Le prime due teste di serie vincono le rispettive Conference e si qualificano per il Super Bowl del 12 febbraio in Arizona. Kansas City supera i Bengals con un Mahomes eroico ma con un arbitraggio scandalosamente di parte; Philadelphia riesce nell’impresa di stentare per un tempo contro i 49ers senza lanci dopo gli infortuni a entrambi i quarterback.

Prima di raccontarvi le due Conference Finals, consentiteci due riflessioni generali sulla direzione presa dal football: il numero di partite e il metro arbitrale. La prima riguarda una stagione divenuta ormai troppo lunga per un gioco così duro: 17 partite di stagione regolare, più la preseason, più i playoff (3 o 4 partite per arrivare il titolo), siamo a quasi 25 partite totali, tantissime per uno sport così pericoloso e logorante per gli atleti. In nome dei soldi, perché lì sta la questione di tutto come al solito, si è gonfiato negli anni il calendario, aggiungendo oltretutto anche trasferte lunghissime, come le partite promozionali in Europa. Il risultato è che tutte le squadre arrivano allo sprint finale, quello più importante, con i roster falcidiati dagli infortuni per interi reparti (i ricevitori dei Chiefs, i qb dei 49ers, gli uomini di linea offensiva di Cincy) e l’ovvia conseguenza di uno spettacolo tecnicamente modesto e privo di quei duelli di cui questo sport vive. Sugli arbitri, non vogliamo parlare degli errori, di cui diremo dopo, umanissimi e inevitabili, ma del metro generale che sempre di più, col passare delle stagioni, privilegia esponenzialmente l’attacco rispetto alla difesa. Mettere a segno un sack è diventato difficilissimo, perché se il qb molla la palla, anche fosse un attimo prima del placcaggio, fioccano le flag per roughing mentre l’intentional grounding a carico del qb che getta via il pallone è ormai quasi dimenticato. Difficilissimo è il lavoro dei cornerback sui ricevitori, addirittura intoccabili secondo alcuni direttori di gara, chiamati a contenere dei centrometristi olimpici senza alcun ausilio del contatto fisico, pena immedate flag per pass interference. Complicatissimo, per i difensori, rendersi conto di non superare le linee laterali con i propri placcaggi, pena un personal foul da 15 yard, come se, una volta lanciatisi in tuffo, potessero smaterializzarsi una volta varcata la sideline. Un metro miope e ridicolo, che sta snaturando una parte di questo sport e che sarebbe ora di rivedere.
Dopo gli strali, torniamo ai match di stanotte, uno dei quali, quello tra Eagles e 49ers, non si è praticamente giocato. Al primo drive della serata, infatti, Brock Purdy subisce un pesante sack da Reddick, che gli colpisce il braccio di lancio facendogli compiere un movimento innaturale all’indietro. Ricordiamo che Purdy, all’inizio della stagione, era il terzo qb di San Francisco, dietro Lance e Garoppolo, entrambi rotti. Così, nel momento cruciale della loro stagione, i 49ers sono costretti a schierare il loro quarto qb, il veterano Josh Johnson, che ne combina di tutti i colori prima di uscire anche lui per infortunio, nel terzo quarto. A quel punto, la squadra che fin lì si era comunque battuta con orgoglio, contenendo gli avversari sul 14-7, molla definitivamente, senza possibilità di lanciare il pallone e con Purdy che rientra solo per raccogliere gli snap e passarli al running back di turno, ovviamente braccato dalla difesa. Una pena infinita veder uscire così i 49ers dopo una cavalcata esaltante, e un’altrettanto infinita tristezza veder chiudere in modo così doloroso la bella favola di Purdy, che ora rischia una “Tommy John surgery” con conseguente stop di molti mesi. Gli Eagles sono sostanzialmente ingiudicabili, avendo scherzato per buona parte del match, arrivando fino a provocare la furibonda rissa finale, con due espulsi tra cui Trent Williams, capace di ribaltare a terra un avversario come un fuscello. Un peccato, davvero.
A Kansas City la partita c’è stata, almeno: tecnicamente non eccelsa (sempre a causa di una montagna di infortuni) ma almeno in bilico fino agli ultimi secondi. La linea offensiva dei Bengals è falcidiata dalle assenze, ed espone Burrow a cinque sack, a molti atterramenti e in generale a una pressione che ne mina la prestazione, causandone anche due intercetti. Ma anche l’attacco dei Chiefs deve fare i conti con l’intero reparto di ricevitori assente e con la caviglia di Mahomes, che nel secondo tempo inizia a zoppicare vistosamente. I primi due quarti, con la suddetta caviglia ancora sotto effetti degli antidolorifici, Kansas City li conduce, pur senza brillare, con due field goal e il td di Kelce su un 4&1 giocato alla mano. I Bengals brillano ancora meno, con Burrow sempre a terra e le corse che non vanno, e devono accontentarsi di due field goal, per cui si va all’intervallo sul 13-6. Nel terzo periodo Burrow si accende, e tanto basta per pareggiare il match: prima corre in prima persona su un 3&6, poi pesca Higgins in end zone per 13 pari. Mahomes zoppica vistosamente, ma ha ancora abbastanza talento per beffare la difesa di Cincy, trovando il td del nuovo allungo (20-13) con Valdes-Scantling. Dopo un punt dei Bengals, i Chiefs trovavo un grande ritorno, Mahomes può far iniziare il suo drive dalle 38 yard avversarie, ma commette un fumble gravissimo, subito recuperato da Hubbard, che restituisce il pallone a Burrow. All’inizio dell ‘ultimo quarto, il qb dei Bengals prima compie un capolavoro di 45 yard con Chase, poi lascia alla corsa di Perine l’onere di pareggiare: a 13’ dalla fine siamo sul 20 pari. Da qui in poi salgono in cattedra gli arbitri, con tre errori incredibili, tutti a favore dei Chiefs, che fanno infuriare tutto lo staff dei Bengals. Su un 3&9 non completato dai Chiefs, si appellano a un errore sul cronometro per far rigiocare il down, una cosa mai vista, e sono fortunati che i Chiefs non procedono e sono comunque costretti al punt. Nel drive seguente Burrow si fa intercettare per la seconda volta, la palla torna a KC che, in un altro 3&9 incompleto, si vede nuovamente graziata dagli arbitri, per una flag assurda per pass interference che trasforma il 4&9 in un 1&10. Anche qui, però, i Chiefs non riescono a capitalizzare il regalo arbitrale e il match resta in parità. Dopo il punt, i Bengals sono costretti a partire dalle loro 7 yard, ma sul quinto sack della serata Burrow è costretto al punt con 41″ sul cronometro. I Chiefs trovano ancora una volta un buon ritorno, ma sarebbero fuori portata di field goal se gli arbitri non combinassero l’ultima frittata della loro pessima serata, chiamando una flag per roughing per uno sfioramento di Mahomes fuori dal campo dopo una sua coraggiosa corsa in campo aperto su un 3&4 a meno 17″. La penalità vale 15 yard di avanzamento, ora sì a tiro dei pali: Buckner non tentenna e li centra da 45 yard, regalando il Super Bowl per 23-20 a 8″ dalla fine. Conclusione piena di polemiche per i Bengals, e a ragione, che hanno però il grande rimpianto di non aver approfittato appieno di un Mahomes a mezzo servizio.
Ora spazio alla consueta, inutile settimana del Pro Bowl; del Super Bowl di Glendale se ne parlerà tra due settimane.