NFL ’18: presentazione delle squadre NFC

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NFC EAST
DALLAS COWBOYS
Aria nuova in Texas, dopo gli addii del tight end Jason Witten, ritiratosi, e del miglior ricevitore (anche se in calo) della squadra negli ultimi otto anni, Dez Bryant, free agent ancora senza squadra. Il “dynamic duo” su cui è basato l’attacco, Prescott e Elliott, è però ancora al suo posto, e attorno a loro il front office ha messo un pacchetto di ricevitori tutto nuovo (Cole Beasley, Deonte Thompson, Allen Hurns e Terrance Williams), carico di promesse da mantenere. La squadra è buona e la division, al di là dei campioni di Philadelphia, non è delle più dure: la corsa alla wild card è più di un’ipotesi.

NEW YORK GIANTS
Dopo aver chiuso lo scorso campionato con il secondo peggior record della NFL, una ricostruzione era più che imperativa per il front office dei Giants. Qualcosa si è mosso, senza dubbio: la riconferma a cifre faraoniche di Beckham jr., un left tackle di assoluto valore come il veterano Nate Solder da New England, un’interessante scelta al draft come l’esplosivo running back Saquon Barkley, Due (grosse) perplessità sembrano però ancora irrisolte: Eli Manning e la difesa. Il qb sembrava sul punto di smettere, travolto dalle critiche e da un rendimento sconcertante, ma a 37 anni ha deciso di proseguire ancora, con tutti i dubbi del caso. La difesa, piuttosto fragile, ha avuto pochi ritocchi e appare difficile che possa invertire la rotta.

PHILADELPHIA EAGLES
È rientrato Carson Wentz dall’infortunio, è rimasto Nick Foles, sono stati presi dei veterani affidabili come Ngata, Wallace e, soprattutto, Michael Bennett da Seattle. I campioni in carica hanno una profondità di giocatori nel roster con pochi eguali nella lega, quindi i dubbi non sono tecnici. La questione centrale, a mio parere, sta nelle motivazioni della squadra, dopo il miracolo della scorsa stagione: saranno tutti ancora affamati o un po’ dell’ubriacatura collettiva seguita al Super Bowl è ancora in circolo? Eagles da playoff, quindi, ma riconfermarsi è davvero dura.

WASHINGTON REDSKINS
La telenovela di Kirk Cousins si è conclusa con la partenza del quarterback in direzione Vikings, sostituito dall’usato sicuro proveniente da Kansas City, alias Alex Smith. Con i Chiefs, Smith ha sempre raggiunto la postseason negli ultimi tre anni, è certamente un qb esperto e lucido nelle chiamate, anche se sempre un po’ mancante nei momenti decisivi dei playoff. In ogni caso, non gli si chiede certo di vincere il titolo, quindi va più che bene per risollevare Washington. Il problema è che la NFC East, specie se si risolleva anche New York, sembra davvero al di là della portata di questi Redskins.

NFC NORTH
CHICAGO BEARS
Le speranze dei Bears passano soprattutto dalla definitiva maturazione di Mitchell Trubisky, qb al secondo anno che la scorsa stagione ha mostrato, a tratti, cose egregie. La squadra è tutto sommato discreta, ma la division è dura ed è comunque difficile che questi Bears possano superare le 5 vittorie ottenute l’anno scorso.

DETROIT LIONS
Il front office di Detroit ha preso LeGarrette Blount per portare il pallone, uno capace di vincere gli ultimi due Super Bowl con due squadre differenti. Ovvio pensare che finalmente Stafford avrà una spalla degna del suo talento, con i difensori avversari che non dovranno più preoccuparsi solo di lui. La difesa però non convince granché; è chiaro che se Vikings e Packers fanno il loro, la corsa ai playoff è chiusa per i Lions.

