L’ultimo Kaiser

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Si è spento Franz Beckenbauer, calciatore, allenatore ed infine dirigente sportivo tedesco protagonista con la sua Germania di successi irripetibili e record di ogni genere nella storia del calcio.

Non è cominciato nel migliore dei modi questo nuovo anno che, dopo l’addio alla formichina brasiliana divenuta Professore, Mario Zagallo, saluta un’altra icona del calcio mondiale come Franz Beckenbauer, per decenni sulla scena in diverse vesti, dapprima con gli scarpini, poi in panchina senza farsi mancare un ruolo dietro i tavoli aziendali, usando al meglio la sua conoscenza a tutto tondo nel rettangolo di gioco.
Se ne va l’ultimo Kaiser, protagonista di una storia interminabile di successi che hanno vissuto i nostri padri e nonni, da tramandare alle attuali e prossime generazioni.
Una vita nel Bayern Monaco da diciannovenne per tredici anni, poi tra i primi ad esplorare il calcio oltre i confini europei, andando a giocare negli Stati Uniti nei New York Cosmos con Pelè, ancora un ultima esperienza con l’Amburgo e la stagione finale sempre nella stessa squadra americana per dire basta alla soglia dei quarant’anni.
In totale 97 reti in 752 presenze, cui vanno aggiunte le 14 nelle 103 volte in cui ha indossato la maglia della Germania Ovest, simbolo di una rinascita anche sociale ma soprattutto di nuovo credibilità agli occhi del mondo dopo i terribili fatti della seconda guerra mondiale, che dal 1949 e fino al 1990 divise il territorio tedesco in ricostruzione in occidentale sotto l’egemonia della Nato, ed orientale tramite il Patto di Varsavia.
Suoi i palloni d’oro del 1972 e 1976, diventando il primo difensore a vincere il premio per due volte, vincitore di quattro Coppe di Germania, quattro Bundesliga, una Coppa delle Coppe che al tempo veniva disputata da tutti i club europei che vincevano le rispettive coppe nazionali, tre Coppe dei Campioni ed una Intercontinentale, ancora negli Stati Uniti lasciò il segno aggiudicandosi tre campionati nordamericani.
Da calciatore ha partecipato a tre campionati del mondo (1966, 1970 e 1974) e due europei (1972 e 1976), vincendo da protagonista il mondiale del 1966 e l’europeo del 1976.
Ai mondiali del 1970 fu in campo nella “partita del secolo” dove l’Italia vinse 4-3, evento storico che sarà per sempre ricordato non solo per la fantastica vittoria italiana, ma perché dall’altra parte, c’erano rivali fortissimi proprio come il Kaiser a sottolinearne l’impresa.

Un’immagine indelebile resterà la sua presenza in campo, col braccio fasciato per la spalla destra lussata per venticinque minuti più i supplementari, immagine simbolo riportata da l’Equipe in apertura del proprio sito per dare la notizia della sua scomparsa.
Tante battaglie in cui non sono mancate le rivalità, tra tutte quella con l’olandese Cruyff probabilmente paragonabile, nei giorni più recenti, a quella tra Cristiano Ronaldo e Messi.
Negli anni seguenti il ritiro dal calcio giocato, la rivista World Soccer l’ha inserito al quarto posto nella speciale classifica del migliori calciatori del ventesimo secolo, terzo nella stessa lista pubblicata dall’IFFHS, prestigiosi riconoscimenti anche da Pelè che, nel 2004, lo preferì nella lista dei migliori 125 calciatori viventi in occasione del centenario della Fifa.
Beckenbauer è stato poi capace di proseguire anche da allenatore la scia di successi ottenuti come giocatore: chiamato a guidare la Germania Ovest dal 1984 al 1990, arriva in finale nel mondiale in Messico del 1986 (persa 3 a 2 contro l’Argentina di Maradona dopo aver rimontato due reti) e trionfa in quello italiano del 1990, ancora contro l’Argentina, nostra giustiziera in semifinale. Lasciata la nazionale, inizia l’esperienza con i club, prima all’Olympique Marsiglia e poi, immancabile, col Bayern Monaco, in tempo per vincere la Coppa Uefa 1995-96.
Sempre con i bavaresi nel suo Dna, il Kaiser diventa vicepresidente nel 1991 e presidente nel 1994, poi direttore amministrativo nel 2002, con nel mezzo la carica di vice presidente della Federazione tedesca dal 1998, con attività manageriali a tutto tondo come presidente del comitato organizzatore per l’edizione dei mondiali tedeschi del 2006, che noi italiani ricorderemo per chissà quanti anni, quindi ancora vice presidente della Fifa dal 2007 al marzo 2011, diventerà infine presidente onorario del Bayern Monaco.
Non sono mancati episodi che hanno gettato qualche ombra sulla sua eredità, come i problemi in cui fu coinvolto per l’assegnazione dei mondiali 2018 e 2022 poi andati rispettivamente a Russia e Qatar, e ancora controversie per la scelta dell’edizione 2006, ma su questo preferiamo non soffermarci; sono inezie quando si parla del più forte difensore dell’intera storia del calcio.

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Andrea La Rosa

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