Martedì 27 Ottobre 2015. Una data come tante per il calendario ordinario, una data spartiacque per il popolo degli sportivi di mezzo mondo. Una giorno atteso troppo a lungo, uno di quelli che – per uno strano scherzo psicologico – più desideri e più sembrano allontanarsi. Finalmente la NBA! Il massimo campionato professionistico di basket al mondo ha mosso i suoi primi passi. Il punto zero che traccia una netta linea di demarcazione tra ciò che era e ciò che sarà. A partire da questo momento un’unica certezza: nulla sarà più come prima. Ogni titolo ha smesso di esistere, teste coronate potrebbero rotolare da un momento all’altro, diritti acquisiti sono stati già aggrediti con violenza inaudita. Le prime scaramucce hanno avuto inizio, permettendo ai moderni gladiatori del parquet di fare sfoggio di muscoli e tecnica: Detroit Pistons vs Atlanta Hawks (106-94), Cleveland Cavaliers vs Chicago Bulls (95-97) e New Orleans Pelicans vs Golden State Warriors (95-111).
Come da tradizione, grande rullo di tamburi per la Notte di Natale in cui ci sarà una girandola di sfide che spingeranno sul piede dell’acceleratore, mettendo in programma alcune tra le sfide più esaltanti dell’anno: Cavs vs Warriors, Lakers vs Clippers, Thunder vs Bulls e Rockets vs Spurs. La regular season NBA 2015/2016 chiuderà i battenti il 13, una manciata di giorni prima dell’inizio dei Playoff (16 aprile 2016).
Due interessanti novità nel regolamento di questa stagione che meritano di essere velocemente affrontate. Primo, l’accesso alla fase eliminatoria (i sospirati Playoff) non verrà più determinato dalle classifiche di Division ma sarà stabilito sulla base di un’unica “classifica totale” dove emergeranno le migliori otto squadre di ogni Conference. Secondo, la scomparsa del divieto del fallo sistematico commesso, in modo strategico, sull’avversario con la peggiore percentuale nei tiri liberi (il cosiddetto “Hack-a-Shaq” che trae la sua origine dalla monumentale figura del mitico Shaquille O’Neal). Che dire, due spunti tecnici che alzeranno ancora di più l’asticella della competitività e della spettacolarità.
La Western Conference appare molto più equilibrata della sua gemella controparte, con un livello medio sensibilmente più alto per la presenza dei campioni in carica. I Golden State Warriors (4-0) offre ospitalità ai famigerati Splash Brothers, Thompson e Curry, prontissimi a macinare punti su punti mentre la partenza di David Lee (per Boston) non dovrebbe impattare troppo il potenziale a disposizione di coach Kerr. A seguire i San Antonio Spurs (3-1) con la bandiera Duncan sotto canestro che sarà affiancato da West e da un fuoriclasse del livello di Aldridge; i Los Angeles Clippers (4-0) con Griffin e Paul vengono indicati come i più forti, soprattutto ora che possono contare su un uomo di grande esperienza come Pierce; Huston Rockets altro marchio di fabbrica che, seppur partiti con il piede sbagliato (1-3), restano un organico dal potenziale devastante; gli Oklahoma City Thunder (3-1) sono degni di grande nota ed ospitano Durant, un campione senza ombre che da solo potrebbe spostare gli equilibri. Per i Lakers, infine, è oramai tempo di iniziare a pensare al “dopo Bryant” (comunque pronto a rientrare e a dare il suo spaventoso contributo)
Per la Eastern Conference un unico pronostico possibile: i Cleveland Cavaliers (3-1) hanno già posto il loro sigillo regale di cera lacca sulle prossime Finals. Il lungo cammino, però, non sarà affatto in discesa e dovranno vedersela con numerosi team agguerriti: i furiosi Bulls (3-2), la cui sorte dipenderà molto dalle condizioni di Rose; la possente armata di Atlanta (4-1), reduce da una stagione strepitosa; l’indiavolata Indiana (parziale deludente al momento di 1-3) dove si potrebbe tornare a pensare in grande. La squadra dei Boston Celtics, invece, si accontenterebbe molto serenamente di centrare i Playoff.
Capitolo a parte meritano gli italiani partiti da tempo per la terra della libertà. Quest’anno si registra un azzurro in meno, Datome, rientrato in Europa per raggiungere la Turchia (Fenerbahce). Belinelli, Bargnani e Gallinari – dal loro canto – sono ansiosi di lasciare un segno evidente nel mercato statunitense. Belinelli transita dagli Spurs ai Sacramento Kings mentre Bargnani rimane a New York, trasferendosi dai Knicks ai Nets. Gallinari invece è pronto a riprendersi il ruolo di leader nei Denver Nuggets: le Pepite sapranno far divertire con il Gallo, Chandler e Faried (senza trascurare il rookie Mudiay).
Ce n’è per tutti i gusti. Tutto quello che può succedere sicuramente accadrà, lasciando poi il posto all’inverosimile. Sono orgoglioso, lieto e tremendamente eccitato di darvi il più caloroso “benvenuto” sull’unico pianeta sportivo a gravità zero… quello della NBA!