
Scatta tra poche ore la nuova stagione NFL, che ci condurrà fino al Super Bowl del 9 febbraio a New Orleans. In attesa del kickoff, analizziamo come di consueto le forze in campo nelle due conference, division per division: oggi è la volta della NFC, dove i 49ers potrebbero essere all’ultima corsa di questo gruppo e sono incalzati da pretendenti di qualità, come Lions, Eagles e i giovani Packers.
Non sarà la conference dei grandi quarterback, ma la NFC ha diverse formazioni di qualità che possono legittimamente aspirare ad una corsa al titolo, ad iniziare proprio da chi il titolo l’ha sfiorato nell’ultimo Super Bowl, i San Francisco 49ers. Purtroppo la cabala non è dalla loro parte, visto che solo in tre occasioni la perdente della finale ha vinto il titolo l’anno seguente (Cowboys 1971, Dolphins 1972 e Patriots 2018), e visto che negli ultimi cinque anni nessuna ha raggiunto il Super Bowl dopo averlo perduto dodici mesi prima (e tra queste ci sono anche gli stessi 49ers del 2020). È quindi obbligatorio guardarsi intorno, alla ricerca dei possibili eredi dei californiani, dai promettenti Detroit Lions, ai ben ricostruiti Philadelphia Eagles, fino ai Packers, già grande sorpresa della scorsa stagione.
Nfc east
Rimasti più che scottati dal crollo verticale della scorsa stagione, da 10-1 all’11-6 finale, i Philadelphia Phillies hanno fatto le cose per bene nella offseason, ingaggiando due nuovi coordinatori di grande qualità per attacco e difesa (rispettivamente Moore e Fangio) e aggiungendo un grande running back come Saquon Barkley, ex bandiera dei Giants, a un attacco già molto forte, che nel frattempo ha recuperato gli infortunati Hurts, Brown e Smith. Certo, la linea offensiva ha perso il proprio storico cardine, il centro Jason Kelce, ritiratosi, e la difesa non sembra offrire garanzie assolute, ma a nostro parere questi Eagles non sono solo i favoriti per la division, ma hanno anche qualche chance per il titolo.
Previsioni poco rosee sulla carta, invece, per i Dallas Cowboys, campioni uscenti della division ma bocciati subito nei playoff, in cui il binomio Prescott-McCarthy sembra essere giunto all’ultimo giro di giostra insieme. Il qb è in scadenza di contratto e, a meno di clamorosi risultati in postseason (in cui, ricordiamolo, vanta un mediocre record di 2-5) non gli verrà rinnovato il contratto, anche in virtù dei suoi 31 anni. Il coach ha invece sulle spalle troppe stagioni iniziate tra squilli di trombe e rulli di tamburi poi terminate con amarissime delusioni; anche lui dovrà centrare risultati da prima pagina per potersi tenere il posto. Il front office texano non ha fatto grandi manovre, specialmente tra i free agent: la squadra ha perso Pollard ma poggia ancora sul duo Prescott-Lamb in attacco e su Micah Parsons in difesa, dove è stato preso un nuovo coordinatore di ottimo livello, Mike Zimmer. La sensazione, però, è che manchi profondità nei ruoli, per cui ogni eventuale infortunio ai titolari rischia di trascinare con sé l’intero reparto.
Philadelphia e Dallas non dovranno comunque guardarsi le spalle con grande preoccupazione, visto che sia Washington che New York (sponda Giants) paiono essere in piena fase di ricostruzione. I Commanders hanno cambiato coach, promuovendo l’ex defensive coordinator dei Cowboys Dan Quinn, ed in attacco puntano tutto sulla matricola Jayden Daniels, vincitore dell’Heisman Trophy e seconda scelta assoluta all’ultimo draft. Il giovane qb sembra avere abbastanza talento intorno a sé, semmai il pericolo può venirgli dalla propria linea offensiva, una delle peggiori dello scorso campionato. La difesa sembra buona, avendo scelto di puntare sull’usato sicuro, soprattutto nella coppia di inside linebacker, con Bobby Wagner e Frankie Luvu. Wagner, 34 anni e una carriera straordinaria con i Seahawks, non sembra risentire degli anni che passano (183 placcaggi lo scorso anno) e a Washington ritrova Quinn, che nel biennio 2013-14 era stato il suo defensive coordinator a Seattle. Siamo tutti curiosi di vedere Daniels all’opera tra i pro, ma è difficile che già al primo anno possa arrivare ai playoff.
