NFL Playoff ’24: Jackson crolla davanti a Sua Maestà Mahomes, il Super Bowl sarà 49ers-Chiefs

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Le Conference Finals regalano due partite ad altissima intensità emotiva: Kansas City vince ancora in trasferta espugnando Baltimore, con una grandissima difesa e un Mahomes da manuale che rende Jackson un MVP piccolo piccolo. Detroit accarezza per 30 minuti il sogno del Super Bowl ma nel secondo tempo viene travolta dal risveglio incontenibile dei 49ers, presi per mano da Purdy.

Il Super Bowl dell’11 febbraio a Las Vegas si giocherà tra i campioni uscenti, i Kansas City Chiefs (quarta presenza nelle ultime cinque finali), ed i San Francisco 49ers, che mancano all’appuntamento conclusivo della stagione dal 2020, quando vennero sconfitti in volata proprio dai Chiefs. I 49ers l’hanno spuntata sui Detroit Lions grazie a una rimonta straordinaria, dopo un primo tempo disastroso che li ha visti andare al riposo sotto di 17 punti. I Chiefs sono invece andati a vincere a Baltimore con una partita di grande spessore, sia difensivo che offensivo, limitando Lamar Jackson a soli 10 punti e mostrando un Pat Mahomes in forma strepitosa. Del Super Bowl avremo tempo e modo di parlarne, per ora concentriamoci sui due match di ieri.

BALTIMORE RAVENS-KANSAS CITY CHIEFS: 10-17
I campioni non abdicano, anzi. Al termine di una partita molto spigolosa, a tratti violenta, i Chiefs strappano il biglietto per Las Vegas ai Ravens, e lo fanno usando fino in fondo la classe cristallina dei due migliori uomini dell’attacco (Mahomes e Kelce), la compattezza della loro difesa e l’abitudine alla vittoria costruita in questi ultimi anni (quarto Super Bowl nelle ultime cinque stagioni). Baltimore ha moltissimo da recriminare con se stessa, per essersi fatta bloccare a quota dieci punti segnati, di cui la miseria di tre nell’intero secondo tempo, sprecando almeno due occasioni a un passo dal td. Lamar Jackson ha giocato una partita di cuore ma tatticamente mediocre, correndo molto ma molto spesso a sproposito, andando a spasso per il backfield alla ricerca di soluzioni che spesso avevano l’unico effetto di disorientare la sua linea, impossibilitata a tenergli dietro. Vincerà anche il premio di MVP stagionale, ma il confronto diretto con il suo omologo Mahomes è stato per lunghi tratti imbarazzante. Fin qui l’attacco, ma ha le sue colpe anche la difesa, brava a contenere a 17 punti il bottino dei Chiefs ma macchiatasi di diversi interventi violenti (due in particolare su Mahomes) assolutamente censurabili, che hanno regalato agli avversari quasi cento yard in flag. Mahomes ha disputato una partita eccezionale per lucidità e attenzione; non una palla persa, non una scelta sbagliata, un 30 su 39 che parla chiaro sul livello di forma e di maturità assoluta raggiunto da quello che è, ormai da quattro anni, il qb più forte della lega. Intorno a lui una sola stella, Travis Kelce, autore di una partita pazzesca da 116 yard in 11 palloni ricevuti, e un buon gruppo di gregari che fa comunque del suo meglio, Pacheco su tutti.
La partita inizia subito con i fuochi d’artificio, con i Chiefs che segnano al primo drive con Kelce e Flowers che pareggia subito dopo, anche grazie a una corsa da 21 yard di Jackson. Kansas City imbastice a quel punto un drive lunghissimo, che dopo mille emozioni (perfino un completo da circo di Mahomes in caduta su Kelce in tuffo) culmina nel secondo periodo nella corsa in end zone di Pacheco per il 7-14 degli ospiti. Jackson commette un fumble che però i Chiefs non capitalizzano, poi ricominciano i colpi proibiti (c’erano già stati scontri tra i giocatori durante il riscaldamento) che portano a diverse flag, una delle quali costa addirittura un td ai Chiefs, che trovano comunque il modo di allungare allo scadere con il field goal del 7-17. Il terzo periodo è una lunga sequela di 3&out e punt, mentre il quarto si apre con l’incredibile fumble di Flowers a una yard dalla meta, che si fa togliere il pallone da Sneed per il touchback che smonta le ambizioni di rimonta dei Ravens. A metà tempo arriva il secondo, gravissimo pasticcio di Jackson, che si fa intercettare da Bush in end zone dopo essersi intestardito a lanciare su un uomo sotto tripla copertura. Baltimore ci prova, ma non riesce ad andare oltre il field goal della bandiera, per il 10-17 finale che premia una nuova impresa esterna dei Chiefs dopo quella di Buffalo.

