Due Conference Finals ai supplementari, due vittorie esterne, due errori arbitrali che incidono troppo sui risultati. New England e Los Angeles volano al Super Bowl del 3 febbraio ma le polemiche tengono banco, per le topiche dei referee e per un regolamento dell’overtime che sarebbe davvero ora di cambiare.

Credo si possano contare sulle dita di una mano le volte che, in cinque anni di football su questo blog, si sia parlato di errori arbitrali decisivi: un po’ perché condivido il pensiero secondo cui prendersela con gli arbitri sia la scusa dei perdenti e un po’ perché, con la velocità di gioco oramai raggiunta in qualunque sport, qualche errore bisogna umanamente metterlo in conto e guardare oltre. Stavolta, però, non possiamo davvero farne a meno, perché sui media sportivi americani non si parla d’altro da 48 ore e perché, purtroppo, sono venuti al pettine nel momento più delicato quei nodi di cui abbiamo scritto già all’inizio di questa stagione, in tempi non sospetti, basandoci solo sul nostro buon senso e sulla conoscenza delle dinamiche di gioco: troppe nuove regole ogni anno e troppa discrezionalità nell’applicarle. I risultati del campo, oramai inappellabili, ci raccontano di due imprese sportive sensazionali, quella dei Rams a New Orleans e quella dei Patriots a Kansas City,
giustamente da celebrare, visto che i vincitori non hanno alcuna colpa; l’hanno spuntata al termine di autentiche battaglie, entrambe terminate in overtime, guadagnandosi il biglietto per il Super Bowl del 3 febbraio ad Atlanta, addirittura il nono nella carriera di Tom Brady. E allora iniziamo proprio dall’attuale regolamento dei supplementari, dove la monetina ha un peso enorme sull’esito finale, perché chi vince il sorteggio sceglie sempre di attaccare e, se segna un td, ha vinto immediatamente la partita, senza che l’avversario (che ha l’unico demerito di aver perso il sorteggio) abbia l’opportunità di replicare. È esattamente quello che è successo a Kansas City, con Pat Mahomes che non ha neppure potuto scendere in campo nel supplementare, visto che Brady ha condotto i suoi compagni in meta. Bravissimi Brady e i suoi Pats, ci mancherebbe altro, ma così non si fa il bene di questo gioco che, quanto meno per i playoff, dovrebbe lasciar disputare tutti i 15′ del primo supplementare e solo allora
Sean Payton, head coach dei New Orleans Saints
Non credo ci sia mai stata una pass interference più evidente in tutta la storia delle finali NFC. Una sconfitta così è dura da mandare giù.
decretare il vincitore. E in caso persistesse la parità, giocare un altro periodo di 15′, un po’ come si fa nella pallanuoto internazionale. Avremmo avuto lo stesso finale di Kansas City anche a New Orleans, con i Saints fortunati con la moneta che stavano marciando verso il td della vittoria, se Brees non fosse incappato in uno sfortunato intercetto, una palla deviata che ha finito la sua parabola tra le mani di un difensore dei Rams già a terra. A proposito di Rams, passiamo a raccontarvi la clamorosa svista arbitrale che ha indubbiamente favorito L.A. nella sua vittoria: siamo nel quarto periodo, sul 20 pari con 1’45” da giocare, e su un terzo down Brees lancia verso Lewis
che viene colpito con una testata casco contro casco dal suo marcatore, Robey-Coleman, a pallone ancora in aria. Il ricevitore vola fuori dal campo, ma nessuno sul momento sembra preoccuparsi dell’incompleto; il fallo è talmente lampante che una flag è più che ovvia, con il conseguente primo down automatico a sole 7 yard dal touchdown che chiuderebbe la partita in favore dei Saints, consentendo loro di bruciare altro tempo sul cronometro di gara. Sean Payton esplode, e tutto lo stadio con lui, ma di fazzoletti gialli nemmeno l’ombra, fazzoletti che, ad esser pignoli, sarebbero dovuti essere addirittura due, uno per pass interference e un altro per unnecessary roughness,


visto che il placcaggio casco contro casco è, da questa stagione, proibito. Grazie all’assenza di quella flag, i Saints saranno costretti a calciare subito per il 23-20, lasciando però ai Rams tempo sufficiente per pareggiare con un altro calcio a 15″ dalla fine e poi vincere in overtime, di nuovo con un field goal di Zuerlein.
Molto meno appariscente ma d’incidenza molto simile quanto successo a Kansas City, nel quarto periodo della sfida tra Chiefs e Patriots, con gli ospiti costretti a rimontare e a giocare un terzo down e sette yard. Brady indietreggia per lanciare, la sua linea resiste a fatica nel contenere il blitz dei defensive end avversari e alla fine Chris Jones riesce a far breccia quanto basta per tendere il braccio destro verso il
n. 12, oltretutto ancora ben in possesso del pallone e quindi perfettamente eleggibile come bersaglio. L’avambraccio di Jones sfiora la griglia del casco di Brady, e tanto basta a uno degli arbitri per far volare una flag, trasformando il successivo incompleto di Brady in un primo down e dieci automatico. Un regalo grosso come una casa, figlio di una chiamata precipitosa e, forse, condizionata in parte dal “nome” di chi era sotto pressione. Comunque sia, ormai è andata, e dopo la consueta, insopportabile settimana del Pro Bowl, accingiamoci a vivere un Super Bowl con i Pats nuovamente favoriti. Di una cosa siamo già certi: non vorremmo essere nei panni degli arbitri designati, perché la pressione su di loro sarà tremenda.