Quante volte vi sarete chiesti, da soli o in compagnia, poco prima di cedere al “collo di piccione” davanti alla TV o quando il vostro match preferito stava per iniziare: “Cosa significa esattamente la mascotte dei Bulls? Perché i Knicks hanno scelto quel nome così strano? Eppure avrei giurato che quella squadra fosse di Philadelphia…”.
Bene, dotatevi di un pizzico di pazienza, una dose sufficiente di curiosità, una spolverata di amore per la storia di questo sport: mescolate tutto a fuoco lento e girate con calma. State per iniziare un tour alla scoperta di alcune curiosità (più o meno note) sugli schieramenti americani della National Basket Association.
Benvenuti nella prima parte del divertente “NBA Team Name Tour”!
Direzione: “Eastern Conference”. Prima fermata: “Atlantic Division”.
Boston Celtics
Il 6 giugno del 1946 “undici signori undici”, già proprietari di numerose squadre di hockey e di altrettanti palazzetti sportivi, decisero di fondare una nuova lega professionistica di basket con il nome di “BAA” (Basketball Association of America). Il principale obiettivo era quello di riempire le arene quando l’hockey era in vacanza. Ancora una volta il dio profitto era pronto a colpire alla prima occasione propizia. La vicenda di Boston ebbe inizio proprio in quei giorni. Walter Brown, proprietario della squadra dei Boston Olympics e della Boston Garden Arena, si innamorò del basket e decise di sfruttare la palla a spicchi per soddisfare due desideri: riempire il Garden fuori stagione dell’hokey e vedere giocare, nell’area di sua proprietà, una squadra vincente. Mr Brown riuscì a mantenere sempre vivo un profondo attaccamento alle tradizioni, rispettando un sodalizio storico con la capitale del Massachusetts. La città si presentò fin dal principio come luogo di conforto e riparo per moltissimi emigrati (chiassosi ma divertenti), originari della terra di San Patrizio, a tal punto che il verde (evocativo degli stupendi paesaggi irlandesi) divenne il colore della squadra, mentre gli antichissimi abitanti dell’isola (Celtics) fornirono un nome perfetto, originale ed evocativo.
Brooklyn Nets
Divertiamoci a partire dalla fine, facendo il verso a molti film di ultima produzione hollywoodiana. Questo é il nome di una delle franchigie newyorchesi, nonché una delle squadre più (ri)conosciute al mondo. Ab origine il team vide la luce sotto le esembianze dei “New Jersey Americans” (1968). Ben presto, però, il focolaio domestico venne abbandonato per raggiungere Commark, Long Island e la loro pelle mutò in Nets (le “retine” dei canestri). La loro storia, pero, nasce prima dell’arrivo a Brooklyn e si riannoda al periodo della “ABA” (American Basketball Association). Arthur J. Brown decise di regalare a New York un nuovo collettivo cestistico e di collocarlo esattamente nel cuore pulsante della metropoli, Manhattan. I Knicks, cugini antagonisti, si opposero con foga al progetto, timorosi di perdere il loro consenso tra gli abitanti della Grande Mela. Come dar fastidio alla neonata squadra? Presto detto: negando il permesso di giocare al Madison Garden. Agli Americans non restò che migrare poco distante, nel New Jersey. Ma i tifosi erano tali e tanti che la Teaneck Armory Arena faticava a contenerli. Il peregrinare di questa franchigia non si sarebbe esaurito prima del recentissimo 2012, allorquando la squadra si trasferì a Brooklyn dopo diverse cause legali e indennizzi pagati a suon di dollari. Il rapper Jay-Z, proprietario di una piccola fetta della franchigia, divenne uomo immagine. Cresciuto a pochi isolati dal Barclays Center, disegnò addirittura le divise. Il logo si ispira ai caratteri tipografici della scritta metropolitana del 1957, mentre i colori sono il bianco ed il nero. Il Barclays Center è l’arena dove questi gladiatori moderni affrontano, oggi, i mostri sacri dell’NBA.