Profilo e ambizioni basse anche in casa dei Giants, protagonisti di un mercato davvero sparagnino, con la cessione di Barkley e l’unico acquisto di peso in difesa, con il linebacker Brian Burns che, assieme a Dexter Lawrence, dovrebbe dare alla difesa newyorkese almeno un perno centrale robusto. In attacco i Giants recuperano Daniel Jones in regia e al draft gli hanno preso come bersaglio primario un talento interessante, il wr Malik Nabers. Molto difficile che possano schiodarsi dal fondo della division.
Nfc NORTH
Sembrano davvero lontani anni luce i tempi in cui l’ultimo posto di questa division era già assegnato a priori alla derelitta Detroit. Oggi i Lions sono campioni in carica, hanno sfiorato il Super Bowl e hanno tutta l’aria (e i mezzi) di chi vuole riprovarci fino in fondo. Sono loro i principali antagonisti dei 49ers in questa conference, ma devono comunque tenere d’occhio i Packers, pericolosi compagni di division, con cui si scontreranno alla nona giornata. L’attacco di Dan Campbell è sempre una meraviglia, con Jared Goff a guidarlo (4.575 yard e 30 td lo scorso anno) e una sensazionale abbondanza di talento attorno a lui, da St. Brown a Gibbs, da Williams al tight end LaPorta. La difesa è un gradino più in basso, ma è comunque molto competitiva, visti anche gli ottimi rinforzi arrivati dal mercato, con Davis, Davenport e Reader, e la conferma di Aidan Hutchinson come leader della front line. Un bel mix di gioventù ed esperienza, questi Lions, che dopo anni di amarezze meritano di prendersi qualche soddisfazione.
Dietro i Lions, ma nemmeno così distanti, troviamo i Green Bay Packers, il cui “purgatorio post-Rodgers” sembrava dovesse durare chissà quanto e che invece già l’anno scorso, con il roster più giovane di tutta la NFL, hanno fatto sfracelli, chiudendo alla grande la regular season e vincendo a Dallas nei playoff. La stella è sempre Jordan Love, qb 25enne che lo scorso anno è stato il secondo migliore del campionato per yard lanciate (4.570), cui, dopo un rinnovo faraoinico, è stato affiancato col mercato un running back di spessore come Jacobs. La difesa non è da primi posti ma è promettente, imperniata sul talento di Rashan Gary in mezzo al gridiron. Quella di Matt LaFleur non è probabilmente una squadra da titolo, ma rischia di essere la più pericolosa tra le mine vaganti in ottica post season.
Grande curiosità ruota attorno agli Chicago Bears, probabile terza forza della division, soprattutto per l’arrivo tra i pro di Caleb Williams, qb prima scelta assoluta all’ultimo draft, playmaker sia con il braccio che con le gambe, ma che deve ancora dimostrare di poter “piegare” il suo football arrogante alla durezza del football NFL. Intorno a lui, almeno due veterani di sicuro affidamento, il ricevitore Keenan Allen e il running back D’Andre Swift, e dall’altra parte dell’ovale una difesa piuttosto forte, uscita ulteriormente migliorata dal mercato con l’ingaggio del free agent TJ Edwards, linebacker da 155 placcaggi l’anno scorso. Già alla seconda giornata, contro i Texans, si vedrà di che pasta sono fatti questi Bears.
