
Con due incredibili ribaltoni e tre vittorie consecutive, Oilers e Panthers si laureano campioni delle rispettive Conference, staccando così il biglietto per le Stanley Cup Finals al via sabato. Eliminate con grande amarezza Dallas e New York, che avrebbero forse meritato almeno di giocarsi le loro chance in gara 7.
Le finali di Conference 2024 ci hanno ricordato, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanta differenza di pathos c’è tra una serie al meglio delle cinque partite ed una al meglio delle sette. Due sfide che sembravano, pur tra mille difficoltà, aver preso la strada per Dallas a Ovest e per New York a Est, sono state rovesciate nel giro di una settimana, in cui Edmonton e Florida sono state entrambe capaci di vincere tre partite di fila, conquistando le Stanley Cup Finals. Grande amarezza sia per gli Stars, sconfitti in una gara 6 dominata per lunghi tratti (i tiri saranno 35 a 10 per loro alla fine), che per i Rangers, battuti per tre volte di fila con il minimo scarto.
WESTERN CONFERENCE FINALS
DALLAS STARS – EDMONTON OILERS: 2-4 (2-3 (OT2) / 3-1 / 5-3 / 2-5 / 1-3 / 1-2)
Increbili. Non c’è altro aggettivo per definire questi Oilers tanto talentuosi quanto imperfetti, capaci di fiammate di hockey incontenibile e poi sorprendentemente disposti a sacrificarsi davanti al loro portiere, Skinner, per sigillare il penalty killing (28 inferiorità numeriche consecutive senza subire reti) e cercare di limitare al massimo quelle disattenzioni difensive che finora ne avevano sempre segnato le eliminazioni. Certo, Dallas ha molto da recriminare con se stessa: avanti 2-1 nella serie e 2-0 dopo cinque minuti e mezzo di gara 4, da quel momento in poi ha subito un parziale di 10 reti a 2, che ne hanno sancito l’eliminazione. In gara 5 si è svegliata tardi, quando era già sotto di tre reti, e in gara 6 ha sì tirato tantissimo (35 volte) ma ha anche sprecato diversi power play e costruito soprattutto tiri dalla lunga distanza, fattori cui va naturalmente aggiunta la grande prestazione di Skinner, che però, ricordiamolo, sta lì proprio per parare. Tornando agli Oilers, se poteva essere scontato il loro dominio nelle statistiche offensive, con McDavid, Draisaitl, Hyman e Bouchard, a sorprendere è stato l’atteggiamento improvvisamente attendista, quasi “catenacciaro”, se ci passate il paragone calcistico, apparso evidente soprattutto nelle ultime due partite. Una scelta tattica certamente decisa a tavolino da Kris Knoblauch e il suo staff, ma che ha trovato grande disponibilità da parte dei giocatori, forse finalmente stanchi di trovarsi addosso l’etichetta di eterni incompiuti ed ora disposti a sacrificare un po’ di spettacolo e talento sull’altare del “risultato a tutti i costi”. Missione compiuta, quindi, con l’approdo alle Stanley Cup Finals ed il duello, attesissimo, tra i migliori attaccanti e il miglior portiere, Bobrovsky.
Le finali di Conference 2024 ci hanno ricordato, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanta differenza di pathos c’è tra una serie al meglio delle cinque partite ed una al meglio delle sette.
EASTERN CONFERENCE FINALS
NEW YORK RANGERS – FLORIDA PANTHERS: 2-4 (0-3 / 2-1 (OT) / 5-4 (OT) / 2-3 (OT) / 2-3 / 1-2)
Lo avevamo scritto in tempi non sospetti, cioè quando le cose per i Rangers sembravano essersi messe sul binario giusto, che NY, snaturandosi, sembrava aver deciso di accettare lo scontro fisico e il ritmo, tratti somatici dei Panthers, anziché puntare sulla tecnica e sulla velocità dei suoi attaccanti. Il punto era, chiaramente, se e quanto sarebbe durata, vista la capacità dei Panthers di tenere senza sforzo apparente quel tipo di gioco con una velocità di crociera molto alta e continua. I nostri timori, purtroppo per i Rangers, si sono rivelati esatti: NY ha lentamente ma inesorabilmente ceduto un po’ alla volta, perdendo la via della rete avversaria (ma qui può dire di aver avuto davanti un superbo Bobrovsky) e finendo per essere soffocata da quello stesso ritmo che aveva scelto di accettare. È stata anche sfortunata, NY, com’è normale che sia quando si perdono tre partite tutte con il minimo scarto; sarebbe bastato infatti che un paio di episodi avessero girato in suo favore per star ancora tutti in attesa di gara 7, ma così non è stato. Un grande, commovente Shesterkin ha tenuto a galla i suoi anche in gara 6, ma un errore in uscita di Miller ha consegnato a Tarasenko il puck del 2-0, mentre la prima rete di Panarin nella serie è arrivata con soli 100″ da giocare prima della sirena. Troppo poco, troppo tardi. In finale vanno i Panthers, che hanno fortissimamente voluto questa seconda chance consecutiva per il titolo (dopo la sconfitta dello scorso anno contro Vegas) e che ora potranno giocarsela perfino da favoriti.