NFL wildcard – 4 vittorie on the road, ma che emozioni a Cincinnati!

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Antonio BrownPoker di vittorie delle squadre in trasferta (come avevamo previsto) e due partite su quattro al cardiopalma, con finali scoppiettanti ed emozioni a non finire: queste, in estrema sintesi, le risultanze delle wildcard che hanno aperto lo scorso weekend i playoff NFL. Escono con l’onore delle armi sia i Cincinnati Bengals che i Minnesota Vikings, mentre dei Redskins vale la pena sottolineare le ottime prestazioni di Cousins e Reed, due nomi che promettono davvero bene. Non pervenuti i Texans, spazzati via dai Chiefs dopo una prova imbarazzante per loro ed umiliante per i loro tifosi, speranzosi, se non di vincere, almeno di vedere una parvenza di partita. Il “cappotto” di 30-0 rifilato loro dai Chiefs si commenta da sé, direi.

Cincinnati Bengals – Pittsburgh Steelers: 16-18
Iniziamo col raccontarvi la partita più bella, capace di regalare un ultimo quarto pazzesco, forse uno dei più belli visti negli ultimi anni per numero e complessità delle situazioni. Partita che abbiamo anche commentato, tra l’altro: potete vederla cliccando QUI. E pensare che il primo tempo era stato anche piuttosto noioso, con molta ruggine tra i giocatori, diversi falli anche cattivi, e con Pittsburgh padrona del campo (ma incapace di affondare davvero il coltello) e i padroni di casa emozionati e mai continui nell’azione offensiva. Si va al riposo con gli Steelers avanti 6-0 grazie a due field goal, niente per cui strapparsi i capelli, insomma. Nel terzo periodo, gli ospiti accelerano ulteriormente, prima con il field goal del 9-0 e poi con un’incredibile ricezione acrobatica in end zone di Bryant: 15-0 e morale sotto le scarpe per i Bengals.

Tutto finito, quindi? Nemmeno per sogno, siamo nei playoff, baby. Sotto un diluvio torrenziale, in un’atmosfera da tregenda, accadono quattro cose: l’attacco di Cincinnati, mosso dalla disperazione, si sveglia, segnando due touchdown e un field goal e ribaltando inopinatamente la situazione sul 16-15. La seconda cosa è l’infortunio di Roethlisberger: il leggendario qb e faro offensivo degli Steelers si fa male a una spalla dopo un sack ed è costretto a rientrare negli spogliatoi. Al suo posto entra lo sconosciuto Landry Jones, il terzo quarterback, visto che anche Michael Vick è infortunato: l’attacco degli ospiti perde fiducia, sembra davvero alle corde, e la partita sembra chiudersi quando Jones, alla disperata ricerca di un primo down, si fa intercettare da Burdict. Qui accade il terzo fatto chiave: il fumble di Hill, che restituisce dopo soli 3″ di gioco (!!) dall’intercetto il pallone agli Steelers! Pittsburgh ha quindi in mano l’ultimo drive, ma deve percorrere più di 50 yard per arrivare a tiro di field goal e vincere la partita, ed è impensabile che possa farlo con Jones in cabina di regia. E allora, come nel miglior stile hollywoodiano, ecco riemergere Roethlisberger dagli spogliatoi: il monumentale numero 7 torna in campo, completa un paio di lanci (tra cui un 4° & 3 con 28″ sul cronometro da far tremare i polsi) e trascina i suoi a poche yard dalla portata utile per un field goal. Con soli 18 secondi da giocare ed entrambe le squadre senza più timeout, accade l’ultimo, incredibile colpo di scena: Big Ben lancia per Antonio Brown, che non può ricevere il pallone a causa del placcaggio assassino di Burdict (il ricevitore uscirà con una commozione cerebrale). Gioco fermo, 15 yard di penalità, c’è un parapiglia tra giocatori e a Jones, cornerback dei Bengals già nervosissimo prima, scappa qualche parola di troppo. Gli arbitri sentono e vola un altro fazzoletto giallo per comportamento antisportivo: altre 15 yard in avanti per Pittsburgh. A quel punto il field goal diventa una formalità, e gli Steelers sbancano Cincinnati. Una vittoria che pagheranno a caro prezzo (Big Ben e Brown certamente non saranno della partita contro Denver), ma che segna una pagina che non esiterei a definire leggendaria della loro già ricchissima storia.

Washington Redskins – Green Bay Packers: 18-35
Aaron Rodgers ci ha messo un intero quarto di gioco ad entrare in partita, trovandosi a dover rimontare da 11-0, ma quando lo ha fatto non c’è più stato scampo per i Redskins. Debole la difesa, spaccata in due dalle corse di Lacy e Starks, e monocorde l’attacco, con i soli Cousins e Reed a cantare e portare la croce. I Packers segnano 17 punti consecutivi, riportano la partita dalla loro parte e chiudono in scioltezza, buttandosi alle spalle le ombre di crisi che li accompagnavano dopo le ultime brutte prestazioni in regular season. Ora per loro c’è la trasferta sul campo dei Cardinals: partita certamente difficile ma non impossibile, se sapranno entrare subito nel ritmo giusto. Per i Redskins, pur nell’amarezza per l’eliminazione, c’è comunque la consapevolezza di aver finalmente risolto il dilemma del qb e di aver trovato un ricevitore di grandissimo talento. Dovranno investire molti soldi sulla difesa.

Minnesota Vikings – Seattle Seahawks: 9-10
Masticano amaro i Vikings, dopo aver gettato al vento (polare) l’occasione di mandare a casa gli strabordanti Seahawks visti nelle ultime settimane. Il gelo paralizza tutti, ma è la squadra con maggior talento a risentirne ovviamente di più: i padroni di casa non fanno strabuzzare gli occhi ma vanno avanti 9-0 con tre field goal. Fin qui Seattle non pervenuta, o quasi: Baldwin riceve un pallone da brividi con una mano sola, ma Wilson si fa intercettare e backfield, senza Lynch, latita. All’inizio dell’ultimo periodo i Seahawks trovano però la scossa giusta: Michael sfonda con alcune corse pregevoli, Wilson trova Baldwin in end zone e Steven Haushka si aggiunge il field goal del sorpasso sul 10-9, con un drive nato da un grave fumble perso da Peterson (ci si aspettava ben altro da lui, onestamente). Malgrado tutto, però, i Vikings hanno in mano il match ball: riconquistano palla con 1′ e 42″ da giocare sulle loro 39 yard e avanzano anche grazie a una pass interference (discutibile) chiamata dagli arbitri a Kam Chancellor. A 22″ dalla fine hanno quindi il field goal della vittoria, un formalità da 27 yard, che però Blair Walsh sbaglia clamorosamente (aveva centrato il bersaglio 3 volte su 3 nella partita, in precedenza), calciando ampiamente a sinistra dei pali. I giocatori di Seattle, già con la testa in vacanza, impazziscono dall’emozione, mentre sullo stadio di Minneapolis cala un silenzio ancor più gelido dell’aria. I Vikings buttano via un’occasione storica, ma per gli Hawks arriva il momento di fare davvero sul serio: domenica prossima saranno ospiti dei Panthers, e lì regali non ce ne saranno.

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Gianluca Puzzo

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