Si preannunciano mesi difficili in quel di Minneapolis, con la chiusura dell’era Cousins come qb per affidarsi al rookie J.J. McCarthy, infortunatosi però già in preseason, con il risultato che l’attacco verrà affidato a Sam Darnold, veterano ex riserva di Purdy a San Francisco. Con queste premesse è difficile farsi illusioni, per i tifosi dei Vikings, anche se hai un grande ricevitore Justin Jefferson.
È quindi obbligatorio guardarsi intorno, alla ricerca dei possibili eredi dei californiani, dai promettenti Detroit Lions, ai ben ricostruiti Philadelphia Eagles, fino ai Packers…
Nfc SOUTH
Certamente la division più debole della NFC, la South potrebbe almeno appassionarci per equilibrio, visto che almeno tre squadre su quattro (lasciamo fuori i Panthers) hanno potenzialità teorica per vincerla. I campioni uscenti sono i Buccaneers, che nel 2023 l’hanno vinta pur con un misero record di 9-8 ma che poi hanno svoltato la stagione battendo gli Eagles ai playoff. Protagonista di quell’impresa è stato Baker Mayfield che, guadagnatosi la riconferma, deve ora dimostrare di aver fatto il salto definitivo oltre la soglia delle 4 mila yard stagionali. Anche il resto dell’attacco è valido, con una coppia di ricevitori come Evans e Godwin che in pochi altri possono vantare. In difesa la stella è la safety Winfield jr., divenuto il giocatore più pagato della storia nel suo ruolo dopo l’eccezionale stagione ’23; mettere il pallone in aria sarà pericoloso, per gli avversari di Tampa.
Chi invece è già con le spalle al muro è Dennis Allen, coach dei New Orleans Saints, da tre anni nella Big Easy senza aver mai raggiunto i playoff. Nel 2023 sono stati beffati pur avendo lo stesso record di Tampa, beffa ancor più amara se si pensa che delle otto sconfitte finali ben sei sono arrivate con lo scarto di un solo possesso. La riscossa è guidata, in attacco da Derek Carr (anche lui deludente nel primo anno ai Saints) e dai suoi due top receiver, Shaheed e Olave. La linea offensiva lascia un po’ a desiderare, così come la difesa, ancora guidata dal super veterano Cameron Jordan, defensive end di 35 anni senza alcuna intenzione di smettere.
Dietro Bucs e Saints sembrano esserci davvero poche speranze di playoff. Gli Atlanta Falcons hanno cambiato molto, a cominciare dal coach (è arrivato Raheem Morris) e dall’offensive coordinator (Zac Robinson, ex Rams), ma la scelta di puntare sul 36enne Cousins, per di più reduce da un lungo infortunio al tendine d’Achille, lascia molto perplessi. La difesa sembra dare più garanzie dell’attacco, guidata dallo splendido Jessie Bates III, la miglior safety dello scorso campionato.
In casa Panthers l’unico obiettivo è evitare il disastro del 2023, concluso con due sole vittorie a fronte di 15 sconfitte, e per farlo si è scelto di dare ancora fiducia a Bryce Young, mettendolo in condizioni certamente migliori rispetto a dodici mesi or sono. Come head coach è arrivato un ex offensive coordinator, Dave Canales, che l’anno scorso ha fatto miracoli con Mayfield a Tampa, è stato preso un ricevitore di primo livello come Diontae Johnson, e anche la linea è stata rinforzata con gli innesti di Hunt e Lewis. Da qui a parlare di playoff ne passa, ma almeno si dovrebbe capire una volta per tutte di che pasta è fatto il qb dell’Alabama.
