Stagione dai due volti considerato per le Rosse, che solo dopo le ferie estive hanno trovato la giusta competitività. In mezzo, il rammarico per una serie di risultati non concretizzati, oltre al duello tra i propri piloti.

Se dovessimo considerare il periodo dal 1° settembre ed escludere gli ultimi tre weekend di Austin, Interlagos ed Abu Dhabi, si potrebbe scrivere un commento di altro tipo sulla Ferrari, ma purtroppo quel Gran Premio del Belgio dopo le ferie estive ha rappresentato la tredicesima gara delle ventuno in calendario. Nell’epilogo della stagione c’è ancora il rammarico per i risultati al di sotto delle aspettative, con una monoposto che spesso ha sofferto i settori delle piste che richiedevano un alto carico aerodinamico, oltre ad alcuni problemi di affidabilità, mentre il punto di forza è stata la power-unit. I podi prima della svolta sulle prestazioni non sono da buttare, ma se ti chiami Ferrari ci si aspetta da te sempre lo spettacolo in pista e la competitività per vincere. L’elenco degli errori in casa Ferrari è purtroppo lunghissimo: in Bahrein la vittoria di Leclerc sfuggì per un problema tecnico a pochi giri dal traguardo (testacoda di Vettel poi 5°), a Baku l’errore in qualifica di Leclerc, a Montecarlo in qualifica la strategia penalizzò Leclerc che partì dalle retrovie (poi ritirato), in Canada la contestatissima penalità che tolse la vittoria a Vettel a vantaggio di Hamilton (le polemiche spinsero i commissari a cambiare il giudizio sui duelli), in Gran Bretagna Vettel tamponò Verstappen, in Austria durante le qualifiche si verificarono noie alla power-unit, poi ancora problemi di affidabilità nelle qualifiche tedesche (in gara 2° Vettel dopo la rimonta con meteo variabile – out Leclerc), a Monza Vettel andò in testacoda,
l’epilogo di Singapore che nella dinamica del ritiro di Vettel (problemi alla power-unit), introducendo la virtual-safety car, favorì la strategia Mercedes, la prima fila di Suzuka vanificata in partenza, la gestione dei pit-stop in Messico, ad Austin il cedimento della sospensione posteriore destra sulla monoposto di Vettel, il clamoroso doppio ritiro ad Interlagos per incidente nel duello di entrambi i piloti. Guardando i numeri finali e confrontando il punteggio dei piloti dell’anno scorso, troviamo Vettel con un passivo di -80pt, mentre Leclerc all’esordio raccoglie un attivo di +13pt rispetto a quelli di Raikkonen. Anche in qualifica Leclerc ha concluso davanti a Vettel conquistando il Trofeo Pole Fia, assegnato a chi ottiene il numero più alto di pole position in campionato. Per il giovane monegasco, alla seconda stagione in F1, una stagione che complessivamente si è rivelata ideale senza la zavorra di dover vincere ad ogni gara, bravo a capovolgere le gerarchie, per quella che deve necessariamente essere una riflessione sulle scelte dell’immediato futuro. Della stagione appena conclusa, sicuramente resterà indimenticabile la gara vinta a Monza da Leclerc. Tra i costruttori la conferma del secondo posto, ma guardando e confrontando i numeri finali relativi a -84pt dalla Mercedes e +152pt dalla RedBull del 2018, con quelli del 2019 che sintetizzano il -235pt dalla Mercedes e +87pt dalla RedBull, invitano ad un inverno di riflessione, ma soprattutto di lavoro e idee chiare per la prossima stagione.

