Playoff NFL ’23: con il Wild Card weekend scatta la corsa al Super Bowl

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Sei partite, tutte senza appello, in soli tre giorni: è il Wild Card weekend, l’ubriacatura da football che apre tradizionalmente i playoff NFL. Con Chiefs e Eagles a riposo per il bye che spetta ai numeri uno, con i campioni uscenti dei Rams già in vacanza, con Rodgers e i Packers suicidatisi all’ultimo turno, toccherà soprattutto a Buffalo e San Francisco dimostrare di essere delle serie eredi al trono.

L’ex “Mr Irrelevant”, Brock Purdy

Dopo una regular season abbastanza mediocre, con gli infortuni ad abbassare il livello tecnico e a decidere i destini di molte squadre (primo tra tutti quello dei campioni uscenti dei Rams), confidiamo ora in questi playoff, ed in primis nell’imminente Wild Card weekend, per rifarci la bocca con del grande football. Si comincia sabato con due match apparentemente scontati: San Francisco – Seattle e Jacksonville – L.A. Chargers. Il match dei 49ers è quello sulla carta più squilibrato, con i padroni di casa reduci da 10 vittorie consecutive, con la miglior difesa del campionato e l’incredibile storia del suo quarterback, Brock Purdy, che non vuole certo chiudere qui la sua favola. In più, i due incontri di regular season sono stati entrambi vinti dai 49ers, il secondo già con Purdy in regia dopo gli infortuni di Lance e Garoppolo. I Seahawks sono arrivati alla postseason per la decima volta in 13 anni di gestione Carroll, ma stavolta sono davvero entrati dalla porta di servizio, grazie soprattutto al suicidio sportivo dei Packers all’ultima giornata. È comunque un traguardo importante, per una squadra che, nel passaggio da Russell Wilson a Geno Smith, veniva data per spacciata in ottica playoff. C’è un solo dato, a nostro parere, che deve tenere sveglia la difesa di Shanahan: il fatto che la sua difesa sia tra le peggiori nelle coperture profonde, mentre Smith è il qb NFL con la miglior percentuale di completi oltre le 20 yard in stagione. Occhio ai big play, insomma.
L’altro match di sabato, tra Jaguars e Chargers, vivrà soprattutto sulla sfida tra i due giovani e promettenti qb, Justin Herbert dei Chargers, 24 anni, e Trevor Lawrence, 23, che ha guidato i Jaguars alla bella rimonta playoff grazie a sei vittorie nelle ultime sette partite. L’unico precedente stagionale, stravinto 38-10 dai Jaguars, potrebbe non essere molto indicativo: si era alla terza giornata (un secolo fa, nel football) e Herbert giocò quella partita con una costola incrinata. Ora il qb dei Chargers è tornato in salute, ma forse il pronostico pende ancora leggermente dalla parte dei padroni di casa, in possesso di un running back, Travis Etienne, collocatosi tra i top del suo ruolo sia per yard totali che per yard medie per portata. Passando ai match domenicali, il più scontato appare quello che andrà in scena nel freezer (-5°) di Buffalo, con i Bills strafavoriti sui Miami Dolphins nuovamente privi del loro qb titolare, Tagovailoa. Il suo sostituto, il rookie Thompson, per ora fa il compitino e nulla di più, ma la produzione offensiva dei Dolphins passa dai 25.5 ai 16.3 punti a partita; in più, anche il running back titolare, Mostert, è fermo ai box con un pollice rotto. I Bills hanno dalla loro una squadra quasi al completo, una perfetta abitudine a giocare a

temperature polari e la grande motivazione di vincere per Damar Hamlin, il loro compagno che ha rischiato di morire per un arresto cardiaco contro i Bengals. Andando oltre, il match di Minneapolis tra Vikings e Giants potrebbe essere più equilibrato di quel che dicano le due teste di serie, 3 e 6. Prova ne sia innanzitutto lo scontro diretto di tre settimane fa, vinto dai Vikings con un field goal allo scadere dopo un punt bloccato e due sanguinose palle perse da New York. Minnesota ha certamente l’attacco migliore, con due giocatori in grande forma come il tight end Hockenson e il wr Jefferson, ma la difesa dei Giants recupera per l’occasione ben quattro infortunati, tra cui soprattutto il cornerback Jackson, che potrebbe rivelarsi preziosissimo. Curiosità: in questa stagione i Vikings hanno vinto ben 11 partite con una sola segnatura di scarto, segnale di grande freddezza e fiducia nei propri mezzi. Probabilmente più a senso unico sarà l’ultimo match della domenica, che vedrà i Cincinnati Bengals ospitare i Baltimore Ravens, orfani del loro leader offensivo Lamar Jackson (e anche del suo vice, Huntley), replay del match di domenica scorsa vinto da Cincy 27-16. I Bengals hanno il solito problema della linea offensiva, con entrambi i titolari del lato destro, quello cieco per Burrow, infortunati; un pericolo per il qb e un problema per le corse, che non a caso sono scese a livelli di rendimento preoccupanti. In attacco i Ravens recuperano Andrews e Dobbins, ma potrebbero non bastare contro la classe fiammante di Joe Burrow. Ed eccoci infine all’attesissimo Monday Night di Tampa Bay, con i Buccaneers di Tom Brady che ospiteranno i Dallas Cowboys. Nessuna delle due pare essere una squadra con la completezza da titolo: Dallas ha talento ma possiede anche una pericolosissima passione per i turnover offensivi e la difesa sembra aver finito la regular season col fiatone, come confermano le 309 yard concesse nell’ultimo turno ad un attacco mediocre come quello di Washington. Tampa, d’altronde, può considerarsi una miracolata, avendo vinto la NFC South con un record negativo (8-9), impresa rara quanto fortunata. La variabile, ça va sans dire, è Tom Brady, il GOAT che stavolta gioca anche contro la mediocrità del suo stesso coach, Todd Bowles; ma la sua linea ritrova Tristan Wirfs e i suoi lanci possono nuovamente contare sulle mani educate di Mike Evans. E poi c’è la cabala: i Cowboys non hanno mai vinto contro Brady (0-7) e la loro ultima vittoria in trasferta nei playoff risale a trent’anni fa…

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Gianluca Puzzo

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