Jaromir Jagr 1 – Gli anni dei Penguins

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Ve lo avevo preannunciato che saremmo partiti da lui, Jaromir Jagr, ceco di Kladno, classe 1972, uno dei migliori (e dei più longevi) giocatori di hockey della storia. Ala destra straordinariamente dotata sia sul piano fisico (1 metro e 91 per un peso ben sopra il quintale) che su quello tecnico, il suo arrivo nella NHL è già quello del predestinato: selezionato dai Penguins come quinto assoluto al draft del 1990, quindi poco dopo la caduta della Cortina di Ferro, è il primo giocatore dell’Est europeo che la Storia non costringe a scappare e a rifugiarsi negli USA per poter giocare nella National Hockey League.

Jagr si presenta ai tifosi di Pittsburgh come meglio non si potrebbe, divenendo subito una pedina determinante nella squadra che conquisterà due Stanley Cup consecutive, nel 1991 e nel ’92. Individualmente, il ceco fa segnare numeri da capogiro e una crescita esponenziale, che lo porterà dai 57 punti della regular season d’esordio (27 gol e 30 assist) su su fino ai 99 del ’94 (32+67), con le relative convocazioni per l’All Star Game (le prime 3 delle 12 totalizzate finora) e il record di più giovane realizzatore di tutti i tempi in una finale di Stanley Cup.

La stagione 1994-95 viene dimezzata dal lockout ma, dopo essersi tenuto in forma con qualche partita in patria e perfino nel nostro Bolzano (16 punti in sole 6 partite…), Jagr si presenta ancora più forte di prima, aggiudicandosi il primo dei 5 titoli di capocannoniere della sua carriera, grazie a 70 punti in sole 48 partite. La sua crescita sembra non conoscere limiti, e l’anno seguente Jagr stabilisce il record assoluto di punti per un giocatore europeo, 149, con 62 gol e 87 assist in 82 partite. Dal 1997 al 2001 vince quattro titoli consecutivi di capocannoniere, cui si aggiunge nel ’99 quello di MVP; dal ’98 è il capitano della squadra e nello stesso anno trova anche il modo di condurre la Repubblica Ceca a una storica medaglia d’oro alle Olimpiadi di Nagano (dopo aver già vinto un Mondiale nel ’95).

Di Stanley Cup, però, non ne arrivano più. Malgrado le grandi prestazioni di Jagr, infatti, la franchigia della Pennsylvania finisce in bancarotta nel ’98 ed è costretta a cedere molti dei suoi pilastri. A salvarla sarà la sua stella più grande, Mario Lemieux, ritiratosi nel ’97, che finirà per acquistarla e per ripianarne i debiti. A complicare le cose per il ceco, però, arriva nel 2000 il clamoroso rientro sul ghiaccio proprio di Lemieux; Jagr conserva i gradi di capitano ma appare subito evidente che Pittsburgh è un palcoscenico troppo piccolo per due primedonne di quella portata. In più, i Penguins non possono permettersi due super ingaggi come quelli di Lemieux e Jagr, che così viene ceduto nel luglio 2001 agli Washington Capitals, assieme a Frantisek Kucera, in cambio di tre giocatori e del più ricco contratto nella storia NHL, fino a quel momento: 77 milioni di dollari per le successive 7 stagioni. Ma il matrimonio tra Jagr e i Capitals non durerà così a lungo.                                                                                           (continua)

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Gianluca Puzzo

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