Nfc WEST
Il fatto che quattro degli ultimi sei Super Bowl abbiano visto una squadra proveniente da questa division la dice lunga sulla grande competitività della NFC West, vinta dai 49ers nelle ultime due stagioni ma che quest’anno vede una concorrenza ancora più agguerrita per i ragazzi di Shanahan, sempre fortissimi ma con qualche crepa in più da tenere d’occhio. Reduce da un’annata quasi perfetta, fermatasi solo al Super Bowl davanti alla classe di Mahomes, San Francisco ha deciso di ignorare la cabala di cui dicevamo prima, che nella storia della NFL ha visto solo tre volte la squadra perdente la finale arrivare al titolo l’anno successivo, fattore legato certamente alla durezza di questo sport, in cui i valori possono cambiare molto da una stagione all’altra. Questa scelta ha portato alla riconferma dell’intero blocco portante della squadra (Purdy, Aiyuk, Samuel, McCaffrey, Kittle, Bosa, Warner, Greenlaw e, pochi giorni fa, anche Trent Williams) , per quanto un anno più vecchio e con molti acciacchi in più. Dal mercato dei free agent sono arrivati Gross-Matos e Floyd a rinforzare la difesa, mentre è fatto di cronaca l’assenza del promettente wr matricola Pearsal, ferito seriamente da un colpo di pistola durante una rapina in cui si è ritrovato per caso. Il monte stipendi stratosferico e la carta d’identità fanno pensare che questo possa essere l’ultimo tentativo di questo gruppo nel dare l’assalto al Vince Lombardi Trophy, ma al di fuori dei titolari la qualità è davvero poca ed il rischio maggiore per i 49ers sono gli infortuni, che potrebbero pregiudicare seriamente il cammino di una squadra altrimenti molto forte.
Incredibile a dirsi, ma c’è ancora vita (e football) a Los Angeles sponda Rams dopo il ritiro di Aaron Donald. La notizia che qualche mese fa ha gettato nello sconforto squadra e tifosi è stata lentamente metabolizzata e, pur consapevoli del fatto che sarà impossibile colmare nel breve il buco difensivo lasciato da una leggenda, i Rams sembrano aver fatto le mosse giuste per tornare ad avere ambizioni da playoff e anche qualcosa in più. La notizia migliore per loro è che la coppia di ricevitori superstar, Nacua e Kupp, si è ricomposta, dopo l’infortunio di quest’ultimo che lo ha tenuto fuori per quasi tutta la scorsa stagione. Stafford avrà quindi due bersagli d’eccezione, ed avrà anche una linea che lo proteggerà meglio, visti gli arrivi di Kyren Williams e Blake Corum. La difesa ha forse un po’ troppe matricole, ma gli occhi saranno tutti sulla linea, dove Verse, Fiske e Turner proveranno a non far rimpiangere troppo Donald.
Anche in quel di Seattle si è chiusa un’era, quella di coach Pete Carroll, guida di quel gruppo passato alla storia come la “Legion of Boom”. Ora si riparte, con un nuovo allenatore, Mike MacDonald, ma con la stessa attenzione alla difesa, il reparto su cui la dirigenza ha certamente investito di più. Sono andati via gli ultimi veterani, Wagner e Brooks, e si riparte dalle giovani stelle, una su tutte Devon Witherspoon, cornerback al secondo anno che l’anno scorso ha mancato di poco il premio di Rookie of the Year. L’attacco ha sempre le mani benedette di D.K. Metcalf, wr con pochi eguali nella NFL, e insieme a lui Lockett e Smith-Njiba, ma la decisione di affidarsi a Geno Smith come qb lascia molto perplessi. I Seahawks potrebbero cogliere qualche successo importante, ma è forse troppo presto per tornare ai vertici.
Infine, gli Arizona Cardinals, forse l’unico anello ancora realmente debole di questa division. Da due anni chiudono all’ultimo posto, e nel 2023 hanno colto solo 4 vittorie, ma le premesse per la nuova stagione sono un po’ più rosee: innanzitutto Kyler Murray è tornato finalmente sano ed è un qb che, pur non essendo un top, ha i mezzi per spaccare le partite contro avversari alla portata. In più, c’è attesa spasmodica per vedere all’opera tra i pro Marvin Harrison jr., figlio del leggendario Marvin Harrison, ricevitore dalle mani fatate degli Indianapolis Colts di Peyton Manning, nella Hall of Fame dal 2016. Il figlio, anche lui wide receiver, promette meraviglie; staremo a vedere.