Olimpiadi Invernali 3: Saint-Moritz 1948 – Squaw Valley 1960

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V Olimpiade, Saint-Moritz (SWI)
30 gennaio – 8 febbraio 1948

Atleti: 669 (77 donne), 57 italiani
Nazioni: 28
Gare: 22
Dichiarazione d’apertura: Enrico Celio (Presidente della Confederazione elvetica)
Giuramento: Riccardo Torriani
Medagliere: Norvegia, Svezia e Svizzera 10, Italia 1
Alfiere italiano: Vittorio Chierroni
Assegnata originariamente nel ’38 al Giappone per essere disputata nel 1940, la quinta Olimpiade invernale dovrà attendere fino al ’48 per vedere la luce, a causa della Seconda Guerra Mondiale. Le due nazioni uscite sconfitte dal conflitto, Germania e Giappone, vengono escluse, mentre all’Italia viene concesso di mandare la propria rappresentativa in virtù della posizione assunta dall’8 settembre 1943; è una decisione importante, quella del CIO, visto che proprio in questa edizione l’Italia si aggiudica finalmente la sua prima medaglia “invernale”. A vincerla è Nino Bibbia (nella foto), originario della Valtellina ma cresciuto proprio a Saint-Moritz, che si aggiudica l’oro nello skeleton, una variante dello slittino molto praticata in quella regione. Lo sci alpino sbarca quasi al completo alle Olimpiadi, aggiungendo alla combinata anche discesa libera e slalom, sia maschili che femminili. Nella discesa libera si afferma l’acrobatico francese Oreiller, non a caso soprannominato “il discesista folle”, che domina giungendo con oltre 4 secondi di vantaggio sul secondo. Nella stessa gara deludono i due azzurri più attesi, Zeno Colò e Vittorio Chierroni, alfiere della squadra. Nello sci di fondo la supremazia svedese è assoluta sia nella 18 km che nella 50 km e nella staffetta 4×10 km, vinta con oltre 9 minuti di distacco sulla Finlandia, seconda. Nell’hockey, dopo il fallimento di Garmisch, il Canada rimette le cose a posto aggiudicandosi l’oro.

VI Olimpiade, Oslo (NOR)
14 – 25 febbraio 1952

Atleti: 694 (109 donne), 33 italiani
Nazioni: 30
Gare: 22
Dichiarazione d’apertura: principessa Ragnhild di Norvegia
Giuramento: Torbjorn Falkanger
Medagliere: Norvegia 16, Italia 2
Alfiere italiano: Fides Romanin
Con l’edizione del ’52 i Giochi invernali giungono finalmente in una delle loro “culle” più rappresentative, la Norvegia, che non a caso dominerà il medagliere. In questa edizione tornano in gara gli atleti tedeschi (che domineranno nel bob), mentre sono ancora esclusi quelli sovietici. Nel programma fa il suo esordio lo slalom gigante e il fondo viene aperto anche alle donne, con una 10 km che viene dominata dalle finlandesi. I padroni di casa hanno la loro stella in Hjalmar Andersen, che nel pattinaggio di velocità si aggiudica tre ori nei 1.500, 5.000 e 10.000 metri. Per l’Italia, questi sono i Giochi del riscatto di Zeno Colò, che dopo due quarti posti, in slalom e gigante, centra un oro leggendario in discesa libera, precedendo i favoritissimi austriaci. Il giorno successivo è ancora storico per gli azzurri, visto che Giuliana Minuzzo Chenal coglie il bronzo nella discesa libera femminile, divenendo la prima italiana medagliata alle Olimpiadi invernali. Sarà lei, quattro anni dopo a Cortina, a pronunciare il giuramento olimpico durante la cerimonia d’apertura.

VII Olimpiade, Cortina d’Ampezzo (ITA)
26 gennaio – 5 febbraio 1956

Atleti: 821 (134 donne), 65 italiani
Nazioni: 32
Gare: 24
Dichiarazione d’apertura: Giovanni Gronchi (Presidente della Repubblica Italiana)
Giuramento: Giuliana Minuzzo Chenal
Medagliere: URSS 16, Italia 3
Alfiere italiano: Tito Tolin
L’edizione di Cortina segna due esordi importanti: quello dell’Urss (che si aggiudica subito il medagliere) e quello della diretta televisiva in Italia, in occasione della cerimonia d’apertura. Tra i 7 ori sovietici, spicca soprattutto quello ottenuto nell’hockey su ghiaccio, che mette fine al dominio canadese. Le tre medaglie italiane arrivano tutte dal bob, con la doppietta in quello a due, dove Dalla Costa e Conti precedono Monti-Alverà, e con l’argento in quello a quattro, grazie a Monti, Alverà, Girardi e Mocellini, secondi dietro l’equipaggio svizzero. La vera stella di questi Giochi, però, è l’austriaco Toni Sailer, detto “Blitz from Kitz” (il lampo di Kitzbuhel, la sua città natale), che vince tutte e tre le gare del programma di sci alpino (impresa ripetuta solo dal francese Killy nel ’68). Nel gigante, gli oltre 6 secondi rifilati all’avversario più prossimo fanno addirittura pensare a un guasto del cronometraggio, ma così non è. L’unico rischio Sailer lo correrà prima della partenza della discesa libera, quando gli si rompe la cinghia di uno scarpone; sarà l’allenatore della squadra italiana, Hans Senger, a cedergli sportivamente il pezzo di ricambio, consentendogli di prendere regolarmente il via e vincere.

VIII Olimpiade, Squaw Valley (USA)
18 – 28 febbraio 1960

Atleti: 665 (144 donne), 28 italiani
Nazioni: 30
Gare: 27
Dichiarazione d’apertura: Richard Nixon (Vicepresidente degli Usa)
Giuramento: Carol Heiss
Medagliere: URSS 21, Italia 1
Alfiere italiano: Bruno Alberti
Non basta la regia di Walt Disney per le cerimonie d’apertura e chiusura a rendere positiva un’Olimpiade fortemente voluta dal presidente del CIO, l’americano Brundage, ma collocata in una piccolo paesino della Sierra Nevada, del tutto inadeguato ad accogliere un evento di questa portata. Nel programma esordisce il biathlon ma ne esce clamorosamente il bob, a causa della mancata preparazione della pista da parte degli organizzatori. L’URSS si ripete nel medagliere, con Grisin ancora sugli scudi, con due ori nel pattinaggio di velocità dopo i due già conquistati a Cortina. Nel fondo si assiste a un arrivo al fotofinish nella staffetta 4×10 km maschile, dove il fuoriclasse finlandese Hakulinen rimonta 20″ nella frazione conclusiva, giungendo primo per soli 8 decimi davanti alla Svezia. Nello sci alpino, passa alla storia il francese Vuarnet, il primo ad adoperare la posizione “a uovo” nella discesa libera. L’Italia non torna a mani vuote solo grazie alla veterana Minuzzo Chenal, bronzo nello slalom gigante.

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Gianluca Puzzo

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