SAN FRANCISCO 49ERS-DETROIT LIONS: 34-31
Visto che ottimisticamente mi ero azzardato a soprannominare quello contro i Packers come “il Grande Spavento”, come vogliamo chiamare questa partita, in cui i 49ers sono stati sotto 7-24 all’intervallo dopo 30 minuti di assoluto dominio dei Lions? “L’Enorme Spavento” potrebbe calzare a pennello, e rendere l’idea di quanto vicino siano andati i 49ers a buttare la loro stagione e i Lions a centrare un’impresa leggendaria. C’è voluto un secondo tempo ai limiti della perfezione, offensiva e difensiva, dei 49ers per rimettere a posto le cose, con Purdy, McCaffrey e Samuel trascinatori, e con una certa dose di complicità dei Lions, rei di aver lasciato cadere qualche pallone importante e di aver osato troppo in un paio di quarti down (ma col senno di poi è sempre facile parlare, lo sappiamo bene). L’inizio di partita è traumatico per San Francisco, con Detroit che vola sul 14-0 al termine del primo quarto grazie ai td di Williams (dopo soli 100″) e Montgomery, con Moody che manca un field goal da 48 yard. A limitare i danni, nel secondo quarto, arriva la corsa in end zone di McCaffrey per il 7-14 e un paio di sack di Nick Bosa su Goff, ma sono le corse la vera spina nel fianco per la difesa californiana. Purdy non carbura e si fa intercettare, turnover subito capitalizzato dai Lions nel td di Gibbs che vale il 7-21, poi ulteriormente rinforzato con un field goal a 10″ dall’intervallo, a cui si va sul 7-24 Detroit. Il Levis’ Stadium è ammutolito, conscio di aver bisogno di un autentico miracolo sportivo per rimettere in piedi il match e le speranze di Super Bowl. E il miracolo arriva, sotto forma di un terzo periodo pazzesco, in cui bastano 12 minuti ai 49ers per pareggiare il match: già dal primo drive si notano i segni del divino sul gridiron, prima con una miracolosa presa ad una mano di Jennings su un 3&10 che porterà al field goal del 10-24. Nel drive seguente i Lions si ritrovano su un 4&2 sulle 28 di San Francisco, e scelgono forse un po’ presuntuosamente di giocarlo alla mano (mancandolo), anziché accontentarsi di tre punti facili tra i pali. La conferma che la benevolenza della dea bendata sia ora passata tutta dalla parte dei 49ers arriva poco dopo, quando Brandon Aiyuk manca una presa in salto ma si ritrova il pallone in mano dopo il rimbalzo sul casco del suo difensore: risultato 51 yard di ricezione e palla a 4 yard dalla end zone di Detroit, trasformata nel td del 17-24 due snap dopo sempre da Aiyuk. Nel drive successivo arriva la svolta definitiva della partita, con il sanguinosissimo fumble di Gibbs che, recuperato da Armstead, consente all’attacco 49ers di tornare subito in campo e segnare con McCaffrey il td del pari 24. A quel punto mancano ancora 3 minuti alla fine del terzo periodo, una vita da giocare, ma non ci sono più dubbi sull’esito della partita. Goff viene fermato da un drop di Reynolds su un 3&10 e i Lions, costretti al punt, devono subire anche il sorpasso all’inizio del quarto periodo, al termine di un lungo drive condotto magistralmente da Purdy fino al field goal del 27-24. Ancora un quarto down alla mano mancato da Detroit e San Francisco segna la meta della sicurezza, arrivando in red zone con le corse di Purdy e McCaffrey e volando poi in end zone con Mitchell per il 34-24. A quel punto mancano tre minuti alla fine, e i Lions chiudono con orgoglio, segnando il td della bandiera con Williams. Tentano anche un on side kick della disperazione, ma George Kittle agguanta e mette al sicuro il pallone che porta a Las Vegas.

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Gianluca Puzzo

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