L’ovvio ritorno di Captain Clutch

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Jeter_postIn fondo c’era da aspettarselo, stupidi noi ad aver creduto che la sua storia sportiva fosse finita il 13 ottobre 2012, con una caviglia fratturata a “soli” 38 anni. C’era da aspettarselo perché, quando ti sei guadagnato il soprannome di “Captain Cluth” in un ambiente storicamente difficile e velenoso come quello che ruota attorno ai New York Yankees, è ovvio che hai qualcosa in più, è quasi già scritto che non sarà un medico a dirti di smettere.

E’ impossibile tradurre in una parola secca il termine “clutch”, specie negli sport statunitensi, dove sta a indicare il momento chiave di una partita importante, la fase cruciale di un turno di playoff, il tiro a fil di sirena, la giocata decisiva insomma. A Derek Jeter, figlio 39enne del New Jersey e capitano degli Yankees da un decennio, sono stati via via imputati diversi difetti (ipersponsorizzata macchina da soldi, mediocre shortstop, cacciatore di relazioni sentimentali da gossip…), ma certo nessuno potrà mai togliergli quel marchio speciale, unico ed universalmente riconosciuto: di essere “Captain Clutch”, il capitano che quando conta fa sempre la sua parte.

I suoi record offensivi nei playoff lasciano senza parole: media battuta di 309 (nelle World Series addirittura di 351!), record assoluti di partite giocate (158), di apparizioni in battuta (734), di battute valide (200), singoli (143), doppi (32), tripli (5), punti segnati (111) e basi totali (302). Terzo all-time nei fuoricampo (20), quarto nei punti battuti a casa (61), sesto nelle basi rubate (18). Non sorprende, quindi, che un giocatore così possa vantare 5 World Series vinte, 13 convocazioni per l’All Star Game e svariati altri premi (tra i quali suonano probabilmente eccessivi i 5 Golden Glove come miglior difensore). Detentore di tutti i possibili record offensivi tra gli interbase, Jeter è stato anche il 28° giocatore della storia della MLB a superare le 3 mila battute valide in carriera e detiene alcuni tra i più prestigiosi primati nella storia degli Yankees, non propriamente una squadra dallo scadente passato…

Tornando al presente, c’era da aspettarselo, dicevo in apertura. Dopo la frattura dello scorso ottobre e diversi altri problemi che ne hanno posticipato di mese in mese il rientro, fino allo scorso 28 luglio: New York ospita Tampa Bay, al primo inning Jeter va in battuta come secondo uomo del line-up. Nell’istante in cui entra nel box, il capitano viene salutato da un boato dei suoi tifosi, poi cala un silenzio quasi irreale, in cui è possibile sentire tutta la curiosità con cui lo stadio aspetta di rivederlo all’opera ma anche, impossibile nasconderlo, il timore strisciante che Jeter non sia più Jeter. Arriva il primo lancio, una sventola dritta a 92 miglia orarie, Jeter gira la mazza (sempre un po’ in ritardo, come sua caratteristica) e la palla è lì, magicamente, ad aspettarlo, come se nulla fosse cambiato. Home run sulla prima palla giocata. Lo Yankee Stadium esplode di gioia, la più grande finora, in questa stagione disgraziata. Magari Jeter non cambierà il corso di questi Yankees troppo anziani, ma tornare in un modo così sensazionale, dopo tanti mesi di stop, è davvero da “Captain Clutch”.

Per vedere l’home run di Derek Jeter contro Tampa Bay clicca qui.

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Gianluca Puzzo

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