltre che per l’automobilismo!
Quando tre anni addietro scrivemmo “Wembleyazo!”, rappresentava un giusto tributo alla straordinaria impresa della nazionale, ma sarebbe troppo facile farlo nei momenti di gioia e felicità sportiva.
Nello sport in generale, il risultato rappresenta la punta d’iceberg di tutto ciò che riguarda il dietro le quinte, obiettivo di SportOne nel raccontare e andare oltre, chiaramente con osservazioni costruttive.
Grazie per il commento ed il seguito.