New York Knicks
Altra formazione storica, altra data da incorniciare: 1946. La particolarità di questo nome risiede negli antichi coloni olandesi e in un famosissimo romanzo storico-satirico sui natali della città americana. Un secolo e mezzo prima della fondazione, un saggista e artista dell’epoca pubblicò un romanzo sul dominio europeo nel Nuovo Mondo ed in particolare sulle vicende che portarono alla nascita di Nuova Amsterdam (prima) e Nuova York (dopo). Protagonista indiscusso del racconto era Diedrich Knickerbocker che, come i suoi conterranei e predecessori, arrivò nel Nord America nel 17°secolo, indossando bizzarri pantaloni, larghi sui fianchi e lunghi fino al ginocchio. “Knicks” quindi é la contrazione (sappiamo quanto piaccia “ridurre” agli americani) del più esteso “Knickerbockers”. Serve aggiungere altro? Per ora credo di no. Divertiamoci ad evocare le immagini di una rovinata pellicola del secolo scorso, quelle che fanno scorrere le immagini al doppio della velocità normale, e deliziamoci a immaginare questo capo d’abbigliamento proveniente da un altro mondo, da un’altra epoca.
Philadelphia 76ers
Battezzati alla nascita come “Siracusa Nats”. Ebbene sì! Come spesso accade lungo la vita di molti team, però, la squadra venne presto acquistata (1963), riorganizzata e trasportata nella città dell’amore fraterno, Philadelphia. I Siracuse Nationals rappresentavano la franchigia più importante della “NBL” (National Basketball League), la squadra che più contribuì a dare legittimità e valore alla lega considerata “minore” rispetto alla rivale sorellastra “BAA” (Basketball Association of America). Il proprietario era tale Daniel Biasone, un italo-americano che restò al timone di comando fino all’anno di approdo a Philadelphia (rimasta orfana della propria squadra, i Warriors). I Nationals, a seguito del passaggio di proprietà, si ritrovarono nelle mani di due nuovi owner, magnati della carta stampata, Irv Kosloff e Ike Richman. La loro prima mossa fu trasferire la franchigia in Pennsylvania. La seconda cambiargli nome: 76ers. Questi potrebbe essere tradotto come “quelli del ’76” e rimanda alla short form di una data marchiata a fuoco nel codice genetico di ogni americano. Stiamo parlando del 4 luglio del 1776, anno della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America firmata proprio in questa storica città. Provate un po’ a sbirciare cosa stringe tra le mani l’enorme statua bronzea (Thomas Jefferson) posta sulla sommità del Palazzo di Giustizia nel centro cittadino (quello che si vede nella pellicola “Philadelphia” con Tom Hanks) e ne avrete una rappresentazione concreta.
Toronto Raptors
Con questo team ci regaliamo un viaggio nella macchina del tempo, giungendo inaspettatamente ai nostri giorni (o quasi). Correva il 1995 e per la prima volta si dava credito ad una voce (bella ma ritenuta inizialmente infondata) che circolava negli uffici più importanti della Federazione, quelli che davvero contano: la creazione non solo di un “expansion team” rispetto ai protagonisti tradizionali della NBA ma addirittura al di là dei confini statunitensi. Il Canada. Possibile? Alcuni esultavano, altri storcevano il naso, una piccola minoranza restava indifferente. Alla fine si rivelò una di quelle notizie che divenne realtà ancor prima di essere realmente compresa dalla massa sportiva. Venne indetto un concorso ad hoc, come accade in tali circostanze (Name the Team), per valutare quel nome che avesse maggiore presa sul pubblico, maggior appeal e impatto commerciale. Prevalsero i voti di coloro che sostennero che “uno ed uno solo” poteva essere la mascotte della nuova squadra extra-territoriale: l’antico e distruttivo dinosauro, capace di sbranare qualunque avversario avesse ostacolato la loro marcia trionfale verso la vittoria. Raptors! Il Canada, in realtà, diede le origini ad un altro team di basket nel lontano 1946, gli Huskies. Militavano nella “BAA” (Basketball Association of America). Ma fu un amore breve ed intenso, che durò l’arco di una stagione: nel 1947 gli allora proprietari Cradock e Shannon chiusero le porte del Maple Leaf Garden, ponendo fine al primo timido tentativo di esportare la NBA oltre confine.
Molto interessante, mi hanno sempre affascianto molto queste storie delle origini delle squadre!