In uno sport di squadra come l’hockey, dove il risultato di ogni partita dipende davvero dal rendimento di almeno 19 uomini, è impietoso usare la foto di un singolo, per quanto fuoriclasse, per simboleggiare la sconfitta. Non ce ne vogliano quindi Ovechkin e i tifosi dei Capitals, ma un’immagine che sintetizzasse la caduta degli dei bisognava pur trovarla, e lo sguardo afflitto del campione russo al termine di gara 6 contro i Penguins è un po’ lo specchio dell’enorme delusione consumatasi dalle parti della capitale.
Dopo una regular season dominata in un lungo e in largo, con il miglior portiere e il capocannoniere entrambi in salute, chi avrebbe potuto immaginare che la corsa dei Capitals verso la Stanley Cup si sarebbe schiantata contro i Penguins? Quella di Pittsburgh è una squadra che a Natale aveva perfino licenziato il coach, per quanto basso era il suo rendimento, e che dopo una rimonta clamorosa gioca ora il più bell’hockey dei playoff NHL. Senza il portiere titolare Fleury ha trovato un ricambio insperato e insuperabile in Matt Murray, con Crosby in scarsa vena realizzativa ha trovato una seconda linea (Bonino-Hagelin-Kessel) che ha letteralmente fatto a pezzi la rete di Holtby e in difesa, pur concedendo molto, ha comunque trovato nella ruvidezza di Letang e Maatta un argine sufficiente. Dei Capitals che dire… si sono illusi con la vittoria in overtime di gara 1, ma da lì in poi hanno sempre inseguito, perdendo tre partite di fila (anche se tutte con un solo gol di scarto). In gara 5 sono passati comodi, complice anche la squalifica per un turno di Letang, ma in gara 6 non avrebbero meritato di arrivare neppure ai supplementari, dopo un inizio ignominioso che li ha visti sotto 3-0. La rimonta è stata più frutto delle sciocchezze difensive dei Penguins (3 delay of the game consecutivi in 2′) che di un’effettiva, tangibile reazione, per cui giusto così.
Ancor prima dei Penguins si sono qualificati i loro prossimi avversari nella finale della Eastern Conference, i Tampa Bay Lightnings, passati 4-1 sugli Islanders, usciti molto provati dalle 6 partite di primo turno contro i Panthers. Persa la prima in casa, Tampa ha dominato gara 2 per poi aggiudicarsi a New York, 5-4 in overtime, la partita che è stata il reale crocevia della serie. Gara 3 è stata davvero appassionante, ben prima della rete finale di Boyle, arrivata dopo soli 2’48” di supplementari. Tampa era infatti stata costretta ad inseguire per ben tre volte, riacciuffando però sempre gli Islanders, che hanno mancato la loro chance decisiva sul 4-3, quando si sono fatti pareggiare da Kucherov a soli 38″ dalla sirena finale. Tampa ha vinto in overtime anche gara 4 (2-1), ma già lì New York è apparsa più opaca, uscendo di fatto dal ghiaccio e chiudendo una stagione comunque positiva con il brutto 4-0 incassato in gara 5. Da stanotte saranno quindi Penguins e Lightnings a giocarsi la Eastern Conference e, soprattutto, un posto in finale per la Stanley Cup.
A Ovest, invece, si è andati per le lunghissime in entrambe le serie, terminate a gara 7, ma la qualità del gioco è parsa inferiore a quella espressa da Penguins e Lightinings dall’altra parte del tabellone, dando così ragione a chi vede nella finale Est una sorta di finalissima anticipata. I St. Louis Blues hanno fatto un altro scalpo eccellente, dopo quello di Chicago, eliminando ancora in 7 partite i Dallas Stars, la squadra con il miglior record in regular season a Ovest. La bella è stata lo specchio impietoso del peggior difetto degli Stars: la difesa. Beninteso, parliamo di difesa come fase complessiva di squadra, come attitudine complessiva dei difensori (ovviamente) ma anche dei tre attaccanti. Un problema ulteriore è stato quello del portiere, con Dallas che è riuscita a passare alla storia come la prima squadra capace di utilizzare entrambi i portieri (Lehtonen e Niemi) in tutte le partite della serie, senza peraltro mai trovare il bandolo della matassa. Nelle 4 partite perse contro i Blues in questa serie, gli Stars hanno incassato 20 reti (!!), portando invece a casa le 3 partite in cui sono riusciti a tenere basso il punteggio. Solo un caso? Non credo proprio. E si conferma la vecchia tradizione che concede poco futuro nei playoff alle squadre poco votate alla copertura.
Anche quella tra Sharks e Predators è stata una gara 7 davvero poco appassionante (5-0 per San Jose), ma è arrivata al termine di una serie sorprendente, dove gli Sharks, pur apparendo spesso più forti, sono stati messi parecchio in difficoltà da Nashville, brillantissima fisicamente e libera da ogni pressione dopo l’impresa contro i Ducks al primo turno. Serie dominata dal fattore campo, con San Jose che scatta subito sul 2-0, lasciando credere a molti di poter chiudere la pratica con uno sweep. Invece l’aria di casa fa bene ai Predators, che dominano gara 3 e bissano due sere dopo in gara 4, al termine di una maratona infinita di 3 overtime. San Jose arriva al primo match ball con il 5-1 in gara 5, ma cade ancora a Nashville e ancora in overtime per 4-3, rimandando tutto a gara 7, dominata come detto. Chapeau a questi Predators, forti e intraprendenti, mentre gli Sharks devono concentrarsi sulla sfida con i Blues, occasione insperata per proseguire la corsa verso la Stanley Cup.
Chiudo perseverando (a dispetto dei fin qui scarsissimi risultati) nel mio pronosticare: Tampa-Pittsburgh 4-2, St. Louis-San Jose 4-3.