GREEN BAY PACKERS
Dopo l’affrettato tentativo di rientro nel finale della scorsa stagione, Aaron Rodgers è ora completamente guarito dalla frattura alla clavicola che ha rovinato l’ultimo campionato suo e dei Packers. Con il suo “profeta” tornato a ricevere gli snap e con il colpaccio di Jimmy Graham, straordinario tight end preso da Seattle, la stagione sembrerebbe una passeggiata verso i playoff per Green Bay, ma così non è. Innanzitutto sono partite le due mani più affidabili dell’attacco, quelle di Jordi Nelson, poi c’è stato poco ricambio in difesa ed infine c’è la solita panchina corta, problema atavico dei Packers. Al completo sono da titolo, ma la storia delle ultime stagioni ci ha insegnato che qualche dazio da pagare alla sfortuna arriva sempre…

MINNESOTA VIKINGS
Una squadra che, pur avendo qb e rb titolari infortunati, arriva a una sola vittoria dal Super Bowl, va tenuta sicuramente presente nella lotta al titolo. La difesa è, di gran lunga, la migliore della NFL, sia sulle corse che sui lanci, ed è già un’ottima base di partenza. L’attacco ha il grande interrogativo del qb: scaricati contemporaneamente sia Bradford (ai Cardinals) che Keenum (ai Broncos), i Vikings hanno visto in Kirk Cousins l’uomo che li porterà definitivamente in alto. La questione è tutta qui: se Cousins non trema, Minnesota è un rullo compressore.

NFC SOUTH
ATLANTA FALCONS
Dopo il faraonico prolungamento di contratto di questa estate, 5 anni per 150 milioni di dollari, Matt Ryan non deve preoccuparsi di altro che di giocare a football, e se torna a farlo ai livelli da MVP di due anni fa allora Atlanta è a metà dell’opera. L’attacco intorno a lui è sempre atomico: il miglior ricevitore della NFL, Julio Jones, uno dei migliori running back, Devonta Freeman, e il miglior ricevitore dell’ultimo draft, Calvin Ridley. La difesa non è da stropicciarsi gli occhi, ma se questo attacco gira è praticamente inarrestabile.

CAROLINA PANTHERS
Con Ron Rivera ancora al timone della squadra e dopo il buon record di 11-5 della scorsa regular season, difficile attendersi grandi stravolgimenti in casa Panthers. La difesa è certamente la parte più solida della squadra, mentre l’attacco, pur potendo contare su Cam Newton, spera nell’esplosione di McCaffrey e Samuel, ricevitori al secondo anno. Il nuovo Rivera punta moltissimo sul gioco di corsa, quindi è stato acquistato l’ottimo C.J. Anderson da Denver, un running back da oltre mille yard la scorsa stagione. Complessivamente non sono da titolo, ma nella post season questi Panthers possono ancora starci.

NEW ORLEANS SAINTS
Drew Brees è ormai a un solo passo dai 40 anni, ma non vuole saperne di smettere. E come dargli torto, vista la splendida ultima stagione giocata, in cui i suoi Saints sono stati eliminati solo dal miracoloso coniglio saltato fuori dal cilindro dei Vikings quando ormai la finale della NFC sembrava già nelle loro mani. Intorno a lui, il front office è stato bravo a mantenere i migliori, Kamara, Ingram e Thomas, aggiungendo anche le buone mani di Cameron Meredith, venuto da Chicago. La difesa è affidabile e cattiva il giusto, anche se è in corso un inevitabile ricambio generazione. La division è molto difficile, ma i Saints sembrano attrezzati per correre fino in fondo.

TAMPA BAY BUCCANEERS
Anche questa si annuncia come una stagione complicata per Tampa Bay, stritolata in una division che la mette in concorrenza diretta con tre squadre certamente più attrezzate di lei. A complicare ulteriormente le cose, ci si è messo anche Jameis Winston, qb titolare e faro offensivo della squadra, che dovrà saltare le prime tre partite per squalifica, per aver fatto avanches troppo esplicite a una donna autista di Uber. A sostituirlo, è stato chiamato il solito, inossidabile Ryan Fitzpatrick. Ma né da lui né dal resto della squadra è lecito attendersi miracoli.

