La curiosa e sfortunata vicenda relativa al Gran Premio del Vietnam, previsto nel 2020 poi cancellato per la pandemia e non più inserito nel successivo calendario, adesso sparito dai radar della Formula 1.

Negli ultimi venti anni, la Formula 1 ha decisamente aperto gli orizzonti verso nuovo confini ormai divenuti globali; a mancare, ormai, è solamente una sede nel continente africano.
Chiaramente a fare la differenza è il business, insieme alla volontà di aumentare il numero di gare così da permettere al Gran Circus una copertura quasi totale di eventi durante l’anno solare.
Il requisito fondamentale resta per tutti il rispetto della lista delle tante misure di sicurezza, per cui non tutte le sedi, un tempo sempre presenti, hanno avuto la capacità economica di attrezzarsi.
A questo proposito è lampante il caso di Zandvoort, circuito che grazie a numerosi interventi è tornato ad ospitare il Gran Premio d’Olanda sotto la logica spinta di Max Verstappen e del pubblico al suo seguito in tutto il mondo, pilota ormai veterano ma comunque giovanissimo che, salvo imprevisti, in proiezione futura promette competitività almeno nei prossimi dieci anni.
Analogo il caso di Città del Messico con Sergio Perez, ormai non più giovanissimo.
Come non ricordare nel 2008 la prima edizione del Gran Premio di Singapore, esordio tra l’altro assoluto di una gara disputata in notturna sotto i riflettori artificiali, in uno scenario da fantascienza per quel periodo.
E poi c’è soprattutto l’investimento turistico, come nel caso dell’Azerbaijan, che da diversi anni ospita un Gran Premio sponsorizzando le bellezze turistiche della capitale Baku, più volte inquadrate come scenografia delle fasi di gara.
Ma non tutte le ciambelle vengono col buco, come purtroppo accaduto al Gran Premio del Vietnam, vicinissimo al semaforo verde ma purtroppo mai effettivamente disputato, per una serie incredibile di coincidenze.
Il circuito doveva essere quello di Hanoi, progettato dall’esperto architetto Hermann Tilke, riproponendo in un tracciato alcuni settori interessanti già esistenti, come quelli di Sepang, Shanghai e ancora le veloci curve ad esse di Austin.
La sorte è stata effettivamente beffarda con il circuito vietnamita. In calendario già nel 2020 venne cancellato causa pandemia, nel programma di quel calendario a dir poco rivoluzionato che vide l’ingresso di gare europee last-minute per mantenere un numero congruo di Gran Premi.
Successivamente, nonostante buona parte del circuito fosse già pronta. comprese le strutture permanenti, come un fulmine a ciel sereno arrivarono problemi di carattere politico, per l’arresto di Nguyen Du Chung che svolgeva il ruolo di Presidente del Popolo di Hanai, figura centrale nell’organizzazione dell’evento, per la presunta appropriazione di documento segreti di Stato.
Di conseguenza, seppur le accuse non fossero correlate al Gran Premio, tutti i progetti a lui legati furono bloccati e con essi anche la perdita economica derivante dall’accordo che doveva prevedere il Gran Premio del Vietnam per almeno dieci anni.
Il web è una finestra sul mondo così, secondo notizie dello scorso autunno, il governo vietnamita avrebbe pensato ad una nuova riqualificazione dell’area, facendo crollare definitivamente il sogno della Formula 1 ad Hanoi, oramai presente solo in veste virtuale nel videogioco ufficiale della F1 2020.

