La Wada chiude anche il laboratorio di Lisbona

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A due anni e mezzo dalla sospensione, nello scorso ottobre è arrivata la revoca definitiva dell’accreditamento Wada del laboratorio antidoping portoghese: la seconda nel 2018 dopo Bucarest.

L’ingresso di un laboratorio antidoping internazionale

La notizia non è freschissima, ma l’articolo dello scorso 30 ottobre pubblicato da Nando Sanvito (ex giornalista Mediaset) su ilsussidiario.net (potete leggerlo cliccando QUI), merita diffusione e più di qualche riflessione. Lo spunto principale è l’avvenuta revoca, da parte della WADA (World Anti Doping Agency) dell’accreditamento alle analisi antidoping di uno dei principali laboratori europei, quello di Lisbona, perché trovato “non in linea con gli standard internazionali”. Fin qui nulla di sconvolgente, si potrebbe anzi applaudire la capacità di controllo della WADA anche nei confronti di uno dei suoi laboratori storici, per di più situato in un paese, il Portogallo, che nulla ha mai avuto a che fare con scandali doping. La parte più preoccupante del post di Sanvito arriva dopo, con il lungo elenco di sospensioni e revoche
che in tre anni, 2016-2018, ha colpito quattordici laboratori antidoping situati ai quattro angoli del pianeta:

  • Lisbona 22 ottobre 2018 (revoca)
  • Stoccolma 2 agosto 2018 (sospensione)
  • Bucarest 15 febbraio 2018 (revoca)
  • Parigi 31 ottobre 2017 (sospensione)
  • Almaty 29 giugno 2017 (revoca)
  • Bloemfontein 29 giugno 2017 (revoca)
  • Los Angeles 14 giugno 2017 (sospensione)
  • Bogotà 20 febbraio 2017 (sospensione)
  • Città del Messico 23 novembre 2016 (sospensione)
  • Doha 7 novembre 2016 (sospensione)
  • Rio de Janeiro 22 giugno 2016 (sospensione)
  • Madrid 7 giugno 2016 (sospensione)
  • Pechino 21 aprile 2016 (sospensione)
  • Mosca 14 aprile 2016 (revoca)

La lista, come si vede, comprende anche diversi laboratori di cruciale importanza nella lotta al doping mondiale (Parigi, Madrid, Pechino, Mosca, Rio de Janeiro, Los Angeles), ed anche andando più indietro nel tempo la situazione non migliora, viste le revoche subite da Praga, Tunisi, Penang, e le sospensioni di Bankok e Ankara. Complessivamente, Sanvito ci dice che dal 2010 la metà dei 38 laboratori accreditati è stato chiuso o sospeso per il mancato rispetto di alcune procedure antidoping. Uscendo dai numeri, è chiaro come a fronte di un apprezzabile, tenace controllo da parte della WADA, ci sia per contro una grande quantità di falle nel sistema mondiale delle analisi antidoping, visto che ad ogni singola sospensione (o peggio ancora, revoca) corrisponde una montagna di dubbi sui controlli svolti da quel laboratorio prima

che la sua attività venisse bloccata. In pratica, il rischio è che quei laboratori abbiano condotto male, volontariamente o meno, per mesi o anni, tutti i test di cui si sono fatti carico, con la possibilità molto più che teorica di trovare negativi atleti in realtà positivi o viceversa. E naturalmente non si parla solo dei test durante le competizioni ospitate dal Paese del laboratorio, ma anche di tutti i test a sorpresa degli atleti di livello internazionale appartenenti a quella nazione: una montagna praticamente impossibile da ricontrollare altrove, anche se i campioni fossero stati conservati correttamente. L’unica strada per andare avanti è fare tabula rasa degli errori del passato e continuare con ancor maggior frequenza e severità, da parte della WADA, nell’opera di “controllo dei controllori”, per evitare che tutto il castello dell’antidoping perda completamente di credibilità.

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Gianluca Puzzo

Un commento

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  • Queste notizie,di per se allarmanti, sono una conferma delle tue tesi/convinzioni che tratti da vari anni. L’aspetto più incredibile è quello di dover controllare i controllori. Abbiamo toccato il fondo? Forse, chi può dirlo.

Gianluca Puzzo

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