Ci sono momenti nella vita di una persona in cui tutto può cambiare, radicalmente. Un misero istante e nulla sarà più come prima. Un punto di svolta di massima saturazione che condurrà alla deflagrazione finale, al fatidico “big bang”. Prima o poi i grandi campioni (e non solo) sono chiamati a fare i conti con se stessi, con le proprie scelte e le proprie ambizioni, districandosi consapevolmente (o meno) tra mille paure e altrettanti limiti, affrontando stoicamente la tagliente scure dell’autocritica personale (e dell’egocentrismo individuale).
Qualcosa di simile è accaduto, negli ultimi mesi, ad una delle stelle più brillanti del firmamento NBA, Kyrie Irving. Da troppo tempo molti rumors sostenevano che il campione dei Cavs stesse meditando un cambio di casacca. Voci di corridoio, venate da facili speculazione, hanno trovato un epilogo ufficiale nella notte del 23 agosto, allorquando è stato annunciato che Celtics e Cavaliers (della poderosa Eastern Conference) avevano concluso da poco un accordo su un “trade”, ossia uno scambio di giocatori: volo di sola andata per Boston del regista dei Cavs a fronte dell’arrivo a Cleveland di Isaiah Thomas (assieme a Jae Crowder, Ante Zicic e la scelta del draft 2018 dei Brooklyn Nets sempre di proprietà dei Celtics).
Nel fiore dei suoi anni, folta barba curata, sguardo sincero e rassicurante, faccia da “bravo ragazzo” che fa a pugni con grossi tatuaggi sulle muscolose braccia, ottima visione di gioco e un esemplare altruismo sportivo fanno di Irving uno degli uomini maggiormente amati dalle folle sportive nonché proficuo marcatore della scorsa stagione (25,2 punti di media a partita). Fu la prima scelta dei Cavaliers nel fortunoso Draft 2011, prima che venisse sancito il “Ritorno del Re” (Le Bron James). Da allora la sua carriera cestistica si è sviluppata a Cleveland e tra blasonati successi (finalista delle ultime tre stagioni NBA, medaglia d’oro olimpica, Campione Assoluto nel 2016 e quattro volte protagonista dell’All Star Game), ha firmato un mostruoso contratto da 94 milioni di dollari fino al 2020. Dal principio, quando diversi team iniziarono ad interessarsi alle sue prodezze atletiche, amava ripetere che voleva lasciare un segno indelebile nel basket mondiale. Medesima riflessione palesata ai dirigenti dei Cavs due mesi fa, durante un pomeriggio afoso di luglio, chiedendo di essere ceduto per diventare il proverbiale “uomo squadra”, la testata d’angolo su cui si erigere la costruzione, il centro gravitazionale che attira a se tutti gli altri pianeti, il leader indiscusso attorno a cui coagulare una squadra vincente. “Troppo” per Cleveland, “home sweet home” di Sir James. Nonostante i 60 milioni di dollari per i restanti anni di contratto, il playmaker ha “tratto il dado” spostandosi a Boston, miglior formazione a Est nell’ultima regular season (eliminata nelle finali di conference proprio dai Cavs, 4-1).
Danny Ainge, Presidente Operativo dei Celtics, ha dato il benvenuto in grande stile a Irving, sostenendo di essere al cospetto di un vero talento della natura, su cui scommette che, a dispetto delle grandi imprese condotte finora, i suoi anni migliori dovranno ancora venire. A Wyc Grousbeck, co-proprietario della “verde” franchigia, è toccato il compito di ringraziare i partenti: “Isaiah e Jae hanno recitato un ruolo determinante nel nostro cammino. Le prestazioni di Thomas nei play-off, nonostante alcune situazioni molto difficili, resteranno nella storia e dunque auguriamo loro il meglio possibile”.
Isaiah (terzo miglior realizzatore dello scorsa stagione NBA con 28,9 punti a partita) aveva dovuto saltare le ultime tre sfide dirette della Eastearn Conference a causa di un increscioso problema all’anca. Un infortunio che, ancora oggi, stende un’ombra inquietante e rende incerta la sua discesa sul parquet all’avvio del nuovo Campionato 2017-2018.
Ironia della sorte, il nuovo Calendario ha decretato che le due superpotenze si scontreranno subito, senza batter ciglio, nella prima giornata NBA. Kyrie rivedrà immediatamente i suoi ex compagni di squadra in preda a mille emozioni contrastanti ma stavolta abbandonando il ruolo di “eterno delfino” e vestendo i panni di “sfidante alla pari” di Sua Maestà King James. Immancabile evento (mediatico e sportivo) sotto tutti i punti di vista!