NFL ’17, week 1: super Steelers e tanto equilibrio

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deangelo-williamsDifficile sperare di meglio da una giornata di campionato, ancor di più se è quella iniziale. Moltissime partite sono state decise nei secondi finali, regalandoci punteggi con una sola lunghezza di scarto tra le due contendenti. Il buon giorno si era già visto dalla prima partita stagionale, il remake dell’ultimo Super Bowl tra Denver e Carolina, con i Broncos capaci di spuntarla ancora una volta (21-20) ma più per demeriti altrui che per meriti propri. I Panthers, pur non brillando particolarmente, hanno dilapidato un vantaggio di 10 punti all’intervallo e, cosa ancor più grave, hanno mancato il field goal della vittoria a 4″ dal termine. La loro difesa ha concesso 92 yards all’unico vero pericolo, CJ Anderson, mentre Cam Newton è andato ancora una volta a cozzare contro una difesa che lo preoccupa, lo fa giocar male e gli dà apertamente la caccia anche con placcaggi violenti. Dall’altra parte Siemian, l’erede di Manning, ha fatto più o meno quel che ci si aspettava da lui: 18/26 per 178, un touchdown e due intercetti. Come dire, il ragazzo c’è ma deve ancora crescere parecchio per evitare i troppi pasticci commessi.

Di un solo punto (35-34) e con calcio sbagliato all’ultimo secondo anche la vittoria esterna dei Raiders a New Orleans: partita splendida, emozionante, piena di giocate sensazionali (come le 98 yds di Cooks), in cui Oakland è partita meglio (10-3) per poi essere rimontata e superata da un Brees in grande spolvero (chiuderà con 28/42 per 423 yards e 4 touchdown). I Saints hanno chiuso il terzo periodo in vantaggio 24-13, ma lì la loro difesa si è sgretolata, subendo 22 punti nell’ultimo quarto con ben due trasformazioni da due punti. Brees ha provato fino all’ultimo a metterci una pezza con il touchdown del 34-27 a 6 minuti e spicci dalla fine, ma sul touchdown seguente è arrivata la scelta folle di Jack Del Rio di chiamare la trasformazione da 2 punti per vincere la partita, anziché accontentarsi del calcio da 1 punto che l’avrebbe pareggiata. Coraggioso e fortunato.

Passano di un punto (20-19) anche i Giants a Dallas, contro quei Cowboys che si affidavano a una coppia di esordienti nei ruoli chiave di quarterback e running back. In realtà Prescott ed Elliott non hanno affatto sfigurato, ma dall’altra parte c’era un mostro sacro come Eli Manning, oltretutto circondato da una banda di ricevitori invidiati da tutte le squadre NFL. Cruz, Shepard e Donnell sono andati in end zone, ma anche Bekham jr., pur senza segnare, ha fatto impazzire la difesa. Nelle concitate fasi finali la panchina di New York ha dimostrato saggezza e sangue freddo: con 1′ e 5″ da giocare, avanti di un solo punto, ha rinunciato a giocare un 4&1 per un punt in sicurezza, contando sul fatto che Dallas aveva esaurito i timeout. Prescott ha completato un paio di bei passaggi, ma poi il tempo è finito senza che i Cowboys fossero entrati in raggio da field goal.

I Patriots hanno ottenuto con due soli punti di margine (23-21) una vittoria esterna di importanza capitale, in quanto conquistata senza Brady e contro una delle squadre più forti della NFL, gli Arizona Cardinals. I Pats hanno condotto per tre quarti di gara, con un Jimmy Garoppolo che, pur tra qualche inevitabile pasticcio, ha comunque fatto il suo, e con le ottime prestazioni dei vecchi leoni, Edelman su tutti. In apertura di quarto periodo il kicker di New England Gotkowski infilava tra i pali un field goal da 56 yard per il 20-14 Pats, ma lì i Cards avevano una grande reazione, guidata dall’asse Palmer-Fitzgerald che confezionava il touchdown del primo vantaggio dei padroni di casa nella gara, 21-20. Gotkowski piazzava altri 3 punti per il controsorpasso del 23-21. Palmer confezionava uno splendido ultimo drive, completando tre lanci consecutivi sempre tra le mani del divino Larry Fitzgerald. L’ultimo timeout veniva speso per far entrare il kicker, Catanzaro, che però da 47 yard mancava nettamente i pali.

Passano di due punti anche gli arrugginiti Seahawks (12-10) al termine di una partita complicatasi all’inverosimile dopo l’infortunio alla caviglia subito da Wilson nel terzo periodo dopo un sack di Suh. Nell’ultimo periodo, a 4′ dal termine, Tannehill portava in prima persona in end zone la palla del 10-6 per Miami: tutto finito? Niente affatto, perché c’era ancora da fare i conti con l’immenso orgoglio di Wilson, che 2 minuti dopo completava un 4&4 che avrebbe virtualmente chiuso la partita e più tardi, con soli 34″ sul cronometro, confezionava un assist al bacio per Baldwin per il 12-10 finale.

Vittoria sudata anche per i Packers grazie al talento dei giovani Jaguars, capaci di rimanere a tiro di vittoria fino a 23″ dalla fine. È confermata l’impressione che, almeno in casa, Bortles e compagni saranno ossi durissimi da rodere per molte squadre, anche di punta, quindi il successo di Green Bay è da considerare di valore. Benissimo Rodgers e i suoi ricevitori, bene Lacy e la difesa: una squadra completa, insomma, che ha saputo reagire con calma e lucidità ai momenti in cui le sfuriate dei padroni di casa parevano incontenibili.

Chi invece ha passeggiato è stata Pittsburgh, che nel primo Monday Night ha spazzato via 38-16 i Redskins con prove maiuscole di Big Ben Roethlisberger (27/37, 300 yard e 3 td), Deangelo Williams (143 yard corse e 2 td) e Antonio Brown (8 ricezioni per 126 yard e 2 td). Da un punto di vista collettivo è stata però pazzesca la prova difensiva degli Steelers, che ha azzerato il gioco di corse dei padroni di casa, costringendo Cousins a un superlavoro che non è in grado di sostenere.

Clamoroso shootout (28-0), infine, dei 49ers nel secondo Monday Night contro i Rams. Kelly ha scelto Gabbert come qb partente al posto di Kaepernick, ma a tirare il carro di San Francisco è stato soprattutto Carlos Hyde, autore di 2 td. L’assoluta inconsistenza dell’attacco dei Rams, in cui Keenum ha finito con un mortificante 17 su 35, ha fatto il resto.

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Gianluca Puzzo

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