Il 5 settembre riparte la National Football League, giunta al traguardo del campionato numero cento; come di consueto analizziamo potenzialità ed obiettivi di tutte le 32 squadre in corsa. Oggi è il turno della NFC North, la division che aprirà il campionato con la sfida tra Packers e Bears. Grande curiosità intorno a queste due squadre da playoff, ma Vikings e Lions non sono da sottovalutare.

GREEN BAY PACKERS
Scelta strategica interessante, quella del front office di Green Bay, che per riportare al top la sua stella, il qb Aaron Rodgers, ha scelto di investire soprattutto sulla difesa, scaricando così dalle spalle del suo n. 12 il peso di dover fare il fenomeno ad ogni partita per poter vincere. È partito, destinazione Rams, il miglior linebacker delle ultime stagioni, Clay Matthews, ma sono arrivati nomi pesanti nello stesso reparto, Za’Darius Smith dai Ravens e Preston Smith dai Redskins, e nella secondaria, con la safety Adrian Amos sottratto proprio ai diretti rivali di Chicago. Orientato alla difesa anche il draft, con le prime due scelte cadute su un linebacker (Gary) e una safety (Savage). Una difesa decisamente superiore al recente passato, quella dei Packers, che se non colma almeno riduce il gap con le due super difese di Bears e Vikings. In attacco si è fatto poco, visto che la partenza di Randall Cobb in direzione Dallas non è stata sostanzialmente rimpiazzata, ma il quartetto Rodgers-Adams-Jones-Graham, se resta in salute, è sufficientemente forte da tirarsi dietro gli altri. La division, però, è molto difficile, e non è scontata neppure la wild card.
CHICAGO BEARS
La scorsa stagione è stata quella della rinascita, per i Bears, che dopo quattro anni passati sul fondo della North Division l’hanno vinta e sono andati a un passo dalla finale di Conference nei playoff, sfumata a 10″ dalla fine contro gli Eagles per un field goal sbagliato. Ora le cose si fanno più difficili, per Chicago, sia perché è attesa al varco da tutti e sia perché la offseason ha lasciato un po’ a desiderare. Naturalmente è rimasto Nagy, premiato come miglior allenatore dello scorso campionato, ma è andato via il defensive coordinator artefice dello strapotere difensivo dei Bears nel 2018, Vic Fangio, che ha accettato la promozione a head coach offertagli da Denver, sostituito dal brillante Chuck Pagano, ex Baltimore e Indianapolis. Il roster difensivo è rimasto sostanzialmente immutato, con Mack sempre al centro del gioco e Clinton-Dix acquistato per sostituire il partente Amos nella secondaria. In attacco sono arrivati David, Patterson e il rookie Montgomery per correre, buoni elementi ma non certo playmaker spaccapartite. La regia è saldamente nelle mani di Trubisky, qb al terzo anno che ha finito il 2018 in netto calo, anche a causa di problemi fisici. L’attacco non convince, insomma, ma la difesa stellare dovrebbe bastare per riagguantare i playoff.


DETROIT LIONS
Giunti al secondo anno dell’era Matt Patricia, i Lions stanno facendo di tutto per sembrare la succursale nella NFC dei New England Patriots, con il “trascurabile” particolare di non avere però né Belichick né tanto meno Brady. L’head coach Patricia è però un figlio prediletto di quella coppia e sta quindi cercando di portare anche nel Michigan un po’ di quella filosofia e di quegli uomini. Si spiegano così gli arrivi di Flowers (pagato uno sproposito), Amendola e Coleman, tre che in passato hanno respirato a fondo l’aria del New England. L’attacco, affidato al perenne incompiuto Matt Stafford, ha un roster di primissimo livello, a partire dai ricevitori (Golladay, Jones jr, Amendola), proseguendo poi con i tight end (Jesse James e il rookie Hockenson) per finire coi running back (CJ Anderson e Johnson). Dalla offseason esce certamente rinforzata anche la difesa, e non potrebbe essere altrimenti, viste le succitate aggiunte di Trey Flowers sulla linea, a rinforzare una pass rush latitante, e Justin Coleman nella secondaria. Non sarà a livello di Bears e Vikings, ma può tenere basso il punteggio in favore dell’attacco. La corsa per la wild card è irta di ostacoli, ma i playoff non sono un miraggio.
MINNESOTA VIKINGS
Può sembrare riduttivo per i Vikings, ma a ben vedere la differenza tra una stagione anonima e una eccezionale passa quasi esclusivamente per il rendimento di Kirk Cousins. Il quarterback ex Redskins, al secondo anno nel Minnesota dopo essere stato pagato una fortuna la scorsa stagione, è chiamato a fare il definitivo salto di qualità. Se ne sarà capace, potrà contare su una squadra di primissimo livello, che potrà sostenerlo in una corsa che potrebbe condurli entrambi molto lontano. La difesa è spaventosa, pur se intaccata da qualche infortunio di troppo, e dovrebbe riconfermarsi tra le migliori dell’intero campionato. L’attacco ha due ricevitori di primissimo livello, Thielen e Diggs, entrambi sopra le mille yard ricevute la scorsa stagione, e un’ottima coppia di tight end, Rudolph e il rookie Smith jr. La linea, vero punto dolente del 2018, è stata rinforzata con il draft di un centro al primo giro e con l’acquisto delle guardie Evans e Kline. A correre, se resta sano, il talentuoso Dalvin Cook. Le premesse per i playoff ci sono tutte, così come i dubbi su Cousins.