XIII Olimpiade, Lake Placid (USA)
13 – 24 febbraio 1980
Atleti: 1.072 (232 donne), 49 italiani
Nazioni: 37
Gare: 38
Dichiarazione d’apertura: Walter Mondale (Vicepresidente degli USA)
Giuramento: Eric Heiden
Medagliere: Germania Est 23, Italia 2
Alfiere italiano: Gustav Thoni
A causa del ritiro di Vancouver prima della votazione finale, i Giochi invernali tornano a Lake Placid dopo l’edizione del 1932. L’atmosfera, però, è ben lontana da quella della tradizionale “tregua olimpica”, soprattutto a causa dell’invasione sovietica dell’Afghanistan che porterà, pochi mesi dopo, al boicottaggio statunitense alle Olimpiadi estive di Mosca. Assumono quindi un forte significato extra sportivo la vittoria della squadra Usa nell’hockey su ghiaccio, ottenuta in finale proprio sull’Urss, e i cinque ori di Eric Heiden nel pattinaggio di velocità, ottenuti a suon di record e contro molti rivali provenienti dal Patto di Varsavia. Nello sci alpino domina lo svedese Ingemar Stenmark, oro in slalom speciale e gigante, e la tedesca, naturalizzata dal Lichtenstein, Hanni Wenzel, che si aggiudica dapprima l’argento in discesa libera e poi due ori in slalom speciale e gigante. Da notare anche la presenza del fratello della Wenzel, Andreas, argento nello speciale dietro Stenmark. Nello speciale femminile prova sfortunata delle sciatrici italiane: in tre si piazzano tra le prime dieci, ma senza arrivare a medaglia (la migliore sarà Maria Rosa Quario, quarta). Nel fondo brilla il sovietico Zimjatov, vincitore di tre ori, mentre nel pattinaggio artistico di coppia si conferma, per la terza volta consecutiva, la Rodnina. Per l’Italia il bilancio è davvero modesto, con sole due medaglie d’argento, entrambe provenienti dallo slittino, con Hildgartner nel singolo e con Gschnitzer-Brunner nel doppio.
XIV Olimpiade, Sarajevo (JUG)
8 – 19 febbraio 1984
Atleti: 1.272 (274 donne), 76 italiani
Nazioni: 49
Gare: 39
Dichiarazione d’apertura: Mika Spiljak (Presidente della Repubblica federale di Jugoslavia)
Giuramento: Bojan Krizaj
Medagliere: URSS 25, Italia 2
Alfiere italiano: Paul Hildgartner
Questi Giochi rappresentano il punto più alto di una città che da lì a pochi anni verrà devastata da una sanguinosa guerra civile. Nelle due settimane olimpiche, però, l’unico pericolo è rappresentato dall’ondata di gelo e neve che costringerà gli organizzatori a rivedere continuamente il calendario delle gare outdoor. Nello sci alpino maschile brillano gli Usa, che centrano l’oro in discesa con Bill Johnson e addirittura oro e argento nello slalom speciale, qui grazie a due gemelli, Phil e Steven Mahre. Nel gigante la Jugoslavia festeggia la prima medaglia invernale della sua storia, grazie all’argento di Jure Franko. Lo speciale femminile vede invece l’acuto inatteso di un’azzurra, Paola Magoni, che a soli vent’anni centra l’oro grazie a una strepitosa seconda manche, corsa in una nebbia molto fitta; è lei il primo oro invernale femminile italiano nella storia. L’unica altra medaglia italiana sarà ancora d’oro: merito dello slittinista Hildgartner, alfiere della spedizione, che nel singolo supera la concorrenza sovietica. Nel pattinaggio artistico c’è la grande conferma dei britannici Torvill e Dean, 3 volte campioni iridati, che vengono premiati col massimo dei voti all’unanimità dalla giuria dopo un celebre Bolero di Ravel. Nel singolo femminile, esplodono il fascino e il talento di Katarina Witt, oro per la Germania Est.