NFC WEST
ARIZONA CARDINALS
Leader cercasi, dalle parti di Glendale, Arizona. Dopo il ritiro contemporaneo di Bruce Arian e Carson Palmer, l’attacco dei Cardinals ha urgente bisogno di ritrovare una figura di riferimento, soprattutto nel ruolo chiave di quarterback. È arrivato Sam Bradford dai Vikings, teoricamente l’uomo giusto subito, se resta sano; e considerando che non gioca una stagione intera dal 2012, le probabilità non sono altissime… Altrimenti Arizona potrebbe scegliere di iniziare immediatamente a seminare per il futuro, lanciando Josh Rosen, stella di UCLA presa all’ultimo draft come decima scelta assoluta. La division, però, non è impossibile, Rams esclusi, e un Bradford in forma, insieme agli ultimi fuochi di Fitzgerald, potrebbero anche bastare per una wild card.

LOS ANGELES RAMS
L’amara eliminazione al primo turno degli scorsi playoff non è bastata, giustamente, a cancellare quanto di buono fatto dai Rams, al primo anno della gestione di Sean McVay, in regular season. A quel gruppo, guidato dalla splendida coppia Goff-Gurley, il front office ha aggiunto diversi pezzi pregiati che rendono i Rams i re del mercato e, soprattutto, i grandi favoriti per la division e per il titolo. La difesa si è molto irrobustita con gli arrivi di Ndamukong Suk, defensive tackle da Miami, Marcus Peters, cornerback dai Chiefs, e Aqib Talib, altro cornerback da Denver; tre pezzi da novanta, non seconde linee. In attacco, Goff avrà tra i suoi bersagli anche le mani più che pregiate di Brandin Cooks, arrivato dai Patriots, un ricevitore che da quattro stagioni non scende mai sotto le mille yard. La vittoria della division è l’obiettivo minimo, ma se restano tutti sani, ci sarà da divertirsi parecchio a Los Angeles.

SAN FRANCISCO 49ERS
Riusciranno i nostri (leggi miei) eroi a prolungare l’ottima striscia messa a segno nel finale della scorsa stagione? Cinque vittorie consecutive e sei delle ultime sette dopo l’arrivo di Jimmy Garoppolo, qb stanco di far la muffa dietro Brady e preso a prezzo di saldo da New England, che hanno dato un altro sapore a un’annata altrimenti amarissima. Intorno alla certezza di Jimmy-G, ci aspettavamo un po’ di più, in tutta franchezza, dal mercato estivo dei 49ers. Sono arrivati due veterani come Richard Sherman da Seattle e Jerick McKinnon dai Vikings, quest’ultimo per sostituire Carlos Hyde nel backfield, nella speranza che bastino a dare spessore ed esperienza a un gruppo di giovani di belle speranze. Con Cardinals e Seahawks in piena ricostruzione, la stagione potrebbe offrire delle opportunità a San Francisco, che però dovrà essere brava a coglierle.

SEATTLE SEAHAWKS
Auspicando, al termine della scorsa stagione, un bel repulisti in casa Seattle ci eravamo tenuti stretti. In realtà, quella dei Seahawks è stata una vera e propria diaspora, che ha portato allo smantellamento pressoché totale della leggendaria “Legion of Boom”: Sherman, Bennett, Chancellor e Avril sono tutti andati, Earl Thomas è già con le valigie in mano. E non poteva essere altrimenti, dopo una stagione isterica come quella passata, tra imprese, crolli, risse e litigi dentro e fuori dallo spogliatoio. I risultati, com’è ovvio, ne risentiranno nell’immediato, ma era un passaggio inevitabile quanto doloroso per i tifosi. Al centro del progetto, più che mai, c’è la classe cristallina di Russell Wilson, che dovrà ancora una volta cantare e portare la croce. Intorno a lui, un paio di buoni ricevitori come Baldwin e Marshall e poco altro, soprattutto in difesa.

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Gianluca Puzzo

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