La “straordinaria normalità” dei qb di Chiefs e Buccaneers è troppo per i rispettivi avversari, mentre a Dallas va in scena un match equilibrato e a due facce, che premia i più lucidi 49ers.

Domenica densa di football, con tre match di Wild Card che hanno visto le vittorie nettissime di Tampa Bay e Kansas City, insieme all’impresa esterna sul filo di lana dei 49ers, capaci di eliminare Dallas malgrado le assenze.
TAMPA BAY BUCCANEERS – PHILADELPHIA EAGLES: 31-15
Non potevano essere questi Eagles, così giovani e dal gioco così monotono, a fermare i campioni uscenti di Tampa Bay, pur pieni di infortunati eccellenti. È bastato il rientro in difesa di Whitehead (gran partita la sua) per tenere a zero per tre quarti di partita Jalen Hurts e i suoi compagni d’attacco; il loro gioco a tutta corsa si è dimostrato subito un’arma spuntata, ed è stato letto benissimo dallo staff dei Buccaneers. E quando si è trovato costretto, per ragioni di tempo e di punteggio, a lanciare, Hurts ha mostrato tutti i suoi limiti, quelli di un braccio impreciso e poco potente, a questi livelli. Più di una volta la sua lettura era giusta, il suo ricevitore era riuscito a guadagnarsi la separazione necessaria dal proprio marcatore, ma la palla ha impiegato quella frazione di secondo in più per arrivare, consentendo il recupero del defensive back. Dall’altra parte dell’ovale, ça va sans dire, è andato in scena il consueto show di Brady che, ben protetto dalla sua linea, ha fatto letteralmente impazzire le secondarie degli Eagles, con i suoi bersagli preferiti Gronkowski ed Evans. Sulla partita non c’è davvero granché da raccontare, visto che fino a metà del terzo quarto è stata solo un’ininterrotta sequenza di segnature dei Bucs, arrivati al 31-0. Lì ovviamente l’intensità è calata e gli Eagles hanno potuto segnare almeno i punti della bandiera, ma il match era virtualmente già in archivio. Nel Divisional Round i Buccaneers affronteranno in casa propria la vincente del Monday Night tra Rams e Cardinals.
KANSAS CITY CHIEFS – PITTSBURGH STEELERS: 42-21
Si conclude con una sconfitta dignitosa e niente più, senza alcuna reale chance di vittoria, l’ultimo match della carriera del grande Ben Roethlisberger, il qb che per oltre un decennio ha guidato e incarnato l’essenza stessa della tribù giallonera. Troppo ampio il divario tra le due squadre, troppo sbilanciato il conto del talento dalla parte dei padroni di casa, che hanno iniziato sonnolenti e hanno finito gigioneggiando forse anche oltre il lecito, con trick play, tight end che diventano quarterback e tackle che diventano ricevitori. E pensare che gli Steelers avevano segnato per primi, nel secondo quarto, grazie a un fumble di Williams riportato in end zone da TJ Watt. Quel td ha avuto però il solo risultato di svegliare l’orso dormiente, che da lì in poi ha iniziato uno show di football al massimo livello tecnico e atletico. Dallo 0-7 si è passati al 35-7 per Kansas City in meno di due periodi, in un crescendo di capolavori di Mahomes e di un intero attacco sembrato, per la prima volta in stagione, tornato davvero ai livelli di ingiocabilità di due anni fa. L’ultima fase del match è stata pura accademia, con gli Steelers attenti a limitare le dimensioni della loro sconfitta e i Chiefs attenti a non farsi male in vista del Division Round casalingo contro i Buffalo Bills.
DALLAS COWBOYS – SAN FRANCISCO 49ERS: 17-23
L’unica vittoria esterna, finora, di queste Wild Card la firmano i San Francisco 49ers, che sbancano Arlington al termine di una partita palpitante e piena di colpi di scena, che hanno dapprima rischiato di dominare e poi perfino di perdere. Ma alla fine San Francisco si è dimostrata più lucida di fronte a dei Cowboys fallosissimi (ben 14 flag incassate) e, alla fine, piuttosto pasticcioni, riuscendo anche a far fronte alle gravi assenze difensive di Bosa (sospetta commozione cerebrale nel secondo periodo) e Warner (caviglia slogata nell’ultimo quarto). La partita porta per tre quarti la firma dei 49ers, che vanno in end zone già al primo drive con una corsa di Mitchell e allungano poi fino allo 0-13 grazie al loro straordinario kicker Gould. Prescott, fin lì non pervenuto (mai quanto Elliott, comunque), si sveglia a metà del secondo quarto, pescando in td Amari Cooper; un altro calcio di Gould e si va al riposo sul 7-16. Al secondo drive del terzo periodo, la difesa dei 49ers intercetta Prescott e l’attacco, al primo snap, va subito a segno con una corsa prodigiosa di Deebo Samuel: 7-23 all’inizio dell’ultimo quarto. Partita finita? Nient’affatto, perché Dallas ci mette la forza della disperazione e perché San Francisco si fa un po’ intimidire. In apertura di ultimo periodo una finta di punt dello special team dei Cowboys va a segno, e si arriva così al field goal del 10-23. Poi Dallas intercetta Garoppolo regalando a Prescott un facile td, per il 17-23 con ancora 8′ da giocare. Nel drive seguente i 49ers decidono di giocare un 4&1 alla mano, ma lo snap tarda ad arrivare e il delay of the game li costringe al punt sul 4&6. Dallas ha il primo matchball, ma dopo una splendida ricezione da 38 yard di Schultz è la difesa ospite a reggere d’orgoglio, costringendo Prescott all’errore su un 4&11 con 1’49” sul cronometro. Nel successivo drive San Francisco sfiora lo psicodramma: Samuel trasforma un 3&10 per pochi centimetri, ma il pallone è posizionato male, la misurazione con la catena viene rifatta e stavolta decreta un 4&inches, che dopo una flag per false start diventa un 4&5, costringendo Shanahan a ordinare ai suoi un nuovo punt. Con 32″ da giocare e 75 yard da percorrere, i Cowboys si trovano nuovamente la palla in mano, Prescott mette a segno tre completi consecutivi, ma sulle 41 yard avversarie e con soli 14″ sul cronometro decide inopinatamente di correre lui stesso, anziché cercare un passaggio HailMary direttamente in end zone che, se completato, gli avrebbe di fatto consegnato la vittoria. Il numero 4 dei Cowboys paga a caro prezzo la sua scelta scellerata, perché viene placcato in mezzo al campo e, una volta rialzatosi, deve attendere l’arrivo dell’arbitro per il corretto posizionamento della palla prima dello snap successivo. Ma l’arbitro non ha certo il suo scatto, e quei pochi secondi di attesa del suo arrivo saranno fatali per lo scadere del tempo. Game, set, match. San Francisco vola a Green Bay per la sfida impossibile ai Packers, e Dallas resta a chiedersi se valga ancora la pena puntare su Prescott ed Elliott. Al loro front office l’ardua sentenza.