XV Olimpiade, Calgary (CAN)
13 – 28 febbraio 1988
Atleti: 1.423 (301 donne), 77 italiani
Nazioni: 57
Gare: 46
Dichiarazione d’apertura: Jeanne Sauvé (Governatore Generale del Canada)
Giuramento: Pierre Harvey
Medagliere: URSS 29, Italia 5
Alfiere italiano: Paul Hildgartner
Per raccontare Calgary ripartiamo dalla fine di Sarajevo: Katarina Witt. La tedesca orientale, all’apice della sua bellezza e del suo strapotere tecnico, domina la sua gara, esibendosi nell’ultimo esercizio in una Carmen di Bizet rimasta negli annali dello sport. Accanto alla Witt, però, l’altra stella di questi Giochi è italiana, e si chiama Alberto Tomba. Lo sciatore bolognese, dopo la nettissima vittoria in slalom speciale, centra il bis in gigante, recuperando dal terzo al primo posto con una leggendaria seconda manche. In Italia quello di Tomba è ormai un fenomeno inarrestabile: mai uno sciatore aveva goduto in precedenza di tali attenzioni mediatiche e di faraonici contratti di sponsorizzazione. Per trasmettere in diretta la sua seconda discesa in gigante si fermerà addirittura il Festival di Sanremo, facendo registrare ascolti da record. Il grande sconfitto dello sci alpino maschile è lo svizzero Pirmin Zubriggen, due volte vincitore della Coppa del Mondo generale, che a Calgary deve accontentarsi dell’oro in discesa e del bronzo in gigante. A consolare gli svizzeri ci penserà Vreni Schneider, sorta di Tomba al femminile, con la doppietta slalom speciale e gigante. Da segnalare inoltre la tedesca orientale Christa Rotenburger, oro nei 1000 metri di pattinaggio di velocità, che pochi mesi dopo, nelle Olimpiadi estive di Seoul, sarà argento nel ciclismo su pista, divenendo l’unica atleta della storia vincitrice di una medaglia nello stesso anno in due Olimpiadi diverse. Quanto alla spedizione italiana, ai due ori di Tomba si aggiungono l’argento di De Zolt nella 50 km di fondo e i due bronzi nel biathlon, individuale (Passler) e staffetta (Passler, Kiem, Tarschler e Zingerle).
XVI Olimpiade, Albertville (FRA)
8 – 23 febbraio 1992
Atleti: 1.801 (488 donne), 123 italiani
Nazioni: 64
Gare: 57
Dichiarazione d’apertura: François Mitterrand (Presidente della Repubblica francese)
Giuramento: Surya Bonaly
Medagliere: Germania 26, Italia 14
Alfiere italiano: Alberto Tomba
Dal punto di vista geopolitico, Albertville rappresenta la cartina di tornasole delle enormi conseguenze che ha portato nel mondo la caduta del muro di Berlino e la conseguente disgregazione dell’Unione Sovietica: la Germania si presenta unita, i Paesi dell’ex Urss competono come CSI (Comunità Stati Indipendenti) sotto la bandiera del CIO, tornano le tre Repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), ed infine Croazia e Slovenia sono presenti individualmente dopo la scomparsa della Jugoslavia. Inoltre, i Giochi di Albertville saranno gli ultimi a tenersi nello stesso anno di quelli estivi; le Olimpiadi invernali torneranno già nel ’94, per restare poi sfalsate di due anni rispetto a quelle estive. Il programma viene ulteriormente allargato, con l’ingresso del free-style (sci acrobatico), dello short track (pattinaggio di velocità su pista corta) e del biathlon femminile.
Ad Albertville l’Italia stabilisce il proprio record di medaglie invernali, toccando quota 14. Tomba centra il bis in gigante, mentre deve accontentarsi dell’argento in slalom speciale, dietro il norvegese Jagge, gara in cui comunque il bolognese compie un’impresa, rimontando dopo il sesto posto della prima manche. Deborah Compagnoni trionfa nel supergigante, ma la sua gioia è purtroppo di breve durata, visto che nella prima manche del gigante si infortunerà gravemente al ginocchio destro. Lo sci alpino porta altre due medaglie all’Italia grazie alla combinata, con l’oro di Polig e l’argento di Martin. Nel fondo, Stefania Belmondo centra la prima medaglia d’oro in questa specialità, aggiudicandosi la gara più dura, la 30 km. La Belmondo porterà a casa anche un argento nell’inseguimento e un bronzo nella staffetta sprint (4×5 km) insieme a Paruzzi, Di Centa e Bice Vanzetta. Nel fondo maschile la Norvegia conquista tutti gli ori a disposizione, ma l’Italia è comunque competitiva: Albarello è argento nella 10 km, De Zolt e Vanzetta argento e bronzo nella 50 km, Vanzetta ancora bronzo nell’inseguimento e la staffetta 4×10 km centra l’argento (Vanzetta, Puliè, Albarello e Fauner). Infine, giunge un altro bronzo dallo slittino doppio con Raffl e Huber.