Quando capita di vedere partite così drammatiche, cariche di pathos, dove i ruoli di vincitore e vinto si sovvertono in pochi istanti, è difficile non provare una grande ammirazione per chi, con le unghie e coi denti, è riuscito alla fine a spuntarla, insieme a una sorta di umana pietà per gli sconfitti. Alcune volte, però, ed è il caso di Seattle-Green Bay, capita che l’umana pietà si trasformi in rabbia, per averli visti gettare al vento un’occasione unica, che avrebbe cambiato la storia di questa stagione.
Seattle si è qualificata per il Superbowl battendo i Packers ai supplementari per 28-22, dopo essere stata sotto 0-16 all’intervallo e ancora 7-19 quando mancavano solo 2 minuti e 8 secondi alla fine della partita. Nei 2 minuti passati alla storia del football Seattle ha messo a segno 2 touchdown, uno dei quali con trasformazione da 2 punti, passando addirittura a condurre 22-19 a 1′ e 35″ dal termine, e Green Bay è riuscita a pareggiare i conti a 14 secondi dalla fine con il field goal del 22 pari. I supplementari sono stati brevi e intensi, come si dice: i Seahawks vincono il sorteggio, scelgono ovviamente di attaccare per primi, e un Russell Wilson fin lì orripilante completa un lancio di 25 yard per Baldwin e un altro subito dopo di 45 yard, spedendo Kearse in end zone. Game, set, match, come dicono i giudici di sedia del tennis, e via alle lacrime di tensione dei vincitori (vedi foto di Wilson), alla disperazione degli sconfitti, alla gioia incontenibile del pubblico che per più di due ore aveva visto dissolversi il miraggio del titolo back-to-back.
Fin qui la cronaca. Ma l’analisi, a mente fredda, dice spietatamente che la partita l’hanno buttata via i Packers. Hanno affrontato i peggiori Seahawks da almeno tre anni a questa parte, un Russell Wilson che ha lanciato 4 intercetti e che ha impiegato più di tre quarti di partita per ricordarsi di avere anche delle gambe, oltre al braccio, fenomenali. I Packers sono riusciti a perdere contro una difesa capace di commettere uno stillicidio di penalità; sono riusciti a non giocare nemmeno una volta dalla parte di Sherman dopo l’infortunio al gomito occorsogli a metà del quarto periodo. Sherman è rientrato in campo con grande generosità ma con il braccio sinistro praticamente appeso al collo e attaccato al petto a causa del dolore: com’è possibile che Green Bay non abbia mai giocato sul lato destro del suo attacco per sfruttare un matchup che sarebbe stato certamente vincente? L’atteggiamento della squadra del Wisconsin era apparso un po’ troppo timido già alle prime schermaglie, quando aveva rinunciato per ben due volte a giocare alla mano dei quarti down cortissimi sulla goal line, accontentandosi in entrambi i casi dei field goal. Come puoi non cercare di affondare il dito nella piaga nel momento migliore della tua partita e con gli avversari praticamente ancora negli spogliatoi? Dispiace dirlo, ma alla fine sono stati proprio quei punti a mancare all’appello per i Packers, a fare la differenza tra l’essere vincitori o vinti.
Quanto a Seattle, l’ha scampata davvero bella. Ai suoi avversari sarebbe bastato un pizzico di intraprendenza in più per portare a casa la partita, e questo deve far riflettere molto i campioni in carica. Per lunghi tratti di gara il solo Lynch è riuscito a muovere un po’ le acque stagnanti del suo attacco, mentre Wilson tirava intercetti dopo intercetti e la difesa pensava bene di regalare primi down agli avversari con falli sciocchi sulla linea di scrimmage. Troppo brutti per essere veri, insomma, e il fatto che l’abbiano comunque scampata può essere letto anche come buon auspicio in vista del Superbowl, ma certo è che gli Hawks visti domenica non basteranno per questi Patriots.
Della partita tra New England e Indianapolis abbiamo detto poco perché poco c’è da raccontare, in effetti, quando il risultato finale recita 45-7. I Colts, molto emozionati a giudicare dai passaggi caduti dalle mani ai loro ricevitori, sono stati in partita fino all’intervallo, andando al riposo sotto di 10 punti sul 17-7, e venendo poi spazzati via nei successivi due quarti di gioco. La notizia non è certo la consueta, ottima prestazione di Tom Brady, vero “animale da playoff”, e dei suoi bersagli prediletti, Edelman, Gronkowski e Amendola, quanto la devastante prova di Blount, running back taglia XXL che ricorda in qualche maniera Jerome Bettis, il leggendario “autobus” degli Steelers. New England è, ormai da diversi mesi, l’unico vero pericolo per Seattle, ed è giusto che siano i Patriots l’ultimo ostacolo degli Hawks sulla strada di un bis sensazionale.
E’ la legge dello sport: mai credere di avere vinto, anche quando si è nettamente in vantaggio, fino al fischio finale dell’arbitro. La storia dello sport, di tanti sport, è costellata da episodi simili ma questa qualificazione, concordo con te, è stata proprio buttata via. Amen.